17 - ELIZABETH

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Elizabeth pov

Apro gli occhi e non vedo nulla

Non sono morta, e questo per ora è un bene

Piano piano la mia vista si abitua all'oscurità, e riesco a vedere dei piccoli particolari che mi fanno capire di essere in una cella
Un letto piccolo addossato ad una parete, un piccolo lavandino e le sbarre

L'unica fonte di illuminazione sono delle lampade a neon che vanno ad intermittenza e sono appese al soffitto del lungo corridoio che passa davanti alla mia stanza

Mi alzo e faccio qualche passo incerto prima di cadere rovinosamente sul letto

-C'è nessuno?-

Prima lo sussurro, ma non ricevendo risposte capisco di essere da sola, almeno nelle immediate vicinanze

-C'È NESSUNO?!-

Stavolta la mia voce risuona con un forte eco tra le pareti dell'edificio

-Ti consiglio di risparmiare il fiato per dopo signorina.-

Una voce con un forte accento tedesco arriva alle mie orecchie

A parlare è un uomo sulla trentina con dei corti capelli biondi e una benda sull'occhio sinistro

-Dove sono?.-

Cerco di essere più aggressiva possibile, ma il mio tentativo deve essere misero, considerando la mia posizione e la fatica che sto facendo solo per non urlare dal dolore lancinante alla mia caviglia

-Tra poco la dottoressa Black arriverà a spiegarti tutto quanto, non fare domande e chiudi la bocca.-

Il rumore di un coltellino che viene fatto scattare mi fa trasalire e decido di fare come dice

Mi siedo sul letto e mi esamino la caviglia cercando di capire in che stato possa essere

È gonfia e sui toni del rosso e del viola, rotta, come minimo

Per il resto non sento male da nessuna altra parte, tranne un bruciore sulla fronte, probabilmente un taglio

Mi corico sul letto e una miriade di domande si affolla nella mia mente

Come stanno James e Steven? Saranno già tornati? Quanto tempo sarà passato dall'attacco? Perché non mi hanno lasciata morire?

Dei passi risuonano nel corridoio vuoto e mi metto a sedere guardando chi sia

Una giovane donna apre la porta della mia cella e subito dopo la richiude
Ha un lungo camice bianco e sta scrivendo su una serie di fogli

Mi esamina un attimo e mentre scrive la guardo meglio

Ha degli occhi familiari, una particolare tonalità di azzurro che mi ricorda qualcuno

-Lei è la nipote del colonnello Phillips- al nome la sento trasalire e capisco di avere ragione -lui mi ha parlato di lei, di come ha deciso di venire a lavorare all'Hydra-

La ragazza continua a non dire nulla e mi si avvicina prendendomi il braccio

-Non dimenarti, o farà ancora più male-

Prende una siringa dalla tasca e dopo avermi sollevato la manica me la infila nella spalla

Sento il muscolo atrofizzarsi e dopo poco un bruciore lancinante mi infiamma il braccio

-Cosa... cos'era?...-

Non faccio in tempo a sentire la risposta che tutto intorno a me si fa buio

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