Il Mostro

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Non so dove sono. Mi ha sempre sfidato ad urlare quanto volessi, nessuno mi avrebbe sentito. Mai. Ed io ho urlato. Cristo Santo se ho urlato, con tutto il fiato che avevo in gola, fino a provare dolore, fino a distruggere le mie corde vocali. Ma mai nulla è successo. Aveva ragione lui. Sopra di me ci sono delle stanze, forse una parvenza di casa normale. Non credo ci siano vicini o qualcuno nei dintorni. Ho smesso di chiedermelo.

Sono chiusa a chiave. Sempre. Non ha mai allentato su questo punto. Non posso uscire, non c'è modo. Ho provato diverse volte ma quella maledetta porta Nn si apre. Ho riversato su di lei la mia forza, la mia rabbia, la paura. In momenti di disperazione  ci parlavo anche con quella porta li, poi arrivava lui e io andavo a nascondermi in un angolo. Povera scema. Cosa vuoi nasconderti qua dentro. Tremavo alla sua vista. Ringhiavo ed urlavo ma per pura paura. Paura che mi facesse male in tutti i modi in cui un uomo può fare male ad una donna. Ma lui nulla. Mi curava con pazienza, senza dire una parola. Nel momento in cui ho capito che Nn mi avrebbe fatto del male ho iniziato a graffiarlo, picchiarlo, morderlo, qualsiasi cosa. Non succedeva nulla.
Ho iniziato così ad arrendermi.

Eravamo solo io e lui. Avevo solo lui.
Il mostro.

Non so perché avesse scelto me, non l'avevo mai visto prima e nonostante tutte le volte che gli avevo chiesto perché proprio io non mi aveva mai risposto.
Il mostro parla poco.
Il suo rispetto, la sua devozione verso me è totale. Mi ha fatto anche tenerezza in alcuni momenti. Ma poi tornavo ad essere un animale con lui. Lui era il mostro. Sempre e comunque. Mi aveva privato della mia vita. Mi aveva privato della scelta. Ero sua. Anche se lottavo, anche se mordevo, anche se mi toccava solo quando glielo permettevo io. Ero sua.
Io ero il suo prezioso tesoro chiuso in gabbia. Non poteva esserci spazio per niente che non fosse l'odio.

Eppure spesso mi abbandonavo a lui. In momenti di disperazione totale, dopo aver cercato di ferirlo, ucciderlo, fargli il più male possibile finivo a piangere tra le sue braccia. Accasciata per terra gli permettevo di prendermi e di infilarmi nel suo abbraccio.

Lui era il mostro, ma io non avevo che lui.

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