capitolo 2

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Sono già le 9.15! Speriamo che Enrico non si sia accorto della mia assenza.
Entro di soppiatto nel mio ufficio, quando sento una voce femminile provenire dalla stanza di Enrico.
"Calma Lisa. Calmati. Non innervosirti. Respira. Respira. Sarà una nuova cliente.".
Mi nascondo giusto in tempo dietro la porta e adesso che sono vicino alla donna la riconosco: è Paola Acquazzone.
È cambiata molto dai tempi del liceo, ma è rimasta molto attraente, ha continuato a vestirsi all'ultima moda che fanno invidia al mio completo bianco e nero che indosso tutti i giorni per venire al lavoro. Ma soprattutto non ha perso il suo andamento da donna ricca, snob e sicura di sé.
Prima che le ante dell'ascensore si chiudano noto che rivolge un sorriso, che potrebbe ammaliare anche il più scorbutico degli uomini, al MIO Enrico.
"Calmati Lisa. Rilassati"
Quando finalmente se ne va, mi precipito nello studio di Enrico.
<Ma ben arrivata! Ti sei ricordata di essere un avvocato?>
<Sì, scusa è che dovevo fare una commissione, comunque...[mi sta squadrando dalla testa ai piedi> provo a rispondere, ma lui mi interrompe subito: <Cosa dovevi fare di così urgente?>
<Ma sì te l'ho detto stamattina, dovevo vedere quella mia vecchia amica...>
<Uhm.. va bene.>risponde non proprio convinto.
<Ma cosa ci faceva Paola Acquazzone qui?>
<La conosci?> mi chiede.
<Sì, andavamo al liceo insieme. Però mi stavo chiedendo come mai fosse venuta nel nostro studio>.
<Ha visto che c'è un posto libero come segretaria e dato che ha bisogno di un lavoro che non la stanchi troppo, come mi ha detto lei, si è offerta di lavorare per noi per i prossimi 7 mesi>
<Che cosa!?> esclamo non essendo più sotto controllo.
<Vuoi dirmi che quella piccola, snob arrogante la dovrò vedere per i prossimi 7 mesi? Ma tu scherzi! Cosa le hai risposto quando ti ha chiesto del lavoro?>
<Che il posto è suo ovviamente. Le offriamo una bella cifra al mese e direi che non si possa proprio lamentare. Ma qualcosa mi fa pensare che tu e lei non andaste proprio d'accordo vero?> Mi risponde con un ghigno. "Eh già" penso "io e Paola non eravamo amiche per la pelle.
Alla fine Enrico mi convince ad assumere Paola come nostra segreteria. Cosa saranno mai sette mesi?
Sono seduta al tavolo del mio studio, quando sento un telefono squillare: lo cerco nella borsa, la svuoto, ma niente, del mio cellulare nessuna traccia.
Solo ora però mi rendo conto che a squillare non è il mio telefono, ma quello della zona segreteria.
Mi alzo e vado a rispondere:<Pronto? Ufficio Marcelli&Vinci, come posso aiutarla?>
<Potrei parlare con Lisa Marcelli per favore?> È una donna che parla.
<Sono io> [rispondo preoccupata].
<Cos'è successo?> Chiedo.
<Sono Lucrezia, la maestra di Giuseppe. Suo figlio non sta molto bene e mi ha chiesto di farla chiamare. Io avevo proposto di far chiamare il padre poiché lei sul telefono cellulare non ha risposto, ma lui ha insistito a chiamare al suo ufficio.> mi dice.
<Mio marito è deceduto circa due anni fa> rispondo seccata.
"Però adesso non è così difficile ammetterlo, ora che sto con Enrico" penso.
<Ah, mi scusi non lo sapevo. Io sono la nuova insegnante di disegno temporanea, visto che l'altra non può venire per motivi di salute>.
<Non si preoccupi. Arrivo subito> riferisco prima di chiudere la chiamata.
Sto per tornare andare via dall'ufficio, quando Enrico fa capolino da dietro la porta.
<Dove stai andando? E chi era al telefono?> chiede.
<A prendere Giuseppe a scuola perché sta male, ma non preoccuparti: lo porto da Perla e torno subito qui>.
<Bene. Perché mi ha appena chiamato il nostro nuovo cliente. Si chiama Riccardo Niva ed è accusato di omicidio. Non mi ha detto nient'altro, ma dovrebbe venire per le 12.30; ce la farai con il traffico di Napoli a fare tutto e ad essere puntuale?>
<Ce la devo fare> rispondo con una sicurezza che non ho.
<Vado.> dico prima di andare, ma come sempre mi attira a sé e mi bacia.
Tutto si ferma, tutto diventa meraviglioso, sembra di essere in una favola, ma purtroppo anche quelle finiscono e così esco dall'ufficio con ancora il suo sapore sulle labbra.
Prendo Giuseppe e lo porto a casa.
<Cos'hai?> gli chiedo.
<Non sto bene mamma, ho un mal di pancia fortissimo> mi risponde.
<Non preoccuparti. Adesso vai a casa tanto c'è Perla e ti fai una camomilla va bene?> gli propongo.
Mi bacia e scende dall'auto. Guardo l'orologio e...<Oh Dio! Sono già le 12.15! Non arriverò mai!>



Non dirlo al mio capo 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora