Prologo: Il principio di tutto

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Per capire come tutto è cominciato bisogna andare a ritroso nel tempo; ancora prima dell'adolescenza, ancora prima della gioventù, ancora prima dell'infanzia.
Tutto ebbe inizio nel 2002, quando i genitori di una bambina di tre anni dal nome Francesca Collodi e i genitori di un bambino di altri tanti anni il cui nome era Paolo de Amicis, decisero  di passare l'estate nel medesimo villaggio turistico.
Bastarono poche estati ad unire queste due anime che avrebbero passato il resto della loro vita a cercarsi, che si sarebbero amate in eterno in un discreto silenzio, che si sarebbero separati per stupidità e la paura.
Cresciuti insieme, estate dopo estate.
Passavano le loro giornate in compagnia degli amici; il loro gruppo, la loro seconda famiglia.
Di anno in anno, nonostante le diverse tappe di età, nonostante le diversità di pensiero, nonostante svolgessero vite differenti, essi rientravano in quel magico posto che li aveva resi *fratelli nell'anima*.
Così si facevano chiamare, come una sola anima spartita in cinque battiti.
Condividevano le loro storie di vita, dai dolori alle risate, dagli studi alle passioni, dai desideri agli obiettivi raggiunti durante gli anni.
La loro era diventata un'amicizia invidiabile, un'amicizia fatta di diverse sfumature, un'amicizia che incuriosiva le persone che la guardavano da fuori.
Imparavano l'uno dall'altro, creavano nuovi giochi con cui divertirsi e giochi pericolosi che a volte finivano con qualcuno che si faceva male.
Intorno all'età di dodici anni oramai erano dei ragazzi e una mattina camminando per caso tra i boschi del villaggio, si imbatterono in un piccolo spazio circolare nascosto nel cuore del villaggio.
Si resero conto che sarebbe stato il posto perfetto per creare il loro "quartier generale", di fatto quel posto si trovava nel cuore pulsante del villaggio e anche loro simboleggiavano il cuore e l'anima di esso.
Era uno posto ombreggiato da grandi salici piangenti e da cespugli ricchi di fiori.
Subito si organizzarono per sistemare quel posto di maniera che potesse prendere un po' la forma della loro amicizia.
Principalmente sistemarono un tavolino e cinque sedie nel centro della circonferenza, così avrebbero avuto comodità quando ci avrebbero passato intere ore a parlare, a giocare a carte, ad organizzare giochi e scherzi. Successivamente con la scopa spazzarono via le foglie secche e infine aggiunsero delle piccole luci, attaccandole ai tronchi degli alberi.
Il villaggio oramai era casa loro, ne conobbero ogni angolo, ogni stradina, ogni passaggio nascosto.
Durante le serate si esibivano nei balli che appresero nel villaggio col passare del tempo e che divenne simbolo del loro profondo legame, di fatti ballavano in una tale simbiosi che sembravano una compagnia di esperti ballerini.
Le loro mattine erano rilassanti con lunghe passeggiate sulla riva del mare, oppure il sotto un sole cocente andavano a correre sul lungomare, quando in due, quando tutti, quando nessuno. Successivamente si buttavano in acqua, per lavare via dal corpo tutto il calore accumulato e infine si sdraiavano uno accanto all'altro per prendere il sole e parlare del più e del meno, per discutere dei gossip del villaggio e commentare i colpi di scena accaduti le sere prima.
Quel villaggio era "beautiful", con storie che mai si sarebbero immaginati, improvvisi tradimenti, amori, giochi di società, regole che venivano continuamente violate e tanto altro.
Ma come ogni cerchio di ogni vita, anche loro dovettero crescere e i loro problemi si fecero sempre più reali e complicati, le loro estati si fecero con sempre meno giochi e più gossip e "beautiful".
Ma le loro avventure non terminarono mai.
Certamente non si sarebbero più seduti al parco per giocare a uno, oppure sarebbero rimasti ore in piena notte, dondolandosi sull'altalena per raccontarsi le storie di paura.
Le loro estati oramai le passavano con i ragazzi più grandi, seduti al bordo della piscina a ridere o in spiaggia attorno ad un fuoco, una chitarra mezza scordata, bottiglie di alcol e spinelli.
Ma questa non è soltanto la storia di una grande amicizia, bensì è la storia di un grande amore che nacque tra quelle mura, un amore che rimase segreto e nascosto ad occhi indiscreti, che non ebbe mai un reale inizio e mai una reale fine, un amore sofferto e che, a sua volta, ha fatto soffrire.
È una storia d'amore vissuta a metà tra amore e amicizia, tra la voglia e il dovere, tra una illusione e la realtà; È una storia d'amore unicamente e puramente ingenua, ma al contempo forte e tenace, forgiato da attimi e momenti di pura semplicità.

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