Capitolo 11

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Paolo (17 luglio 2015)

Ancora adesso non riesco a capire cosa mi sia successo ieri sera.
Perché il mio corpo ha agito di impulso?
Si muoveva senza il mio ordine, agiva senza un reale motivo plausibile.
Sono sveglio oramai da mezz'ora, ma non riesco ad alzarmi dal letto perché la mia mente è persa nei pensieri.
Cerco di tornare a ritroso nel tempo, per capire cosa abbia fatto scattare questa molla.
Avevo appena finito di fare la doccia, quando sentì bussare e quindi, in fretta presi una tovaglia e andai ad aprire alla porta.
Aperta la porta, i miei occhi rimasero folgorati.
Era bellissima, semplicemente meravigliosa.
Ero senza parole, tanto che dalla mia bocca uscì soltanto uno stupido verso.
"Wow."
Quando è entrata, il suo intenso profumo ha inebriato le mie narici, quasi facendomi impazzire completamente.
Nonostante ciò ho cercato di far finta di niente e mentre lei era allo specchio, io sono andato in bagno per lavarmi i denti e per schiarirmi le idee, ma ancora continuavo a chiedermi *perché avessi chiesto proprio a Francesca di passare da casa prima di andare al ristorante*.
Uscito dal bagno ho tirato dritto verso la mia camera; ho avuto la paura che se mi fossi girato a guardarla ne sarei rimasto nuovamente folgorato.
Indossai i pantaloni, ma mi resi conto che la maglietta si trovava nell'altra camera e che sarei dovuto per forza passarle davanti mentre lei si stava specchiando.
Mi accostai alla porta della camera e guardai la maglietta stesa sul letto, ma poi non riuscì ad evitare di guardarla e invece di dirigermi verso il letto, mi diressi verso di lei.
Mentre mi avvicinavo a lei, ero sicuro che avrei fatto qualcosa di stupido e di azzardato.
Con grande forza di volontà riuscì a fermarmi sulla anta aperta e la guardai senza distogliere lo sguardo.
In quel momento realizzai due cose, la prima è che l'istinto animale, soprattutto quello maschile può farti perdere la ragione; mentre la seconda è che non ero folgorato da lei, ma piuttosto ero rimasto completamente incatenato dalla sua bellezza, dalle sue labbra carnose e a quegli occhi attraenti.
Quando parlò, capí che mi sarei dovuto subito allontanare e così feci.
Ma dopo neanche pochi secondi mi resi conto di doverla sentire vicina, di doverla toccare con le mie mani e stringerla a me per non lasciarla scappare, per non sprecare la mia occasione.
Fu in quell'istante che le mie mani si posarono delicatamente sui suoi fianchi, che oramai erano da donna e non più da ragazzina ingenua.
Lentamente le mie mani si mossero verso la sua pancia, alla ricerca del centro del suo piacere, ma sarebbe stato troppo per lei e sicuramente anche per me.
*Non voglio trattarla come fosse niente, lei merita tutto invece.*
Allora per rimediare al danno che stavo per fare, finì per incrociare le mie mani sulla sua pancia e la mia testa si posò sulla sua spalla.
Quel profumo era troppo vicino e quasi persi il controllo delle mie azioni, anche se mi trattenni da buon amico quale ero.
Percepivo l'adrenalina che rilasciava, il suo collo era nervoso, le sue gambe quasi cedevano.
Cercava di nascondere tutto mentre continuava a fare quello che già stava facendo.
Il mio respiro sul suo collo la fece rabbrividire e in tutto quel momento io avrei voluto azzerare ancora di più le distanze tra noi.
Ero sicuro che le mie provocazioni non le erano indifferenti come, invece, voleva farmi credere.
La guardavo dallo specchio, finché anche lei si lasciò cadere le braccia sui fianchi e mi guardò attraverso lo specchio, con l'espressione da *cosa stai facendo?*.
Aprí la bocca per dire qualcosa e le parole uscirono come un rilassante flusso d'acqua.
"Quanto siamo belli insieme."
La guardai chiudere gli occhi, quasi ad essere sul punto di arrendersi alle mie provocazione.
Pregai perché trovasse il coraggio di arrendersi completamente a me, pregai perché facesse quello che a me era mancato il coraggio di fare.
Non lo fece, le sue parole cambiarono completamente il corso della conversazione.
Ricordo che rimasi estremamente deluso, rammaricato e desolato di non essere stato abbastanza forte da farla restare con me in quel magnifico istante di piacere.
Piano la liberai dalla mia presa e mi allontanai.
Mi sedetti sul letto e finí di vestirmi, costringendomi a guardare a terra per non incontrare il suo sguardo che ero sicuro mi stesse fissando.
Presi le chiavi e uscimmo di casa.
Per evitare di farlo diventare un momento imbarazzante le chiesi delle stupidaggini.
"Noemi, Elisa e Martina si sono già sedute al tavolo o ci stanno aspettando all'entrata?"
"Mi hanno detto che si sono già sedute e che hanno già ordinato per tutti."
"Anche per noi hanno ordinato?"
"Si, tanto sanno quale pizza di solito mangiamo, quindi non hanno avuto problemi ad ordinare."
"Giusto, hanno fatto bene."
"Già."
All'entrata del ristorante ho aperto la porta per farla entrare.
Le ragazze erano tutte sedute e Noemi non ha perso tempo per chiederci dove eravamo finiti.
Ha capito che eravamo insieme già da un po', ma per fortuna Francesca ha saputo rispondere bene alle sue domande.
Dopo aver mangiato ci siamo spostati in piscina per digerire, ci siamo sdraiati tutti su una sdraio diversa a guardare le stelle e come sempre abbiamo cominciato a parlare del più e del meno.
Sul lato sinistro avevo Noemi e su quello destro Francesca, così il mio viso si girò sul lato destro, per poter ammirare nuovamente il viso di quell'angelo che mi aveva fatto sentire tutto e niente in soli dieci minuti.
Mi chiesi cosa e come avrei dovuto fare adesso le che carte in tavola stavano prendendo una brutta piega.
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Me lo sto chiedendo anche adesso che sono sdraiato sul letto, ripensando ai suoi occhi magnetici e ai miei istinti che prenderanno sicuramente il sopravvento quando le starò accanto.
Non so come potrò comportarmi adesso che tutto é diverso.

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