Cap. 2 - Sleepover

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Adrien osservò, confuso, Marinette accasciarsi accanto a lui: le sue spalle si abbassarono, i suoi occhi –erano sempre stati così azzurri?– si riempirono di lacrime.
«D-due giorni?» balbettò debolmente, evitando il suo sguardo. «Ma... come- come faremo?»

Lui mantenne il controllo sui suoi nervi, estraendo il telefono dalla tasca.

«Resisti, vedrò con Nathalie se si può fare qualcosa». Digitando rapidamente un messaggio in cui spiegava la situazione, tornò a fissare l'amica sconvolta, sospirando sconfortato, «Senti Marinette, so che queste condizioni non sono proprio il massimo, e probabilmente non vorresti passare due giornate intere con me, ma se si renderà necessario sono certo che potremo organizzarci in modo che io ti disturbi il meno possibile».

Inorridita, Marinette improvvisamente sussultò: «Whoa, whoa! P-perché? Perché- perché pensi di disturbarmi? Mi piace passare del tempo con te!» ribatté così velocemente che Adrien impiegò qualche secondo a capire cosa avesse detto.

Sorpreso da quell'affermazione, la fissò. «Davvero? Sembra che questa storia delle manette ti sconvolga tantissimo, ma io ho apprezzato il pomeriggio con te, quindi non è così male».
Marinette finalmente trovò il coraggio di incontrare il suo sguardo e sorrise con calore, «No, hai ragione. Mi dispiace. I-Io tendo a fissarmi troppo su tutto, e potrei avere un leggero problema d'ansia».
Il telefono di Adrien suonò in quel preciso momento, ed i suoi occhi si spalancarono nel leggere il nome del contatto. «Ah... È mio padre, devo rispondere.»

Non appena spinse il pulsante verde sullo schermo, Marinette poté sentire la voce dura di Gabriel Agreste uscire dagli altoparlanti.

«Avresti dovuto essere a casa a quest'ora, dove sei, Adrien? E cos'è questa storia insensata dell'essere ammanettato ad una ragazza?»

Il giovane guardò la sua amica un po' preoccupato, ma lei gli stava ancora sorridendo, senza offendersi per le parole aspre di suo padre.

Mimò un "Mi spiace" con le labbra, poi si schiarì la gola, «È come ho scritto a Nathalie, padre. Abbiamo avuto una disavventura con una reliquia ed ora dovremo restare legati insieme finché un fabbro specializzato verrà a liberarci, martedì mattina.»

Sentirono il signor Agreste sbuffare, prima di rispondere in tono asciutto: «Davvero fastidioso. Ovviamente dovrai saltare scherma, ma non possiamo rimandare il servizio fotografico di domani. Dovremo lavorare per aggirare questo... piccolo problema. Nathalie vedrà se può trovare qualcuno che si occupi prima del lavoro. Cosa pensavi di fare nel frattempo?»

Adrien guardò Marinette in attesa, e lei sospirò sconfitta, «Immagino che dovremo dormire a casa l'uno dell'altro. Puoi venire da me stasera? Dovrò spiegare questo pasticcio ai miei, e potremmo andare da te domani.»
«Sembra ragionevole, miss—?»
«Marinette» s'intromise Adrien, «ha vinto alcuni dei tuoi concorsi».
«Ah, sì. Bene, allora, Nathalie ti terrà aggiornato in caso dovesse trovare qualcuno che possa risolvere questa situazione prima di quegli incompetenti del museo. Spero che tu sappia che non sono affatto soddisfatto, Adrien».
L'espressione del giovane si rabbuiò, prima che rispondesse. «Me l'aspettavo, padre. Mi dispiace per l'inconveniente».

 Mi dispiace per l'inconveniente»

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