Durante il viaggio di ritorno, in macchina regna il silenzio assoluto, rotto ogni tanto da domande da parte dei miei genitori che cerco di ignorare. Il mio sguardo è fisso verso l'orizzonte fuori dal finestrino, impossibile da vedere. Mi sento vuota, dentro di me non c'è presenza di emozioni o sentimenti. Non voglio tornare nel posto dove per 15 anni sono stata disprezzata, dove nessuno mi ha mai capita e mai lo farà; voglio solo poter ritornare indietro nel tempo, registrare questi giorni e avviarli a ripetizione per il resto della vita. Il mio cellulare è un continuo squillare a causa di messaggi provenienti da persone che fino ad oggi non mi avevano mai considerato, persone che mi concedevano solo sguardi di sdegno e qualche bisbiglio all'orecchio non appena mi voltavo di spalle. Imposto la modalità "muto" e lo lascio suonare. Mi accarezzo delicatamente il viso con la mano per asciugare le lacrime, il trucco ormai è completamente sfatto ma non mi importa. Sfioro la collana, la stringo forte tra le mani e mi chiudo in me stessa. Anche se non posso vederlo, ho un pezzo di lui appoggiato sulla pelle e niente e nessuno potrà mai portarmelo via.
Arriviamo a casa, senza badare a nessuno corro in camera mia, mi infilo sotto le coperte e mi addormento con il profumo di Harry ancora impresso sui miei vestiti.
Suona la sveglia del mattino seguente, sono distrutta.
La mia testa rimbomba e il solo pensiero di dovermi alzare per tornare in quella prigione è diventato un incubo. Cerco di sistemarmi il meglio possibile in modo da non far notare il mio umore, mi copro con una felpa bianca e senza svegliare nessuno esco. Mi siedo in un angolo, in fondo del pullman. Infilo le cuffie e mi abbandono ai miei pensieri. Non voglio parlare con nessuno. Ogni tanto delle piccole scosse provengono dal mio braccio a causa dei tagli ancora presenti, cerco di coprirli il più possibile con la manica della felpa, non voglio che gli altri ragazzi li vedano.
Arrivata a scuola sento tutti gli occhi delle ragazze puntati su di me. Non bado a loro e vado diretta in classe.
Appena varco la porta vengo assalita da alcune mie compagne che iniziano a riempirmi di domande sui giorni passati: improvvisamente inizio a ricevere da loro tutte queste attenzioni che mi irritano fortemente. Questa è la dimostrazione di come certe persone possano essere false, persone che cercano solo quando hanno bisogno di qualcosa, che sembrano darti fiducia ma poi ad un tratto ti pugnalano alle spalle come se fosse la cosa più naturale del mondo. Mi apro un varco tra di loro e vado a sedermi al mio banco, lasciandole sbalordite da questo mio comportamento, forse maleducato ma necessario.
Dopo tre incessanti ore di lezione, finalmente suona la campanella che dà inizio alla ricreazione. Rimango in classe, non ho voglia di andare in giro. Accendo il cellulare e mi connetto ad internet. Ricevo una notifica da Twitter: Harry. Ho ancora attivate le loro notifiche da prima del concerto.
"Grazie Italia siete stati magnifici!!! Grazie a te adesso ho una stella di cui prendermi cura."
Una lacrima scende dall'angolo del mio occhio, il cuore ha un battito più forte rispetto a quello ordinario. Non riesco ad esprimermi, quella lacrima dice tutto. Quella stella, quella povera stella. Sono sicura che quella stella ha bisogno di quelle cure, che quella stella è legata a lui e che insieme faranno scintille.
I giorni seguenti trascorrono tutti nella stessa maniera: stesso stato d'animo e il rapporto con i miei genitori sembra andare di male in peggio, tra noi sembra essersi innalzato una sorta di muro che nessuno ha intenzione di abbattere.
Sto studiando, il giorno successivo avrei avuto il compito di storia. Assorta nelle guerre civili, vengo interrotta da una vibrazione proveniente dal mio telefono: premo il pulsante di sblocco e noto un messaggio:
"Io non dimentico nessuno. Non dimentico chi ha toccato per mano, almeno una volta, la mia vita. Perché se lo hanno fatto, significa che il destino ha voluto che mi scontrassi anche con loro prima di andare avanti. H." Un piccolo sorriso compare sul mio viso, sollevata dal fatto che, inspiegabilmente, non abbia dimenticato. Sorvolo sul chiedermi come abbia fatto ad ottenere il mio numero di telefono, oggigiorno presuppongo che niente sia impossibile e il fatto di avere appena ricevuto un messaggio da lui ne è la dimostrazione. Non so se rispondere e, nel caso, cosa posso dire. E' un messaggio inaspettato, un'attenzione che non avrei mai immaginato di ottenere, talmente fuori dalla realtà che ancora non l'ho realizzato. Prendo coraggio e inizio a scrivere:
"E' come tutte le cose belle...bisogna saperle aspettare. A."
Mi butto sul letto e fisso il soffitto. Immagino lui accanto a me, i suoi abbracci, la sua voce che ogni volta riesce a farmi venire i brividi. Immagino i suoi modi di fare bizzarri: immagino lui.
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EISOPTROFOBIA - Quando uno specchio è il tuo peggior nemico
Hayran KurguL'adolescenza, il periodo più brutto che una ragazza possa attraversare. Ogni cosa sembra essere correlata da un problema, come fosse un bagaglio a mano del quale non puoi disfarti. Quel desiderio di voler essere diversa da quella che sei in realtà...