•Chapter 1•

14 2 0
                                    

19 Settembre 1967

Janis' pov

Ero in studio a provare il brano "Piece of my heart" con il gruppo, ma lo stress mi impediva di fare le prove con dedizione.
Da quando avevo iniziato con la droga la mia vita era diventata più complicata ma non mi importava; ero giovane e volevo divertirmi.

Uscii dallo studio con aria mogia sotto gli sguardi confusi e preoccupati degli altri.
Mi sedetti sulla grande scalinata in pietra e tirai fuori un oggetto mortale quanto prezioso per me. Una siringa che conteneva dell'eroina.
Fissai l'oggetto nella mia mano per qualche secondo e un sorrisetto uscì dalle mie labbra. Mentre stavo per usufruire dell'oggetto una voce mi chiamò. Era James Gurley, uno dei tre chitarristi del gruppo.

"Janis."
Parlò in tono stanco stando in piedi dietro di me.

"James." Risposi non staccando gli occhi dalla siringa.

"Che stai facendo?"
Parlò scendendo sui gradini più bassi per raggiungermi.

Non risposi.

Con la coda dell' occhio potei vedere che si sedette accanto a me guardandomi.
"Ancora con quella merda?"
Parlò sempre con tono stanco, riferendosi alla siringa che avevo ancora in mano.

"Cosa ti importa? Eh?" Sputai acidamente guardandolo negli occhi.

"Janis ti stai rovinando la vita così. Basta perfavore." Ora il suo tono di voce si era fatto più triste.

"Non mi interessa."

"Come fa a non interessarti?"

Non risposi di nuovo.

"Cosa pensi che direbbero i tuoi amici e la tua famiglia?" Riprese severo.

"Lo sanno già." Parlai poi in tono freddo.

"E quindi? Vuoi buttare via la tua vita così?!" Alzò il tono di voce.

"James, forse faresti meglio a lasciarmi in pace sai?" Mi alzai in piedi.

"Mi stai prendendo in giro?! E le prove?!" Mi urlò vedendomi andare via.

"Janis?! Janis!" Urlò di nuovo in lontananza.

Camminai via ignorando le urla del mio amico in sottofondo che mi dicevano di tornare indietro.
Ripensai alle parole che mi disse poco fa ma non ci diedi troppo interesse. Tutto quello che volevo fare adesso era trovare un posto lontano da quello in cui stavo adesso.
Dopo qualche minuto sentii delle urla affannate chiamare il mio nome e avvicinarsi sempre di più a me.

"Janis aspetta ti prego!" La voce di James era ormai dietro di me, così rassegnata mi fermai e mi voltai nella sua direzione.

"Che vuoi ancora?" Parlai di nuovo.

"In studio sono tutti preoccupati per te" parlò con il fiatone.

"Si preoccupano invano allora."

"Quella merda ti sta rovinando, Janis. Sta rovinando la bellissima persona che sei"

Mi scappò una risatina.

"Cosa ci trovi di così tanto divertente?" Parlò confuso.

Mi misi le mani in faccia non smettendo di ridere. Quelli erano gli effetti dell'eroina, d'altronde.
Ti facevano impazzire lentamente.

James mi guardò confuso e potei vedere un po' di paura in lui.

"Tu non capisci, James"

"Cosa non capisco?"

"Io non...posso"

"Non puoi cosa?"

"Non posso smettere" un largo sorriso inquietante dominava il mio viso.

"Sì che puoi, sei ancora in tempo" mi mise entrambe le mani sulle spalle guardandomi.
Non risposi.

"Ti prego, ascoltami almeno stavolta" parlò di nuovo cercando il contatto visivo con me.

Mi divincolai senza rispondere.
"Sei soltanto una testarda." Parlò poi andandosene via.

Un'altra risatina mi scappò dalla labbra, mentre riprendevo il mio cammino per trovare un posto isolato. Casa mia, ad esempio.
Sei soltanto una testarda.
Quelle parole mi riecheggiavano nella mente, mentre stringevo la famosa siringa in tasca.

Dopo qualche altro minuto di cammino arrivai a casa e velocemente aprii la porta, per poi richiuderla subito alle mie spalle. Tirai fuori l'oggetto dalla mia tasca e dopo essermi seduta sul divano lo fissai per qualche secondo ripensando alle parole dette da James.
Sospirai.

"E va bene, facciamolo."
Stesi il braccio sopra la gamba alzando le maniche della mia lunga camicia nera. Lo girai con il palmo della mano rivolto verso l'alto e senza pensarci due volte, dopo aver stretto il pugno, infilai l'ago dentro il braccio. Premetti sempre di più.
Strinsi i denti dal dolore ma subito dopo sorrisi. Un sorriso che solo l'eroina mi permetteva di fare.

Una volta finita la droga all'interno dell' oggetto la lasciai cadere per terra, guardandone un'altra poggiata sul tavolo poco più distante da me.
Mi alzai per andarla a prendere, ma in quel preciso istante sentii la testa girare e la gambe diventare gelatina. L'ambiente intorno a me iniziò a girare e inziai a vedere sfuocato. Procedetti finché potei, il tavolo dove c'èra la siringa era distante solo di pochi passi, ma in quel momento mi accasciai a terra chiudendo gli occhi, lì dove nessuno mi poteva nè vedere nè sentire.

Drugs // J.JDove le storie prendono vita. Scoprilo ora