Prologo

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Cinque anni prima - Loss, 18 Imbaelk

Gocce di sudore scendevano lente lungo il suo volto ghiacciandosi sopra la sua pelle non appena una sferzata d'aria gelida gli colpiva il viso, il freddo penetrava indisturbato sotto le sue vesti congelandogli le membra ormai stanche.
Lo scurirsi del cielo gli fece capire che ormai la notte era alle porte e forse avrebbe dovuto affrettarsi a rientrare ma ciò non fece. Non aveva voglia di rivedere i soliti volti fin troppo famigliari, gli ormai abituali sguardi di compassione degli abitanti e quella sottospecie di carità che gli riservavano ormai da anni.
Da quel fatidico giorno.
Era stanco.
Stanco di tutto ma, soprattutto, era stanco di quel dolore che gli comprimeva il cuore in una morsa dolorosa e incessante.
Ormai l'unica cosa in grado di alleggerirlo era diventato l'alcol, il suo amico più fidato. L'unico in grado di farlo stare meglio, di fargli dormire notti tranquille e in grado di non tradirlo mai.
Attese il calare della notte appoggiato ad un enorme Galadh all'estremità del bosco con lo sguardo rivolto all'orizzonte ormai nero come la pece, sorseggiando dalla sua solita borraccia, quel dolce e inebriante liquore ambrato.
Era sicuramente di una qualità scadente tutto l'alcol che ingurgitava ma a lui non interessava, l'importante che riuscisse ad annebbiargli i sensi quel tanto che bastava per mettere a tacere i ricordi.
Quando ormai l'oscurità avvolgeva ogni cosa intorno a lui, decise di rincasare. Barcollante iniziò la sua lenta passeggiata verso il paesello, anch'essa divenne ormai un'abitudine, neanche i suoi compaesani si stupivano più, ormai tutti sapevano che, all'imbrunire, quando gli altri lavoratori rientravano dalle loro famiglie lui beveva per poi tornare in paese barcollando.
All'entrata del paese, appoggiata allo stipite della porta della locanda, Brethil attendeva il suo arrivo come ogni sera pronta ad accoglierlo tra le sue braccia e ad accompagnarlo fino a casa impedendogli così di farsi del male o finire in mezzo a qualche rissa come in passato.
Il volto dolce e delicato di una ragazzina era avvolto da una pesante sciarpa verde acqua che copriva in parte anche le spalle, i capelli biondo platino invece si libravano sbarazzini mossi dal forte vento che si era levato mentre gli occhi azzurro cielo erano strizzati in una buffa smorfia intenti ad osservare oltre quella fitta nebbia fino a quando, dopo minuti interminabili di attesa, la figura dell'uomo si manifestò nell'oscurità. Si apprestò a raggiungerlo in fretta permettendogli di appoggiarsi a lei con tutto il suo peso. Puzzava di alcol quanto un bordello e bastò quello a farle intuire che probabilmente aveva bevuto più del solito.
Mentre lo trascinava a fatica verso la sua abitazione ringraziò il mal tempo che li nascondeva dagli occhi fin troppo curiosi dei loro compaesani, se li avessero visti il mattino seguente ci sarebbe stato qualche pettegolezzo in più ad arricchire le loro chiacchierate.
L'uomo biascicò parole incomprensibili per tutto il tragitto e lei, come si suol fare con un bambino, assecondava ogni sua frase fingendo di capire ciò che lui le diceva.
Dopo quello che le parve un tempo infinito giunsero finalmente dal suo alloggio, una casetta piccola anche per un uomo solo, leggermente isolata dal resto del paesello e ridotta in uno stato a dir poco pietoso. Pezzi di tetto tappezzavano gran parte del giardino mentre la staccionata era praticamente inesistente ormai. Si chiese se un giorno quell'uomo sarebbe stato in grado di ripulirsi e di sistemare la sua vita e quella casa o se, ormai, era troppo tardi anche solo per sperarlo.
Spinse con tutta la forza che possedeva l'uomo all'interno per poi adagiarlo il più delicatamente possibile sopra il giaciglio di paglia posto, per fortuna, vicino alla porta. Attizzò il fuoco che, non comprendeva come, era riuscito a sopravvivere l'intero giorno e finalmente si fermò a prendere fiato.
Una lieve risata le sfuggì dalle labbra mentre contemplava l'uomo che si era assopito in una posizione del tutto innaturale rendendolo quasi buffo. I capelli neri erano completamente spettinati mentre la barba lunga e incolta gli dava l'aria di un barbone e, tutto sommato, lo era.
Ricordava quando da giovane era completamente persa di quell'uomo così duro ma al contempo così dolce, possedeva una bellezza rara e ammaliante. Per anni aveva tentato di catturare la sua attenzione ma nulla era servito e, adesso, nonostante la sua situazione lei lo trovava bellissimo come un tempo. Sapeva però che per loro non c'era un futuro, lui avrebbe amato la sua defunta moglie per sempre, com'era giusto che fosse e lei avrebbe continuato ad amarlo in silenzio come aveva sempre fatto.
Dopo un ultimo controllo all'uomo decise che, anche per lei, era giunto il momento di rincasare e, senza pensarci troppo, si avventurò nuovamente per le strade desolate di Saew chiudendosi delicatamente la porta alle spalle e permettendo al vento di portarsi via tutti i suoi pensieri.

I Dominatori di Elda - L'alleanza dei RibelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora