Il ritorno di Jaime aveva sconvolto più di quanto avrebbe voluto ammettere il suo animo già abbastanza tormentato: per quanto avesse lottato con tutte le sue forze per essere considerata non una donna ma un cavaliere, si rese conto che non era così semplice eludere il suo cuore. In gioventù le era capitato spesso di sognare una vita come quella delle altre ragazze: un bell'abito, un ballo, la proposta di matrimonio perfetta con un lord perfetto, che si sarebbe innamorato del suo nobile spirito e della sua lealtà incrollabile... il destino, però, era stato decisamente più crudele con lei, che da sempre era stata vittima di cattiveria gratuita da quegli stessi lord che un tempo aveva desiderato compiacere. Fino all'arrivo di Renly Baratheon, che aveva zittito tutti strappandola per quei pochi minuti da quel mondo così cattivo per lei, così "diversa" ma non per questo meno meritevole.
Era a questo che pensava mentre colpiva con la lama della sua spada il suo manichino, più colpiva e più sentiva lenire le sue ferite emotive; aveva bisogno di scaricare la sua tensione, i suoi dubbi di giovane donna che nascondeva dietro un'armatura ben corazzata. Dietro di lei, un Podrick piuttosto preoccupato osservava la situazione. Aveva sempre ammirato la sua determinazione e l'onore che mai aveva perso, e forse non aveva visto una sola volta la sua signora così in ansia. Fu per quella ragione che avanzò qualche passo, con cautela, come se avesse paura di disturbare.
- Mia signora... - la chiamò, non provocando alcuna reazione in Brienne, che continuava a fendere con la sua arma. Lei non rispose, si limitò semplicemente a colpire e colpire: sembrava che Jaime avesse davvero intenzione di combattere al loro fianco, ma aveva il sospetto che Cersei c'entrasse più di qualcosa in quel viaggio verso Grande Inverno.
- Mia signora... - provò di nuovo Podrick. Brienne si fermò con la spada a mezz'aria, sospirando pesantemente. Si voltò di scatto verso di lui, la fronte imperlata di sudore e lo sguardo leggermente contrariato.
- Che c'è Podrick? Sai che non amo essere disturbata quando mi alleno... -
- Pensi davvero che Ser Jaime ci aiuterà in questa guerra? - domandò quasi intimidito il giovane, guardando negli occhi la lady di Tarth. Brienne abbassò la spada e la conficcò nel manto innevato.
- Lady Sansa si fida di lui. - rispose Brienne evasiva, ricevendo in cambio uno sguardo eloquente da parte del suo scudiero. Sospirò ancora una volta, rivolgendo la sua attenzione al cielo grigio sopra Grande Inverno. - Ser Jaime è un uomo d'onore. L'ho conosciuto bene quando Lady Catelyn me lo diede in affido. Avrebbe potuto salvarsi facilmente, era il figlio di Tywin Lannister d'altronde, ma ha provato a proteggermi: ha perso la sua mano per questo. Anche a Delta delle Acque... - Brienne si fermò: non riusciva ad esprimere bene ciò che la legava a Jaime, non in maniera razionale almeno. Si sentì una sciocca in quel preciso istante, e Podrick si sentì indelicato nell'averle formulato quella domanda.
- Non avrei dovuto chiedertelo, sono desolato. -
- No, Podrick. Va tutto bene: se non fosse per lui, tu non saresti diventato uno scudiero. - abbassò lo sguardo verso di lui. - Mi fido di lui, Pod. Non ha esitato nel mettere a rischio la sua esistenza per me. Io... -
Lady Brienne si interruppe nell'esprimersi: una presenza ingombrante quanto piacevole per lei stava facendo capolino proprio in quel momento.
Jaime Lannister odiava la neve: il freddo gli entrava perennemente nelle ossa, e nemmeno la cotta di maglia che aveva addosso sembrava fare da isolante. Nella cinta, aveva foderata la sua spada o meglio, quella che era appartenuta a suo figlio un tempo, Joffrey. "Lamento di vedova"...che nome del cazzo!
Camminava con un passo quasi sicuro, affondando i suoi stivali in uno strato di neve piuttosto spesso, lasciando che il vento gelido del nord gli scompigliasse i capelli, che aveva deciso di non tagliare in un suo modo del tutto personale di esprimere il suo cambiamento.
- Lady Brienne... -
Podrick si voltò verso Jaime Lannister, arretrando di qualche passo; il biondo diede una pacca veloce sulla schiena dello scudiero, prima di osservare la donna cavaliere con un sorriso quasi cortese. - Vedo che certe abitudini sono dure a morire. - disse, alludendo alla spada di Brienne fissata a poca distanza dai suoi piedi.
- Vado a nutrire i cavalli. -
Podrick si congedò così, con un sorrisetto divertito sul volto, che provocò un certo dissenso nel volto pallido di Brienne. Incrociò le braccia al petto e mise su un'espressione dura.
- Cerco di tenermi in esercizio, la guerra è vicina. - disse, afferrando la sua arma, toccando con la punta delle dite la lama di acciaio di Valyria.
- Lo vedo. - rispose lui, con un pizzico di ironia, osservando nella sua interezza la fiera figura della donna: sembrava combattuta, alquanto. Sapeva che aveva rischiato la sua vita e il suo onore per metterlo in buona luce, sapeva quanto fosse pericoloso per lei puntare su di lui, che poteva benissimo essere l'ennesimo cavallo sbagliato, "l'uomo senza onore", così lo chiamavano in quella tana di merda chiamata Nord.
Brienne riprese il suo allenamento, evitando di rispondergli: Jaime sapeva rendersi un uomo senza dubbio irritante, sembrava volersi prendere gioco del mondo con quello sguardo sprezzante e con la sua lingua biforcuta.
- Mi chiedevo se volessi lasciarlo intero. Il manichino, intendo: se continui così, potresti avere della buona legna per il tuo camino. - aggiunse lui piuttosto divertito dal suo volerlo ignorare; lei, la donna piena di buoni propositi e buone azioni e lui, l'uomo più disprezzato dell'intero Continente Occidentale: sembrava uno scherzo di pessimo gusto accostarli, ma era evidente che chi avrebbe formulato quel pensiero, non aveva conosciuto il loro vissuto.
Gli venne in mente quella volta ad Harrenhal, quando le aveva confessato le vere motivazioni nascoste dietro l'omicidio di Arys il Folle, quando per la prima volta aveva smesso di essere "Lo Sterminatore di Re" per diventare "Jaime".
- Mi chiedevo se volessi chiudere quella maledetta boccaccia e dedicarti invece a qualcosa di più produttivo. - rispose così Brienne improvvisamente, facendo ridacchiare Jaime con voce profonda: la solita testarda.
- Sai, hai ragione. - disse Jaime, facendo fermare per qualche attimo Brienne: era strano, non era suo solito chiudere così facilmente una discussione, avrebbe parlato per ore se questo avesse significato vincere verbalmente. Ecco, in questo trovava certe somiglianze con suo fratello Tyrion, che sembrava essere particolarmente vicino a Sansa. - Non ricordo più come si usa questa: potresti rinfrescarmi la memoria. - disse il cavaliere di Castel Granito, osservandola con attenzione, mentre indicava con la mano buona l'elsa della sua spada. Brienne si voltò e lo guardò con sospetto: dove voleva andare a parare? Avanzò qualche passo verso di lui, la punta della spada che strisciava in basso.
Jaime si fece improvvisamente serio e la guardò con una delicatezza fuori personaggio o meglio, fuori da ciò che gli altri credevano. - Ti ho già detto il perché sono qui. Lo sai, anche se la tua proverbiale testardaggine ti impedisce di accettarlo. - le disse Jaime quasi in un sussurro. - Lo capisco, nemmeno io mi fiderei di me stesso. - l'amarezza nella sua voce era qualcosa che colpì mortalmente Brienne: aveva speso la sua vita ad odiarsi, ma non era solito disprezzarsi apertamente così. Jaime diede un colpo di tosse, come a schiarirsi l'ugola, quasi imbarazzato da quelle confessioni. - Ma io mi fido di te, è da anni che te lo ripeto e non ho mai avuto nessun tentennamento in questo. E mi fido delle tue capacità come guerriera e so che solo tu potresti aiutarmi ad essere un guerriero migliore. - avrebbe voluto dire "uomo migliore", ma non era ancora pronto ad ammetterlo: l'amore per Cersei era stato capace di annientare tutta la sua autostima, era qualcosa di radicato nella sua stessa esistenza e lo aveva sconvolto più di quanto solo immaginasse: era un uomo tormentato, spezzato in un certo senso, e non era la sua incapacità fisica ad esserne il motivo.
Brienne aprì leggermente la bocca, come se volesse dire qualcosa: le aveva già dato modo di pensare alla sua totale fiducia nei suoi confronti e lei stessa si fidava di lui, ma non era stato così loquace con lei dai tempi di Harrenhal. Lo guardava con quello sguardo pulito, cristallino, quello che da sempre la contraddistingueva e Jaime si ripeté per l'ennesima volta quanto mai avesse visto occhi più belli dei suoi, così grandi ed espressivi, del colore del cielo in primavera. Cercò lui di spezzare quel momento così scomodo per via delle ammissioni, sfilando la spada dal suo fodero, mettendosi in posizione, la mano dorata nascosta dietro la schiena.
- Allora? - le dedicò un sorriso di incoraggiamento, quasi di sfida, in attesa di divertirsi forse un po'. Brienne sbatté velocemente le palpebre e lo guardò ancora un attimo prima di estrarre la sua spada per mettersela davanti al viso, come stesse di guardia. Incrociò i piedi lateralmente, avanzando verso destra, seguita a ruota da Jaime.
Un colpo, due colpi.
Brienne decise di non risparmiarsi, lo colpiva con una certa destrezza mentre Jaime sfruttava l'agilità dalla sua, muovendo la spada con la mano sinistra abilmente, lasciando piacevolmente stupita Brienne, che roteò per sferrargli un colpo laterale che fece inciampare il biondo di casa Lannister; perse l'equilibrio, ma si rialzò quasi subito, leggermente affaticato. Brienne aveva dalla sua una certa forza fisica e anche se non combattevano per uccidersi, vi era un certo impegno da ambedue le parti e una scintilla negli occhi, quella stessa scintilla che li accomunava, che li faceva sentire simili. Jaime si fiondò su di lei, che cercò di mantenere la posizione, facendo peso sulla spada. Arma su arma, il viso del suo compagno di mille avventure a pochi centimetri dal suo, viso che sembrava soddisfatto, vivo: rivedeva il Jaime che aveva conosciuto e per un oscuro motivo ne fu quasi fiera. Fu proprio questo pensiero a farle perdere la concentrazione di cui aveva bisogno e fu per questo che cadde all'indietro, con Jaime al seguito.
La posizione nella quale si ritrovarono sarebbe definita nel loro mondo come "sconveniente": la schiena di Brienne poggiava totalmente sulla neve umida, la spada ad un metro di distanza e il corpo di Jaime sul suo. Jaime scosse la testa e perse per un attimo la cognizione del tempo: poteva contare il numero delle lentiggini sul suo volto pallido, delle leggere macchie che contornavano il suo viso, ben diversa dalla cura maniacale che aveva avuto Cersei per preservare il suo aspetto. Eppure poteva sentire il suo petto alzarsi e abbassarsi, e notò le pulsazioni della sua giugulare: sembrava imbarazzata. Si corresse: era imbarazzata e le sue gote color porpora glielo confermarono. Sorrise, un sorriso assolutamente genuino sul volto del bel Lannister.
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M e r c y.
FanfictionDal testo: "Nelle ampie terrazze di Grande Inverno Brienne aveva trovato il suo posto nel mondo, ferma a riflettere e a calcolare il tempo che ancora le rimaneva. Brienne "della fottuta Tarth" come spesso amava apostrofarla il Mastino aveva deciso...