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46 Saovine.
"Siete sicuro figlio mio?"
A quell'appellativo i suoi occhi si alzarono immediatamente in una smorfia quasi buffa, odiava quando suo padre fingeva apprensione come se davvero gli importasse della sua salute ma lui sapeva benissimo che, in fondo, non gli importava nulla e non capiva neanche perché fingere, in quella stanza erano solo loro tre perciò non aveva alcun senso tutta quella finzione.
Il Tiranno non attese però risposta e proseguì dando voce ai suoi pensieri.
"Più che altro non comprendo, perché non potreste andare voi?"
I due sbuffarono spazientiti, avevano ripetuto la stessa cosa così tante volte che ormai se la sarebbero sognata pure la notte. Erech si chiese come potesse essere a capo dell'intera Elda un uomo che non capiva neanche un semplice concetto.
"Ve lo abbiamo già spiegato, noi dobbiamo restare qua, se per puro caso subissimo un'attacco i nostri uomini hanno bisogno del loro comandante."
Fu Hathol a spiegare nuovamente la motivazione mentre Erech osservava il volto del padre in attesa.
Ma il Tiranno pareva avesse improvvisamente contratto qualche malattia che gli impediva di capire qualunque cosa e così, continuò a esternare le sue perplessità.
"Si ma io ho bisogno di quella giovane, se i vostri uomini non riuscissero a catturarla? In fondo, già voi, che siete gli uomini migliori, siete degli incapaci figuriamoci i vostri uomini."
Hathol sbuffo frustrato dalla situazione senza però soffermarsi sull'insulto appena ricevuto, quel giorno aveva capito che Mornon si era completamente instupidito perciò qualunque cosa gli avesse mai detto non sarebbe sicuramente stata peggio di come invece lui si stava dimostrando.
"Padre, riusciranno a prenderla. Fidatevi!"
Mornon rimase in silenzio rimuginando sul da farsi. Da un lato sapeva che aveva bisogno del comandate li, a guidare i suoi uomini se avessero subito un'attacco, ma dall'altra parte era arrivato a pensare che la Dominatrice fosse più importante di tutto il resto.
"No!"
Hathol lo guardò sbigottito mentre questa volta fu Erech a sbuffare esasperato.
"Ditemi padre, perché no?"
"Semplice, al momento non c'è nessuno che minacci di attaccarci e quella ragazza è troppo importante per mandarci qualche segugio stolto. Ci andrete voi, è deciso!"
Senza attendere una loro reazione o protesta, l'uomo si sollevò dal trono su cui era seduto e si diresse a passo svelto verso l'uscita della stanza senza mai voltarsi. Non gli importava se suo figlio non volesse partire nuovamente alla ricerca della ragazza forse, se avesse trovato una scusa migliore, avrebbe anche potuto acconsentire a quella richiesta ma, con una scusa così banale, non ci pensava minimamente ad accontentarlo.
Dal canto suo Erech, sapeva perfettamente che sarebbe stata dura riuscire ad avere il suo consenso perciò non rimase molto scioccato dal mancato si.
Hathol si sfregò nervosamente la nuca non sapendo se piangere o ridere.
"Noi abbiamo spiegato la stessa cosa per mezz'ora solo per un no?"
Una risata nervosa gli sfuggi dalle labbra per poi iniziare a dondolarsi sulla sedia.
"L'ha fatto apposta, evidentemente si stava annoiando."
"Certo che si diverte in modi strani quell'uomo."
Una risata divertita accompagnò quelle parole mentre i due decisero di avviarsi nelle loro stanze per preparare il necessario per il viaggio.
Chiuse il fagotto in fretta con i pensieri che tormentavano le sue tempie incessanti. Avrebbe dovuto armarsi di tutto il coraggio che possedeva per affrontare quel viaggio che si rivelava essere peggio della battaglia più lunga e cruenta.
Passeggiò stancamente per la stanza obbligandosi a non pensare e spingendo la sua testa a fare il resoconto delle cose che gli sarebbero servite.
Dopo aver appreso di aver radunato ogni cosa decise di andare a controllare che anche Hathol fosse pronto.
Uscì rapidamente dalla stanza confinando i suoi pensieri tra quelle quattro mura, da quel momento doveva iniziare a ragionare lucidamente e non doveva farsi distrarre da nulla.
Percorse i lunghi corridoi con calma, ammirando ogni tanto il panorama che si scorgeva dalle enormi finestre. Il cielo plumbeo gravava ancora su Calien come un manto troppo pesante mentre un venticello fresco scompigliava i popolani che correvano da un vicolo all'antro per affrettarsi nelle loro faccende.
Voltò lo sguardo sui servitori che passeggiavano tranquilli all'interno delle mura del castello, ognuno intento a svolgere qualche ordine del Tiranno mentre parlottavano tra di loro passandogli affianco e schivandolo come fosse un piccolo gatto solitario abituato a girovagare senza sosta per il castello.
Svoltò a destra prendendo il corridoio che portava alle stanze del suo amico, stranamente quella zona era sempre particolarmente deserta e avvolta da un silenzio quasi spettrale. Improvvisamente però, il silenzio venne invaso da dei bisbiglio che aumentavano ad ogni suo passo. Si fermò di colpo tentando di captare da dove provenissero e magari, a chi appartenessero.
Lentamente le voci si fecero sempre più chiare, erano palesemente due amanti che si scambiavano parole dolci ma, qualcosa improvvisamente cambiò, le parole di lussuria lasciarono il passo a qualcosa di più cruento.
Avanzò in silenzio per avvicinarsi di più e per capire esattamente cosa si stessero dicendo, l'ansia crebbe dentro di lui come se stesse commettendo un terribile reato e il cuore prese a martellargli nel petto impedendogli quasi di udire.
"Siete sicuro che funzionerà?"
Luthien, quella era sicuramente la sua voce, quel squittio acuto era inconfondibile.
Automaticamente si chiese se l'altro uomo fosse suo padre o qualche altro uomo appena adescato.
Sapeva che lei era totalmente fedele al padre per il semplice fatto che quell'uomo era potente e ricco, le uniche cose che a lei interessassero davvero, nonostante avesse tentato di aggraziassi anche il principe, era più che sicuro che non sarebbe mai andata con nessun altro all'infuori di loro.
Ciò nonostante tese l'orecchio per riuscire a comprendere meglio.
"Ma certo che funzionerà."
Si, quello era sicuramente suo padre.
La domanda a quel punto gli uscì spontanea, cosa mai ci faceva il temibile Tiranno dentro uno sgabuzzino a parlare con Luthien?
Con tutte le stanze di quel castello non avevano di certo bisogno di nascondersi in un luogo tanto piccolo e scomodo considerando sopratutto il fatto che suo padre possedeva un'intera ala del castello tutta per se nella quale avrebbero potuto parlare indisturbati.
Tese nuovamente le orecchie e rimase in silenzio in attesa che, ad uno dei due, scappasse una parola di troppo per poter comprendere di cosa stessero parlando.
"E se invece non funzionasse?"
La voce di Luthien parve inclinarsi leggermente ma non dal timore ne dall'imminente pianto, bensì pareva quasi che fosse dubbiosa.
"Oh diamine, Cara non devi temere, funzionerà."
"Si ma ti ricordo che tuo figlio è bravo, saprà difendersi come si deve."
Si accigliò automaticamente, cosa diavolo c'entrava lui in quella faccenda?
Il sangue nelle vene iniziò a ribollirgli, ormai spazientito, pregava che si sbrigassero a parlare. Voleva sapere.
"Insomma, ok non è uno stolto ma due uomini contro venti, dubito che riusciranno a uscirne vivi. E poi, con tutti i furfanti che ci sono in giro, basterà incolpare un gruppo di malviventi a caso."
Bastò quella frase per far intendere perfettamente a Erech quale fosse il diabolico piano di suo padre.
Voleva semplicemente levarseli dai piedi e, per far fare il lavoro sporco, aveva chiamato a raccolta i suoi stessi uomini.
Ora capiva perché il giorno prima durante l'allenamento alcuni dei suoi uomini si erano assentati per volere del padre. In principio non comprendeva a cosa gli servissero ma in quel momento tutto fu più chiaro.
La rabbia che ormai aveva impossessato il suo corpo lo spingeva a intrufolarsi all'interno del loro nascondiglio per percuoterli come si deve ma, sapeva bene, che era una mossa stupida.
Suo padre doveva continuare a pensare che lui fosse all'oscuro di tutto.
Tenendo a bada quella nuova furia cieca, riprese a percorrere i corridoi di pietra a grandi falcate determinato ad avvertire Hathol.
Ma in quel momento un'altra domanda si insinuò nella sua testa facendogli ribollire ancora di più il sangue.
In quell'istante, alla luce di quel folle piano, cosa avrebbero fatto loro?
Dovevano fuggire, questo era chiaro ma, come?

I Dominatori di Elda - L'alleanza dei RibelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora