Tarya

11 0 0
                                    


CAST

Keihra: Lilly Collins

Trevorian: Sam Caflin

Sem: Kit Harrington

Faye: Emilia Clarke

Xenia: Nathalie Emmanuel


Il vento era freddo e costante. Una sferzata di lame gelate che puntellavano il viso di Xenia scomponendole fastidiosamente i capelli. Aveva impiegato ore a ordinarli in una coda bassa e morbida, abbandonando la solita tenuta sciolti e a caso. Ma era risaputo che la principessa Keihra apprezzasse le persone a modo e composte, cosi com'era solita apparire lei stessa. E Xenia aveva bisogno di fare una buona impressione, perché aveva davvero bisogno di quel lavoro. Attraversando l'ampio ponte osservó meglio l'imponente edificio: la fortezza dei Drerken sorgeva sul promontorio più alto di Vadaris, un complesso di torri grigie incastonate nel fitto verde delle colline di Tarya. Da lontano, quando le piogge autunnali imperversavano, era difficile da intravedere, lo si scambiava facilmente per una montagna, l'ennesima opera di una natura insolita a occhio umano. Xenia percorreva l'ampio ponte, affiancata da ambo i lati da guardie armate di tutto punto. Non che ce ne fosse bisogno, la capitale godeva dell' immunità da ogni forma di crimine ormai da decenni. Ma le tradizioni erano fermamente osservate e la guardia reale era la stessa di quando i primi dragonidi avevano messo piede in quel castello. Xenia abbassó appena lo sguardo, leggermente imbarazzata dall'occhiata lunga che una guardia in particolare aveva riservato alla sua scollatura: temeva di aver osato troppo per un clima tanto rigido, ma d'altra parte non aveva niente di più adatto nell'armadio. Era nata a Vadaris, ma aveva vissuto sulla Terra degli Innocui fino a qualche giorno prima. Dopo il terzo esodo, i suoi genitori avevano preferito abbandonare le terre natie e rifugiarsi in un posto più sicuro, lontano dalle tempeste rivoluzionarie di Tarya. Questo aveva concesso a Xenia un'esistenza tranquilla, alternata di tanto in tanto da qualche vacanza estiva a Tarya, per far visita ai parenti ancora legati a quella dimensione. Quando aveva sedici anni morì l'ultimo ancora in vita, suo nonno, e da allora non ci aveva più messo piede. Forse era per questo che sua madre si era stupita tanto, scoprendo a che tipo di lavoro stava apprestando

"Ti abbiamo portata via da quel posto praticamente il giorni dopo che sei nata! Non conosci le persone, le leggi di quella Dimensione e infondo nemmeno ti appartiene. Perché tornarci di tua volontà"
"La paga è buona" aveva risposto lei semplicemente. Ed era vero, in parte. Essere l'ancella personale della principessa significava guadagnare un bel mucchio di soldi, in oro, vivere in un castello e fare conoscenze fra persone altolocate. D'altra parte, anche la Terra degli Innocui era vasta e offriva altrettante alternative. La verità era che Xenia era attratta da quella Dimensione, in un modo che la ossessionava a tal punto da abbandonare quella che in effetti ormai era casa sua e inoltrarsi in terre sconosciute e piene di pericolosi stranieri. Era più che cambiare città o persino oltrepassare l'oceano verso un altro continente: Tarya era l'Altra Dimensione, dove i racconti che l'avevano fatta rabbrividire da bambina sotto le coperte avevano avuto realmente luogo, dove migliaia di persone come lei avevano trovato la morte per mano di ombre più oscure di qualsiasi incubo. Nonostante questo, doveva farlo. Ormai aveva deciso. Continuava a camminare a passo fermo lungo il ponte, finché si ritrovó nell'ampio chiostro che accoglieva i visitatori all'interno della città: ogni colonna, dello stesso tipo di pietra che ricopriva il castello, riportava un drappo d'oro con il blasone dei Drerken - un drago a tre teste con una spada fra gli artigli -. Lungo il perimetro altre guardie vegliavano sui viandanti che entravano e uscivano dal ponte, alcune rovistando nei carri trasportati dai commercianti o dagli stranieri. Xenia si accorse che uno in particolare era tormentato da una guardia per della merce sospetta
"Dove hai preso questa stoffa? Non viene da Sannith"
"Gliel'ho spiegato, vengo da terre più a sud." spiegava esasperato lo straniero. Aveva la voce flebile e i vestiti sgualciti, trasudava stanchezza. Era chiaro che fosse reduce da un lungo viaggio "Porto questa stoffa dalla bottega della mia famiglia, come dono per la principessa Keihra in l'occasione delle nozze..."
"Non entra merce non richiesta, a Palazzo" rispose brusco la guardia "se sei qui per dare questa roba alla principessa, hai sprecato il tuo tempo, vecchio" così dicendo aveva rigettando la sottile stoffa lucente nel carro logoro, lasciando che cadesse fuori dal feltro di protezione. Lo straniero si preoccupó subito di risistemarla. Non si scompose di fronte il brutto muso della guardia
"Dove posso alloggiare, allora? Il viaggio é durato tre giorni, non posso permettermi di rimettermi subito in marcia" chiese gentilmente. La guardia non si mosse a compassione
"Ci sono un paio di locande al villaggio, vada lì a chiedere" non trattenne un sospiro seccato - Io non sono una locandiera - si voltò dall'altro lato, lasciando intendere che la conversazione era finita. Xenia vide il vecchio trascinarsi oltre il chiostro, lungo una stretta via attorno alla quale sorgevano i primi edifici della città. Fece per incamminarsi, ma una grossa mano la trattenne dalla spalla. Si voltó trasalendo alla vista di una guardia grossa il doppio di quella che aveva tormentato il vecchio
"E tu chi sei? Perché stai ciondolando?" indagó circospetto
Xenia cerco la voce, schiarendosi appena la gola "Sono Xenia Odonaris, vengo per mettermi a servizio della principessa Kehira"
"La principessa sa del tuo arrivo?" Xenia si risentì del modo confidenziale con cui la guardia si era posta, ma cerco di nasconderlo rispondendo semplicemente alla domanda
"Si, sa del mio arrivo"
L'espressione della guardia si ammorbidì, senza smettere di apparire ostile
"Allora farai meglio a sbrigarti. Non ama i ritardatari" grugnì
Lei non se lo fece ripetere due volte, giró sui tacchi e si avviò fuori dal chiostro. La via che portava al castello era breve e non attraversava la città. Questa sorgeva a est, poco lontano dalle mura, adombrata da una fitta schiera di alberi che fungevano da barriera naturale fra la casa della famiglia reale e il resto del popolo. Era questo che odiava di Tarya. Nel mondo degli Innocui - nel suo mondo - non si viveva sotto i regimi monarchici ormai da secoli. Esistevano ancora le famiglie reali, in qualche nazione, ma detenevano poco più che il titolo e parte del potere governativo. Non vi erano sudditi, ma cittadini liberi, e le guardie non erano altro che un elegante cornice presente alle parate ufficiali e alle cerimonie. Vadaris era tutta un'altra storia. La sfiducia negli stranieri portava le guardie ad una mania di controllo che sfiorava la paranoia, oltretutto le voci sulla principessa Keihra e la sua indisponenza avevano raggiunto persino le orecchie di Xenia: si diceva che fosse tanto bella quanto altera, rigida nell'applicazione delle regole e inflessibile verso chi le trasgredisse. Il fatto che fosse la seconda dragonide di sangue puro esistente in entrambi gli universi, poi, non faceva che renderla ancora più temibile. L'altro dragonide puro era suo fratello, Trevorian, noto soprattutto per l'impassibilità con cui aveva spezzato i cuori di quasi tutte le fanciulle della Capitale. Si diceva che non avesse ereditato i tratti spigolosi dei Drerken, ma quelli morbidi della trisavola, discendente dei Garwyn, famiglia del ramo dei protettori. L'unione con altre razze non era mai stata proibita esplicitamente, ma non era vista di buon occhio. Quella con una ragazza proveniente da una famiglia di protettori, uomini mortali a tutti gli effetti, aveva destato non poco scandalo. Da allora la progenie reale non si era più allontanata dall'albero dei dragonidi o dei loro diretti discendenti, e la macchia nella condotta di Olleyon Drerken permaneva negli occhi verdi e nei folti ricci ambrati, che di tanto in tanto facevano capolinea fra i discendenti. Xenia trovó i battenti del grande portone spalancati. Sentì un brivido quando l'aria del salone d'ingresso le scompiglio i capelli: era gelida quanto quella esterna. L'atrio circolare era circondato da pilastri adornati con i soliti blasoni d'oro, una scalinata a chiocciola correva lungo il perimetro serpeggiando verso i piani superiori. Rimase incantata di fronte la grande statua posta al centro: un enorme drago semi-accovacciato che stringeva fra gli artigli una lunga spada d'argento
"Molti lo trovano eccessivamente intimidatoria, come statua d'ingresso"

La maledizione dei destini incrociatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora