capitolo 5

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Mentre siamo in ascensore Enrico nota il mio nervosismo.
<Cosa succede, Lisa? Qualcosa ti preoccupa?> mi chiede.
<Ma no.. è solo che oggi sarà il primo giorno di Paola e..> non riesco a dire altro. Mi blocco. Ritorno indietro di tanti anni:
sono seduta sulle scale della mia scuola e vedo Paola baciare il ragazzo per cui mi ero presa una cotta. Lei dopo essersi staccato da lui mi guarda orgogliosa, fiera di aver centrato in pieno il colpo, di aver creato la prima crepa del cuore. Lo aveva fatto solo per farmi capire che lei avrebbe potuto avere tutti gli uomini del mondo, mentre io avrei raccolto gli scarti.
E invece no. Sto con l'avvocato più affascinante, qualificato e bello di Napoli. Devo solo tranquillizzarmi.
Ma non sono ancora pronta a esporre tutte queste mie paure e insicurezze a Enrico.
Quindi mi limito a fare cenno di no con la testa.
Arriviamo in ufficio e per fortuna Paola non è ancora arrivata. Le devo dimostrare che sono capace di fare qualsiasi cosa, in qualunque situazione.
Così mi dirigo con passo deciso nel mio studio e inizio a dividere tutti i fogli che ieri ho catalogato e li posiziono ordinatamente sulla scrivania.
Mi ritrovo con quattro cartellette:
nella prima le pratiche sull'assicurazione della donna ammazzata, nel secondo una lista di persone che potevano preservare rancore nei confronti della vittima e nel terzo l'elenco del conto bancario della famiglia.
Esco dall'ufficio per andare in bagno; nel frattempo sento il rumore dell'ascensore che arriva e dal quale esce una Paola bella, raggiante e decisa a tracciare il suo territorio. Le darò la possibilità di farlo? No. Non anche questa volta. Così ritorno in ufficio e mi dirigo verso di lei con passo svelto.
<Ecco a lei i nuovi elenchi telefonici. Il fisso ha cancellato tutti i numeri e lei li dovrà reinserire nuovamente.>
<Va bene> risponde lei tranquilla.
"Possibile che non mi abbia riconosciuta? Sono cambiata così tanto dal tempo de liceo?"
<Se chiama qualcuno e vuole parlare con l'avvocato Vinci deve premere su questo pulsante [la informo indicandole il tasto] se vogliono parlare con me deve premere quest'altro>
<Tutto chiaro> mi riferisce.
"Non so a quale gioco tu stia Paola" penso "ma qualunque esso sia, io ti smaschererò".
Sento il rumore della sedia di Paola che si sposta.
"Dove starà andando?"
Sì avvicina allo studio di Enrico, mentre porta con il suo andamento leggiadro un vassoietto con una tazzina di caffè sopra.
"Ma come fa a non cadere con quei trampoli? A me manca poco per non perdere l'equilibrio con le scarpe basse!"
<Avvocato, ecco il suo caffè> dice rivolgendosi ad Enrico.
"LISA!Ma tu devi andare in neuropsichiatria! Ti metti addirittura a spiarli! Gli sta solo portando il caffè!" ci mancava solo la mia coscienza.
"Torna a lavoro che fra poco devi consegnare quelle pratiche ad Enrico!"
<Grazie Paola, è buonissimo. Torna pure al lavoro> "A me non dice mai che il caffè sia 'buonissimo'"penso.
"Lisa! Torna a lavorare!" Maledetta coscienza.
Mentre mi sto per sedere, però, sento Enrico che dall'altra stanza mi chiama.
<Lisa! Vieni con le pratiche!>
<Arrivo!>
Prendo tutti i fogli e mi reco nel suo ufficio.
<Hai scoperto qualcosa di interessante?> Mi chiede
<In realtà sì. I conti del figlio della vittima erano in rosso> rispondo <Però..>
<Però lui ha un alibi> dice concludendo la frase.
<Va bene allora riguardale, magari ci troviamo qualcos'altro di interessante.>
<Va bene.> rispondo io.
Uscendo dal suo ufficio gli rivolgo un sorriso che ricambia dolcemente.
Passando per il corridoio della segreteria noto con un filo di tristezza quanto sembri vuoto lo studio senza Massimo e Cassandra.
Dopo la morte di Nina lei è tornata a Londra, mentre Massimo, ancora innamorata della "nemica" si è trasferito a Roma, perché questo posto gli ricordava troppo lei.
Passo davanti alla scrivania di Paola e la trovo mentre si sta rifacendo le unghia.
"Beh quando ha detto che avrebbe voluto fare poco non scherzava" penso passandole accanto.
"Che strano però. Lei ha sempre fatto parte dell'alta società, possibile che si sia ridotta a stare la segreteria di uno studio legale. Questa situazione mi puzza di bruciato."
"LISA BASTA! Torna a lavorare che la giornata non dura una vita!" maledettissima coscienza.
Per fortuna il tempo passa in fretta, cala la notte e io ed Enrico possiamo tornare nel nostro rifugio segreto...

Non dirlo al mio capo 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora