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"INDOVINA, GIGI"
È Fabrizio. Sono molto contento che mi abbia scritto, sinceramente un'altra ora da solo non l'avrei sostenuta.
"Ah ciao Bizio, dove e a che ora?"
"Vieni a casa mia per le 7?"
"Si ma dove abiti?"
Mi manda la posizione e ci accordiamo sugli ultimi dettagli, poi cambio camicia e mi profumo. Si fanno le 18:40 e decido di partire di casa.
Arrivato da lui entro dalla porta, che mi ha lasciato aperta, e vedo chitarre e vari strumenti sparsi in giro.
Mi siedo sul divano del salotto e prendo la chitarra sul cuscino affianco al mio.
Inizio a suonare 9 primavere,  ormai è l'emblema della mia tristezza.
<Hei, come va?> Fabrizio entra nella stanza e si siede vicino a me, mentre finisco di suonare.
<tutto ben->mi si spezza la voce e non finisco la parola. Una lacrima mi scende, camminando sulla guancia.
Fabrizio se ne accorge e non faccio neanche in tempo a parlare che s'è già buttato sul mio collo abbracciandomi.
<scusa... non è colpa tua ovviamente>
Sussurro fra le lacrime che corrono sulle mie guance.
Mi accarezza i capelli con la stessa delicatezza con fa sempre e mi chiede:
<cosa è successo? Sono sempre qui per te. Non abbiamo mai parlato molto e non abbiamo mai avuto il tempo di conoscerci ma... beh sei famoso e la tua storia l'hai raccontata a tutti con le tua canzoni, a partire da vietato morire... scusa anche per l'altro giorno... ho tirato fuori quest'argomento. Sei un uomo forte, una brava persona e non meriti tutto quello che t'hanno fatto>
Lo stringo di più a me facendogli capire la mia gratitudine per quella poca consolazione che è comunque riuscito a darmi. Il moro sorride, anche se non lo vedo sento la sua barba spostarsi sul viso, poi prosegue:
<ti ho chiamato qui proprio perchè ho visto come scrivi, come ragioni e come ti comporti con le persone... vorrei conoscerti, visto che non ne ho avuto l'occasione... magari ti faccio sentire qualche canzone che ho scritto... ti va?>
<grazie Fabrizio... veramente sto affrontando delle giornate difficili e mi sento solo come un cane. Mi fa molto piacere poter stare con te>
Si alza leggermente dal mio collo e mi bacia la guancia. Mi sento meglio quando sto con lui, mi fa sentire una persona apprezzata.

Saranno ore che stiamo parlando, lui seduto ed io sdraiato sul divano con le gambe sopra le sue.
Fabrizio continua a parlarmi della sua vita e, senza accorgersene, inizia a disegnare cerchi col pollice sulla mia coscia.
Non mi da fastidio, anzi mi rilassa parecchio, così decido di non fermarlo.
<mi piacerebbe averti conosciuto prima... magari un paio di anni fa quando scrivevo per Renga e Mengoni... avrei scritto una canzoncina niente male per te> lo guardo dall'altro lato del divano e sorrido.
<sarebbe stato bello...-nota che il suo pollice mi sta percorrendo la gamba e lo leva di scatto- scusa... non lo facevo di proposito, mi spiace>
<tranquillo- sorrido- non mi da fastidio. L'unica cosa che mi da sui nervi è la gente che mi tocca i capelli, ma tu lo fai in un modo talmente delicato che quasi mi piace>
<leccaculo> mi risponde lui ridendo.
<ma sul serio, è vero> rido.
<allora vediamo... alza la testa, vieni qua> alzo il busto dal divano e appena arrivo a mezzo metro da lui mi lancia la mano fra i ricci neri, carezzandoli dolcemente.
<vedi?-lo guardi negli occhi e sorrido-
non mi dai fastidio>

Dentro ad un abbraccio | MetaMoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora