Una soluzione?

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«Ehi, ehi, va tutto bene, alzati.» Provo ad aiutarlo ma è inutile, se ne rimane a terra, in ginocchio.

«Papà, ti prego.» Rialza appena il capo, ed è peggio di quando mi hanno sparato.

Il suo viso è devastato da così tanta sofferenza che mi spezza il cuore.

«Ti porteranno via, perderò di nuovo una figlia. Perderò...» si rimette prono, mentre io non so che cosa fare, cosa dire, per alleviare la pena.

«Possiamo andare via, fuggire lontano» credo sia la giusta soluzione, ma a quanto pare non lo è per lui.

«Ci troveranno comunque. E anche se non accadesse, spunterà sempre fuori qualcuno che capirà, che mi vedrà. E non posso condannarti a una vita da fuggitiva. Hai diritto di vivere come tutti gli altri ragazzi. Sono solo un danno per te, aveva ragione Vincent. Sarei dovuto morire.»
Lo schiaffo che gli tiro è così forte da fargli voltare la testa da un lato.

«Non azzardarti mai più a dire delle simili sciocchezze! Tu non sei un danno, sei la cosa più bella che mi poteva capitare. Sei tutto per me: il mio mondo, la mia famiglia, la vita stessa. Se tu non ci fossi... mi sentirei sola, persa, abbandonata. Ma con te è diverso; quando sono al tuo fianco so di poter affrontare tutto, e che se le avversità mi trovassero saresti sempre pronto ad aiutarmi, a salvarmi. Questo sei per me, per sempre.»

Queste parole dettate dal cuore fanno breccia; mi stritola tra le sue braccia, tempestandomi di baci. Sento le sue calde lacrime, il suo cuore battere a un ritmo forsennato.

«Io sarei perso senza di te. Tu sei la vera salvezza, per il mio cuore ferito e la mia anima lacerata. Ti giuro che non dirò mai più una cosa simile, te lo prometto.»

«Lo so, ti credo. Ma adesso alzati, dobbiamo pensare a come sistemare le cose con Malia.
Non sarà molto incline a dimenticare, a meno che tu non la soggioghi.» Mi fa male pensare di usare simili mezzucci sulla mia amica, ma devo salvaguardare lui, il nostro rapporto e me stessa, più di ogni altra cosa.

«Non posso, tesoro. Sai che le regole sono chiare, sarebbe controproducente usare i poteri. Vorrà dire che la inviterai qui, le dirai che non ci sono, e invece ne discuteremo con calma.» Propone di contro.

«Aspetta, vuoi ordire un'imboscata alla mia migliore amica?» spalanco gli occhi.

«Decisamente, sì.» Un sorriso appena accennato.

«Sei il migliore, un genio fatto e finito. Le lascio passare con calma la giornata, domani la chiamo. La conosco e so che ha bisogno di un po' di tempo per riprendersi, va bene?»

«Certamente, adesso vado a riposare, questo dramma mi ha sfinito. E sento il vuoto salire in superficie, mi servono energie per contrastarlo.»

Sono queste ultime parole che mi spronano a voler uscire e andare a parlare con una persona. L'unica in grado di darmi risposte, l'unica che lo conosce così bene... Caroline Salvatore.

«Certo, nessun problema. Buonanotte papà» lo saluto.

Non mi risponde, ma va direttamente in camera. Si vede bene che è provato fino allo sfinimento.
Il che ha anche un qualcosa di positivo, ovvero: si addormenterà prima del solito, così portò correre via prima del previsto, e dare una chance alla mia bislacca idea. 

***

Sgattaiolare fuori da casa si rivela un'impresa più ardua di quanto pensassi. Ma devo farlo, perché ho bisogno di parlare con Care e le sue figlie. A passo spedito mi dirigo verso la scuola, e quando arrivo noto che una luce è accesa, al secondo piano, dove alloggiano i docenti.

«Caroline, ti devo parlare con urgenza, ti prego!» so che può sentirmi. E infatti la luce si spegne e un attimo dopo compare davanti a me, nel giardino.

«Stai bene tesoro?» anche se non leggo il pensiero, non è difficile capire a cosa stia pensando; crede che Nik sia uscito di testa ancora una volta.

«Sto benissimo, ma ho un grosso problema da risolvere, che concerne la magia. Come ben sai a Klaus è vietato usare i poteri, per cui rimanete solo tu e... beh, le tue figlie. Non pensare male, non è niente di pericoloso, credo.»

Vedo le sue sopracciglia aggrottarsi.
«Queen, che cosa stai tramando?» lo dico io che sono più intelligenti.

«Vedi, la mia migliore amica Malia ha assistito a una delle uscite di testa di papà. L'ha visto trasformato per metà e... beh, puoi ben capire da sola. Ora, le cose sono due: primo, le rimuoviamo i ricordi col soggiogamento, ma puoi farlo solo tu. Secondo, proviamo a farla ragionare con calma e tranquillità. Ma non credo che funzioni, la conosco come le mie tasche. E questa è la parte semplice.»

«Su questo posso aiutarti e ben volentieri, ma che cosa c'entrano Liz e Josie?»

«Le tue figlie mi servono per altro. Vieni, sediamoci che il discorso è molto lungo», ci accomodiamo su una panchina di marmo e riprendo, «allora, vorrei che le tue figlie...»

Alla fine del discorso si alza in piedi di scatto.
«Scordatelo! Non darò mai il benestare a una cosa simile. Non solo per il bene delle mie figlie, ma soprattutto per il tuo e di quello delle persone che sono sotto la mia tutela.
Ti rendi conto, vero, che non appena lo scoprirà ci ucciderà tutti? Non posso mettere a repentaglio la vita di persone innocenti, anche se capisco e apprezzo il tuo sacrificio.
Sei una ragazza speciale, è stato fortunato a trovarti, ma non posso, Queen, davvero.»

Mi alzo a mia volta.
«Va tutto bene Care, era solo una proposta. È che lo vedo così... ok, fa niente, grazie mille per avermi ascoltata e scusami per averti rubato del tempo. Ci risentiamo domani, così decideremo il da farsi con Malia. Buona serata.»

Me ne torno mesta verso la via principale, ignorando il basso ringhio che proviene da dentro l'intrico di cespugli. Ma nel bel mezzo del percorso, quando sono più o meno a metà strada, qualcosa si piazza nel mezzo della carreggiata. E quel qualcosa, altro non è che un incazzatissimo Klaus.

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