— Donde vieni? — disse la Regina Rossa, — e dove vai? Guardami in viso, parla dolcemente, e intanto non agitar le dita. Alice obbedì a tutte queste ingiunzioni, e rispose, come meglio poté, di aver smarrita la sua via. — Non so che intendi per la tua via, — disse la Regina; — tutte le vie qui attorno appartengono a me... —
Alice lanciò uno sguardo perplesso ai fiori. Ecco qual era la strana presenza che aveva sentito, prima...
Cercò di non pensarci. I fiori non parlano, Alice, e se li senti farlo vuol dire che hai sentito male provò a dirsi. O che sei pazza.
"Tutto bene?" chiese Luca.
Pensò a un modo per distrarlo. "Sai, in realtà non hai fatto una gran scelta regalandomi quelli" disse, in tono di rimprovero.
"Oh, non ti piacciono?" chiese lui, in imbarazzo. Era convinto di sapere sempre cosa fare per far tornare il sorriso alla sua ragazza. Era sempre stato così, del resto.
"L'anemone nel linguaggio dei fiori è considerato simbolo di abbandono, di un amore perduto, o della morte" spiegò Alice, con una punta di sospetto che cercò istantaneamente di scacciare.
Luca sembrò più turbato di quanto avrebbe dovuto. "Io ci provo a indorare la pillola e invece continua a saltare fuori..." bisbigliò tra sé, amareggiato, con gli occhi bassi, come se stesse riflettendo.
"Che vuoi dire?" chiese Alice, mentre il sospetto cresceva. Forse non era così ingiustificato.
"Niente, io...Pensavo ad alta voce."
Lei lo guardò negli occhi. Una volta riusciva a leggergli dentro qualunque cosa stesse nascondendo. Non che ci volesse molto.
Luca era la persona più sincera che Alice conoscesse e, anche quando la sua bocca mentiva, i suoi occhi sembravano sentirsi in dovere di contraddirla. Dalle iridi scure emergevano parole su parole, che raccontavano la verità dietro alle bugie, piacevole o spiacevole che fosse. Sempre.Era una delle cose che Alice amava di lui.
Però in quel momento gli occhi di Luca le sembrarono ancora più scuri, quasi spenti, e nessuna parola riuscì a risalire da quella profondità. Per qualche motivo quel silenzio le sembrò un rifiuto e non poté risparmiargli un'occhiata risentita.
"Il tuo cucciolo dice le bugie?" dissero gli anemoni con voci canzonatorie.
Sperando capissero, Alice li zittì mentalmente.
"Alice...Tutto bene?" domandò Luca.
Si era distratta di nuovo. Era rimasta in silenzio per troppo tempo e lo aveva fatto preoccupare. Ora doveva rassicurarlo. Fatti questi ragionamenti, la ragazza aprì la bocca per un innocuo "Scusa, mi sono incantata", ma invece quello che disse fu completamente diverso.
"Portami nel Paese delle Meraviglie."
Lui rimase un attimo in silenzio, immobile.
Lei si portò una mano alla bocca, sorpresa da se stessa. Come aveva potuto dirgli una cosa del genere? Di sicuro ora era ancora più preoccupato per lei. Eppure quell'esortazione, anzi, quel desiderio le era uscito di bocca senza che lo controllasse.
Evidentemente aveva passato troppo tempo rinchiuso dentro di lei. Se lo immaginò come un piccolo globo di luce che si agitava sbattendo contro le costole della sua cassa toracica come sulle sbarre di una prigione.
Perché del resto un desiderio è come un animale: se lo tieni in gabbia, prima o poi trova il modo di liberarsi. E di certo non come vorresti.
Decise comunque di negare quello che aveva appena detto, anche a costo di rinchiudere di nuovo quel desiderio. Lei poteva aspettare, Luca aveva già troppi problemi per prendersene altri suoi.
"Lei ci dirà come trovare la sua strada" disse invece.
Nuovamente, si stupì delle sue stesse parole. Doveva cancellarle. O forse no.
"La nostra strada, semmai" ridacchiò nervosamente Luca, roteando gli occhi in tutta la stanza per non guardare lei.
"No. Tutte le strade sono sue."
"Cosa stai dicendo? Sue di chi?"
Alice scosse la testa. No. Non c'era nessuna Regina a comandare le strade. Non era nella Provincia Bianca, né in quella Rossa. Non c'è nessuna regina, ripeté a se stessa.
"Allora diventalo tu. Devi solo attraversare la scacchiera e farti promuovere, piccola pedina" risposero delle voci beffarde dal comodino.
La ragazza si sedette sul letto, stringendosi la testa tra le mani e artigliando i propri stessi capelli con le dita, incurante del dolore.
Almeno con Luca, voglio essere normale! Solo quando sono con lui! singhiozzò nella sua mente.
I fiori, che parevano capire, ebbero la decenza di smettere di ridere. "Questo non può accadere. Ma del resto, l'impossibile può sempre essere possibile" aggiunsero dopo un po', seppure non del tutto convinti.
E tacquero. Alice si ricompose, sospirò e alzò il capo.
Luca la fissava, addolorato. "Scusa" disse allora lei, cercando di sembrare più calma. "Lascia perdere quello che ho detto."
Il ragazzo continuò a guardarla. Sembrava in dubbio. "No, hai ragione" disse alla fine. "Ti ci porterò nel Paese delle Meraviglie. Non ora, non subito, ma ti giuro che ti ci porto."
"Lo giuri sulla tua vita?" domandò Alice a bassa voce, come se temesse di spezzare un incantesimo facendogli quella richiesta.
Lui fece un sorriso stanco. "Per quel che vale, lo giuro sulla mia vita."
***
Scusate se mi sono agitata tanto.
"Ѐ stato davvero ingiusto da parte tua incolparci. Sei stata la prima a parlare della Regina."
Avete ragione. Scusatemi ancora.
L'orgoglio dei fiori sembrò soddisfatto, perché dopo qualche secondo ripresero a parlare, questa volta compassionevoli: "Guarda che parlavamo sul serio prima."
Di cosa? domandò Alice, infastidita dal tono colmo di pietà.
"Del diventare regina. Basta attraversare la scacchiera fino all'ottava casella."
Sì, l'ho letto, rispose Alice, lanciando un'occhiata obliqua al libro sul comodino.
"Bene! Ora sei un pedone, per cui alla prima mossa puoi fare due passi e andare subito alla terza casella." dichiararono i fiori entusiasticamente. Ora che la ragazza si era scusata, sembravano desiderosi di aiutarla.
Vi sbagliate. Non posso muovermi di qui.
"Oh, sì invece. Devi solo...trovare la tua strada" ridacchiarono.
Non ho una strada mia, ricordate?, rispose Alice seccamente.
"Non ancora, ma da regina l'avrai. Apri il libro e prendi il treno" le ingiunsero gli anemoni.
Non sapeva se la stessero prendendo in giro o meno, ma in ogni caso leggere le sembrava una buona idea. Prese il treno e sparì nel Paese dello Specchio.
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Take me to Wonderland
Fantasy"Se non c'è nessun senso ci risparmiamo un mondo di fastidi, perché non abbiamo nessun bisogno di trovarcene uno." Alice è una ragazza normale: ha lunghi capelli biondi, occhi azzurri, un fidanzato, una passione per il disegno e la lettura e...Una...