capito 2

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Due giorni e di lui nemmeno l'ombra.

Daniele mi disse che non si sentiva bene e che non voleva uscire dalla sua stanza, ma la verità era che non mi voleva vedere.

Gli avevo scritto una marea di messaggi a cui nessuno aveva risposto, lo chiamavo e staccava la chiamata,  andavo a bussare alla sua porta e mi mandava via in malo modo.

Non sapevo più cosa fare. Volevo solo far tornare le cose com'erano prima. Volevo solo riavere Nico.

Dopo una settimana decisi di agire.

Andai a casa sua iniziai a prendere a spallate la porta, e mi imposi di non arrendermi fino a quando non l'avrei sfondata ma, alla quinta botta, la porta si aprì,  facendomi cadere rovinosamente per terra, ai suoi piedi.

"Hai smesso di demolirmi la casa?" non aveva un bell'aspetto. Capii che non si lavava dall'ultima volta che l'avevo visto, gli era anche cresciuta un po' di barba. La stanza era a soqquadro: i fogli erano sparsi ovunque.  I suoi bellissimi disegni erano strappati, e un muro portava un leggero alone rossastro.  Gli guardai le mani e capii che l'aveva preso a pugni.  Quella destra era violacea, sembrava addirittura rotta.

"Nico, ma cos'hai fatto?"  lo guardai inorridita.

Lui alzò le spalle, con aria strafottente "Ero un po' incazzato" Non ci vidi più: lo tirai per la  maglia e lo spinsi nel bagno, sotto la doccia, dove aprii il getto freddo. Stranamente Nico non oppose resistenza. Si lasciò scorrere l'acqua sul viso, mentre le spalle gli tremavano,  scosse da un pianto silenzioso.

'Cosa ti porti dentro, Nicola?' L'avrei voluto abbracciare, consolare, dirgli che andava tutto bene, ma non era vero, nulla andava bene.  Il fatto stesso che fossimo lì non andava  bene.

Quanti anni trascorsi insieme, quante cose mai dette?  Se non condividi i tuoi pensieri con qualcuno, quanto puoi sopportare prima di crollare?

"Cosa posso fare?"

"Puoi andare via e lasciarmi da solo" sospirai.

"No, Nico, nemmeno se mi paghi!" E restammo in quella posizione per un tempo indefinito,  pensando a cose che nessuno saprà mai, ma alle quali tutti, almeno una volta nella vita,  hanno pensato.

Quando si riprese lo aiutai a radersi e a infilarsi una maglia pulita e lo convinsi a farsi portare all'ospedale per curarsi  la mano rotta.

Gli misero un tutore, poiché non era proprio rotta ma solo fortemente contusa.

"Nico, abbiamo litigato così tante volte ma tu non hai mai reagito così.  Cosa c'è di diverso questa volta?" Passeggiavamo lungo il viale alberato che portava alla pista degli allenamenti.

"Sera, credimi,  non è solo per quello"

"Cosa c'è che non mi dici?" lo osservai intensamente,  cercando la sua mano "Ti conosco da nove lunghi anni, Nico,  ma tu non mi parli, non mi hai mai vista davvero"

"Questo non lo puoi dire"  mi prese la mano "Ma ci sono cose che tu non puoi sapere, che nessuno può sapere"

"Ma Nico, io...."

"No, Sera, ti prego, non insistere! " Una folata di vento ci investì,  e io non avevo mai sentito tanto freddo im vita mia!

Per una sola estateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora