•Chapter 4•

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17 Ottobre 1967

Appena mi chiusi la porta alle spalle potei sentire lo sguardo duro e severo del manager bruciarmi sulla schiena. Il mio cuore non aveva smesso di andare a mille, e le mie mani non avevano smesso di tremare.
Per la prima volta nella mia vita in ventiquattro anni avevo veramente paura.
Mi voltai semplicemente verso di lui cercando di mantenere l'espressione del mio viso il più naturale e calma possibile, anche se in realtà non ero nessuna delle due in quel momento.

"Posso sentire come sei terrorizzata da qui."
Mi parlò duramente dopo qualche interminabile minuto di silenzio.

"C-come scusi?"
Oh andiamo, smettila di far sembrare tutti come un registratore rotto, hai capito benissimo quello che ha detto.

"Hai paura, non è così?" Domandò nuovamente fissandomi.

"Beh- un po', signore.." ammisi abbassando leggermente lo sguardo.

"Siediti." Mi disse poi, facendo un cenno col capo verso la sedia davanti alla sua scrivania.

Obbedii senza fiatare. Ribattere avrebbe solo peggiorato la situazione.

"Allora Janis...hai passato bene questo mese a casa?"

Non risposi. Che domanda scomoda.

"Cosa ti era successo?"

"I-io...ho avuto una brutta influenza, terribile, sono stata malissimo...poi ho avuto anche una brutta perdita..."

Wow sei davvero brava a mentire.

"Capisco...e ora va tutto bene?"

"Sì...abbastanza..."

"Questo mese senza di te è stato duro qui. E considerando che sei tu la voce principale del gruppo, i ragazzi hanno avuto parecchie difficoltà a fare le prove." Mi spiegò rimanendo composto ed impassibile.

"Posso immaginare signore..."

"E sai quanto questo ha influito sulle canzoni, giusto?"

"Sì, signore..."
Mi stavo sentendo morire.

"Ma, se dici che hai avuto delle difficoltà a livello personale, sei perdonabile" Mi accennò un sorriso

"Davvero?..."

"Sì Janis."

"Grazie, grazie davvero signore" sorrisi anche io.

"Di nulla, Janis. Ora puoi andare, vai dai ragazzi e stai tranquilla va bene?"

"Certo, e grazie ancora"

Mi alzai dalla sedia e mi diressi verso la porta, lanciando un' ultima occhiata al manager che mi stava ancora sorridendo, così sorrisi anche io ed uscii, chiudendomi la porta alle spalle e restando lì ferma.
Improvvisamente sentii un bruciore nel petto, ed un nodo alla gola.
Eccoli, stavano arrivando i sensi di colpa.
Ho mentito, ho mentito al mio manager...e lui mi ha perdonata.
Mi misi una mano sul petto all'altezza e al lato del cuore e la strinsi, poi abbassai lo sguardo sul pavimento.
Nel frattempo James che era rimasto lì mi notò e si alzo, dirigendosi subito verso di me.

"Janis, tutto bene? Che ti ha detto?" Chiese agitato

Alzai lo sguardo forzando un sorriso
"Sì, va tutto bene James"

"Lo vedo dal tuo sguardo che è successo qualcosa, parlami perfavore..." mi guardò tristemente.

"Magari dopo...okay?" Lo guardai negli occhi.

"Va bene, prenditi il tuoi tempo, io sono qui per te Janis..." mi sorrise.

Altri sensi di colpa.

Ci dirigemmo poi in sala prove dove i ragazzi stavano provando. Appena entrammo smisero immediatamente di suonare, tutti gli sguardi furono su di noi.
Li guardai uno ad uno.
Sam..Nick...il nostro batterista David Getz...Peter...
Tutti mi stavano guardando, e nel frattempo era calato il silenzio. Un silenzio che faceva quasi paura.
In quel momento ero consapevole che mi stavano odiando tutti, come biasimarli?

Nessuno aveva il coraggio di parlare.

"Janis...?"
Parlò Sam ad un certo punto, poggiando a terra la sua chitarra.

Forzai nuovamente un sorriso e lo guardai. Tutto ciò faceva male.

"Ci sei mancata Janis, veramente tanto, forse anche troppo" Peter mi abbracciò immediatamente

Rimasi un attimo paralizzata, era da parecchio che non ricevevo un abbraccio, e solo dopo qualche secondo ricambiai, coi sensi di colpa che si facevano ancora più intensi.
Ricambiai stringendo il mio amico a me, come per non volerlo lasciar andare.

Sentivo il cuore in gola, le mani che mi tremavano, gli occhi che mi pizzicavano.
Ma piangere davanti a loro mi avrebbe resa ai loro occhi una debole.
Nick mi notò, poi mi guardò con sguardo triste, ma io cercai di rassicurarlo accennando un sorriso; si tranquillizzò, anche se non sembrava molto convinto.

Mi staccai dal mio amico e feci un respiro profondo, poi parlai.

"Che cosa stavate provando?"

"Summertime"
Parlò David sorridendomi.

Sorrisi anche io. Quella canzone era a mio parere una delle migliori che avessimo composto fin'ora.

"Ragazzi, dovremmo poi andare a parlare col manager per quanto riguarda l'uscita del nostro album."
Parlò Sam dopo qualche secondo di silenzio

"Ci andremo tutti insieme domani, che ne dite?"
Parlò James guardandoci uno ad uno.

La sala fu invasa da un "Sì!" Urlato in coro dall'intero gruppo.
Finalmente stavamo tornando come prima, ed io non potevo chiedere di meglio.

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