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"Vattene. Non posso aiutarti" esordisce il mago il giorno seguente, voltando le spalle a Jimin senza neanche guardarlo e dirigendosi a spalancare la porta del castello con un colpo secco.

Fuori, il temporale dei giorni precedenti si è mutato in una pioggerellina lieve e inconsistente, quasi a consentire alle Lande di assistere meglio alla scena che si scorge dall'uscio del Castello errante.

Jimin è fermo, in piedi accanto alla vecchia poltrona gialla come se nulla potesse davvero smuoverlo di poco più che di un soffio. Le mani, che potrebbero tradire appena un lieve tremore, sono accuratamente abbandonate lungo i fianchi, arpionate alla stoffa dei pantaloni di tela.

"Posso pagare." obbietta con voce controllata, accennando appena un passo in avanti, per poi ripensarci.

Lo stregone si lascia scappare una risata di scherno che sembra rimbalzare tra le pareti della stanza e rifugiarsi al sicuro, sulle Lande. Inchioda Jimin con uno sguardo di pece e Jimin per un attimo teme che le storie che si raccontano su quegli occhi siano vere, che in essi vi siano riflesse le fiamme dell'inferno, che pietrifichino chiunque osi incrociarli.

Per un lunghissimo, terribile istante, Jimin è certo di essersi tramutato in pietra, mentre quegli occhi impossibilmente scuri restano incatenati ai suoi e il suo fiato si fa inesistente.
E' come guardare in un pozzo notturno senza che l'acqua possa riflettere nulla se non l'oscurità del fondo, e Jimin si sente stritolare e trascinare e cadere, cadere, cadere... senza alcuna possibilità di ribellione, senza nemmeno la forza di provare a sottrarvisi.

E' solo un istante, però... e, prima ancora che Jimin possa davvero rendersene conto, gli occhi del mago hanno abbandonato i suo per spostarsi senza meta apparente lungo le pareti della stanza, quasi alla ricerca di indizi nascosti tra i dorsi dei libri mangiati dalle tarme e la malta dei mattoni.

"E con cosa?" sussurra quello dopo un tempo indefinito, con una smorfia strana che è un misto tra un sorriso canzonatorio e qualcos'altro di lontanamente simile al rammarico, ma non proprio.

"Il tuo cuore, forse?"

"Suga..." mormora cautamente Taehyung, scostandosi un po' dal bordo del focolare. "Lascia che-"

Ma Jimin si limita a stringere la stoffa della tela più forte e a scuotere la testa. "Forse." dice a mezza voce. 

Di questa maledizione non potrai parlarne ad alcuno...

Il volto del mago pare a quel punto riassorbire ogni traccia di qualsivoglia emotività o turbamento per tornare, ancora una volta, impassibile.

"Nessun essere umano potrebbe mai catturare una stella cadente." asserisce, voltandosi nuovamente verso l'ingresso per osservare le colline delle terre desolate, quasi stesse citando una legge ineludibile dell'universo.

〜*Yoongi's Moving Castle*〜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora