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"L'inverno sta arrivando."


Il motto degli Stark somigliante perlopiù ad un avvertimento, aveva assunto invece carattere di una profezia, come se dietro quella frase vi fosse un significato ben più preciso.
Non ricordava quanto tempo fosse passato, non ricordava nemmeno con precisione le facce appartenenti alla popolazione di Grande Inverno. Eppure Brienne non avrebbe mai potuto dimenticare le espressioni allibite degli uomini nel vedere i lunghi capelli argentei della Regina dei Draghi; l'occhiata glaciale di Sansa Stark rivolta a suo fratello, il giovane Jon Snow, sarebbe rimasta vivida nei suoi ricordi per molto tempo.
Nelle ampie terrazze di Grande Inverno Brienne aveva trovato il suo posto nel mondo, ferma a riflettere e a calcolare il tempo che ancora le rimaneva.
Brienne "della fottuta Tarth" come spesso amava apostrofarla il Mastino aveva deciso semplicemente di seguire quel giuramento fatto anni prima all'ormai defunta Catelyn Stark, come un vero cavaliere, l'unica ancora rimasta, forse: lo scopo di un cavaliere era quello di proteggere gli innocenti, e anche se Sansa era diventata la fiera lady di Grande Inverno, lei non aveva smesso nemmeno un attimo di adempiere ai suoi doveri.

- Cerchi un po' di solitudine, mia signora? -
Brienne sembrò destarsi pigramente da quel lieve torpore di pensieri e chinò appena il capo verso il suo interlocutore.
Tyrion Lannister rappresentava quello che meno ci si aspettava dai conosciuti Leoni di Castel Granito: non per la sua stazza minuta, ma per quella dose innata di interesse per il prossimo.
Non rispose alla sua domanda, troppo piena di significati sottintesi.
Tyrion Lannister era diventato il Primo Cavaliere della Regina Daenerys, grazie alla sua mente acuta e al disprezzo che, in fondo, provava per le sue origini.
In un certo senso, vedeva in lui una piccola parte di Jaime, sempre pronto a nascondersi dietro l'epiteto "Sterminatore di Re".
Jaime.
Sembrava essere passato un secolo da quanto lo aveva visto alla Fossa del Drago, quando lo aveva ammonito per seguire una lealtà che non aveva più un senso dinanzi alla lotta tra la vita e la morte. Lo immaginava lì, accanto alla tanto amata Cersei, deciso a seguirla in capo al mondo.

Tyrion non sembrò intimidito da quel silenzio imbarazzante e mise sul viso barbuto un mezzo sorriso carismatico.
- L'inverno sembra che sia veramente arrivato: in fondo gli Stark avevano ragione. - il più giovane dei Lannister poggiò le proprie mani tozze sulla cornice di legno e finse di osservare il cielo bianco. Voltò appena la testa verso la Vergine di Tarth e attese qualche secondo prima di riprendere a parlare. - Non ho mai visto la strada del Re innevata: deve essere proprio un bello spettacolo. Credo che me lo farò raccontare... - Brienne gli rivolse finalmente lo sguardo, con un'espressione confusa. - ... prima o poi. - concluse il Nano, dando una leggera pacca sulla grande mano della donna, prima di allontanarsi con un sorriso quasi soddisfatto.
Brienne aveva smesso di cercare di comprendere le frasi sottili del Leone più giovane, ma non negò che quelle semplici parole crearono scompiglio nel suo animo già in tumulto.

La Sala di Grande Inverno era diventata sede di strategie militari, dove i signori del Nord avevano imparato a confrontarsi tra loro su quale fosse la più redditizia; di recente però, era diventata teatro di una guerra fredda tra la Lady del Nord e la Regina Targaryen.
Sansa Stark continuava a rifiutare la decisione di Jon Snow di inchinarsi a Daenerys e continuava ad agire come se davanti a sè avesse uno dei tanti lord.
- Sansa, vuoi ascoltarmi? - Jon Snow, il Lupo Bianco, tentava da diverso tempo di far sentire le sue ragioni alla sorella: in quel momento stava dinanzi a lei, con entrambi i palmi delle mani poggiati sulla lunga tavola di legno di quercia. Dal canto suo, Sansa lo osservava con i suoi glaciali occhi azzurri, che avevano perso da tempo l'innocenza di una gioventù ormai andata.
- Non c'è molto da ascoltare, a mio parere. - pronunciò a denti stretti in un sibilo la rossa. - Hai venduto la tua gente a quella donna: hai dimenticato cosa hanno fatto i Targaryen a nostro nonno e a nostro zio? - Eddard Stark aveva raccontato alla sua prole della Ribellione di Robert Baratheon sin da bambini, malcelando un profondo sentimento di angoscia nel suo sguardo grigio.
Jon la guardava con i suoi profondi occhi scuri: quell'espressione di disgusto, Sansa, l'aveva sicuramente ereditata da sua madre. Poteva ancora avvertire dentro di sé la stessa spiacevole sensazione di estraneità che Lady Catelyn gli aveva sempre fatto provare.
- Lei non può pagare le colpe di suo padre, lei è... -
- Diversa? - lo interruppe prontamente Sansa, sollevando il sopracciglio destro. - Oltre che cieco, devi essere anche stupido. - concluse la giovane Stark, arricciando le labbra disgustata.
Jon sembrò colpito da quelle parole, ma tentò ancora una volta di dialogare con lei.
- Non è importante il passato, ma il presente. C'è una guerra là fuori. E non è tra noi e le altre Case. Ma tra... - venne interrotto nuovamente da Lady Stark, che completò la frase, quasi annoiata:
- ...i vivi e i morti. Sì, lo hai già detto. Perciò se non hai niente di più interessante, puoi andare a rincorrere le sottane del Drago. - lo guardò per un'ultima volta, prima di alzarsi composta dalla sedia e voltargli le spalle, dirigendo lo sguardo verso il fuoco scoppiettante del camino.
Jon si accigliò, sbatté un pugno contro il tavolo e si allontanò dalla Sala con passo svelto, andando a scontrarsi contro Brienne, che seguì la sua figura spostarsi per gli scuri corridoi in pietra.
Brienne attese un attimo prima di palesare la sua presenza, avanzando con passo ben cadenzato verso la Lady dai capelli rossi.
- Lady Sansa, mi cercavi? - domandò, rimanendo sotto il piccolo palco dove era posto il lungo tavolo della Sala Grande.
- Sì, Brienne. - rispose Sansa atona.
La bionda di Tarth aveva inavvertitamente ascoltato la conversazione tra i due Stark, ma per rispetto della sua signora aveva deciso di non proferire alcuna parola sull'argomento, cosa di cui le fu grata la lady di Grande Inverno, che si voltò lentamente verso di lei.
- Stamattina è arrivato un corvo. - Sansa tirò fuori dalla tasca del suo vestito scuro una piccola pergamena: aveva il sigillo del Leone.
"Cersei" pensò.
Sansa agitò il foglio - È di Cersei Lannister: dice che ser Jaime Lannister è fuggito da Approdo del Re, disobbedendo alla sua carica di Comandante. -
Un sussulto ebbe la meglio su Brienne: "Fuggito? Verso dove?" si chiese il Cavaliere, strabuzzando i suoi grandi occhi azzurri.
Sansa nel frattempo aveva aggirato la lunga tavolata e si era posta al suo fianco.
- È accusato di Alto Tradimento, Brienne. C'è una taglia sulla sua testa. - disse con tono serio la ragazza, osservando con attenzione i comportamenti della sua Spada Giurata.
Brienne non poteva deve credere a quelle parole: dopotutto Cersei aveva deciso di attuare una tregua con gli altri lord e lady in vista della Grande Guerra. Perché fuggire? Perché proprio ora che combattevano per un interesse comune.
Stette in silenzio, ancora una volta, pronta ad ascoltare ciò che Sansa aveva da dire.
- Cersei non fa mai minacce a vuoto. Io lo so bene. - mentre pronunciava quelle parole, conficcò le sue unghie sul palmo della mano. - Ora mi chiedo se dovremo ottemperare la sua richiesta. - lasciò sospesa quella frase, continuando ad osservare gli atteggiamenti dell'alta donna.
Brienne fece per parlare, ma ancora una volta Sansa la anticipò. - Forse dovresti essere tu a trovarlo, Brienne. Prima che lo trovino i Lannister e quei dannati lealisti Targaryen, che non vedono l'ora di consegnarlo alla loro regina. - un'espressione di perfidia dipinse il volto di Sansa. - E credo che anche Lord Tyrion te ne sarebbe grato. - concluse la ragazza con un mezzo sorriso. Tyrion, l'unico del corteo di Daenerys che non aveva guardato con disprezzo, l'unico a cui concedeva delle conversazioni, che avvenivano sempre davanti ad una scacchiera di Cyvasse. - È tutto, lady Brienne. Puoi andare. -
- Ti ringrazio, mia signora. - una frase che nascondeva ben più parole, ma era tipico di Brienne essere incredibilmente criptica nelle condizioni avverse. Fece un piccolo inchino, facendo per andarsene, ma sentì il suono delle campane di Grande Inverno.
Un rintocco...
Due rintocchi.

Note:
Salve a tutti: questo è il mio primo capitolo della mia prima Fanfiction su Wattpad.
L'idea di scriverla è nata così, di getto, e inoltre era da tempo che desideravo riprendere a scrivere.
I commenti a questo primo capitolo sono ben accetti, soprattutto le critiche, che trovo sempre molto costruttive.
A presto. ❤

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