capito 1

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"Tu, tu e tu, esisti sempre solo tu! Crescerai mai e capirai che c'è un mondo oltre a te?!" strepitavo, passando da un box all'altro, compiendo le mansioni che toccavano a una persona a caso.

"Ti ho solo chiesto un favore, e quanto la fai lunga!"

"Tu chiedi sempre favori ma quando uno ti dice di no fai  il dispettoso,  metti il broncio e fai il gioco del silenzio! Ma li hai diciassette anni oppure no?!" lui sbuffò, e mi diede le spalle,  come faceva sempre quando non sapeva cosa ribattere.

Le sue spalle erano larghe, i capelli castani, alto e slanciato. Nicola era tanto bello quanto bambino nell'animo.

"Vedi come sei?!" esclamai "Io non sono qui per fare il tuo lavoro, Nico!"

Mi strappò il forcone dalle mani e iniziò a portare il fieno nei box.

"Io avrò un carattere di merda ma tu sei una che sa solo lamentarsi di quanto io sia tirannico e incompetente!"

"Questo non è vero,  io ti difendo sempre! " Nico mi guardò con sguardo interrogativo e ironico. "ve bene,  forse non sempre sempre ma il più delle volte ci provo!" lui buttò l'attrezzo per terra.

"Ma sai che ti dico, Sera? Vai a fanculo!" e mi lasciò lì, nello spiazzo da sola a osservare la sua schiena che si allontanava nella polvere.

Mi chiamo Teresa, ma tutti mi chiamano Sera fin da quando ero bambina e devo dire che mi è sempre piaciuto come soprannome.

Conosco Nico da nove anni, eravamo bambini la prima volta che ci siamo visti e da allora tra noi c'è sempre stata una certa competizione. Eppure,  Nico era sempre stato importante per me anche se era un insopportabile testardo egocentrico!  Ma lui mi odiava, mi ha sempre odiata e non ne ho mai capito i motivi.

Gli andai dietro,  salendo in quella che era casa sua, perché lui e la sua famiglia vivevano sopra il maneggio essendone i proprietari.

"Nico, dai, vieni fuori" bussai alla porta della sua camera. La casa era deserta, come accadeva spesso. Nico viveva solo con suo padre. Non mi ha mai voluto dire perché.

"Vattene via, non rompere le palle !" era infuriato,  si sentiva dalla voce che aveva usato.

"Non puoi scappare o ignorarmi ogni volta che discutiamo!"

"Non me lo puoi impedire! "

"Ma non ci si comporta così! "

"Con te è sempre così: tutto quello che faccio è sbagliato!  Sono stufo di essere sempre sotto processo! " Batté un pugno sulla porta di spesso legno.

"Nico, si prego, non fare così,  esci!"

"No, te ne devi andare via, devi sparire! Tornatene alla tua villa e alla tua vita perfetta e smettila di stare qui  a scassare la minchia a me!"

Io non ero ricca: vivevo in una villa in campagna durante l'estate ma era sempre appartenuta alla mia famiglia, da molto prima che io nascessi.

Rimasi fuori alla porta, accucciata vicino all'uscio per più di un'ora,  poi mi arresi e me ne andai.

Andai nel parcheggio e mi resi conto che stava facendo notte,  così mi infilai il casco e partii a tutto gas sul mio scassatissimo motorino, alzando una nuvola di polvere.

Nel tragitto verso casa, lungo più o meno venti minuti, continuai a pensare alla lite con Nico.

Non era mai stato molto gentile con me, però nemmeno così scontroso e chiuso. Si, discutevano un po', ma la cosa finiva così com'era iniziata.  Non c'era mai stata una lite così furiosa, di quelle che ti lasciano con una fastidiosa  stretta alla stomaco che ti fa domandare se quella persona tornerà mai a parlare con te,  che ti fa capire che hai bisogno di lei più di quanto sei disposto ad ammattere allora sei disposto a dire di avere torto pur di riaverla con te, ma è troppo tardi e non puoi più fare nulla se non aspettare e sperare, sperare e aspettare. Ma il perdono è la cosa più brutta da attendere, perché nessuno pensa di meritarselo.

Quella notte non dormii, sperando solo che lo schermo del cellulare si illuminasse ,ma così non fu.

Di Nico nessuna traccia.

Per una sola estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora