Come Agamennone ed Ettore

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«Possiamo mettere qualcosa di più movimentato? Questo film è una pizza!» Mi lagno, dato che il film scelto da Malia non scorre neppure a spingerlo.

«E va bene, uffa, scegli tu» mi passa la busta contenente i DVD, dove ne trovo uno che fa al caso.

«Questo?» chiedo la sua approvazione, ben sapendo quanto sia fifona.

«Ok» è la sua stringata risposta. Metto il dischetto nel lettore e schiaccio play.

Mezz'ora dopo è totalmente sporta in avanti, ed io assieme a lei. Il film ci ha preso più del previsto: strano a dirsi, essendo uno slasher.

«Bella scelta, non c'è che dire» Klaus che si infila nel mezzo, ci distrae.

«Un sano massacro ci vuole, ogni tanto» asserisce Malia, guardandolo con gli occhi a cuoricino.

Mio padre fa un mezzo ghigno, che solo io posso comprendere del tutto; si rivede nel protagonista, serial killer psicopatico.

Smetto di guardarli, mi dà ai nervi il modo in cui lo fissa. E Santiddio, è mio padre, che cavolo!

A più della metà del film, Klaus si alza e va in cucina.

«La puoi finire, adesso?» Mi volto verso di lei.

«Che ho fatto?» Il suo tono è di sbalordimento totale.

«Semplice. Stai sbavando e lo hai messo in imbarazzo. È un adulto, Mal, si accorge di certe cose, di certi sguardi» la prendo in giro solo un po'.

«Cavolicchi, scusami, non pensavo che... ma dici che sia davvero imbarazzato?» A questa, sbuffo.

«Sì. Come ti ho già detto e ripetuto, non è interessato. Sta bene solo» peroro la causa ancora una volta.

«Uffa, che spacca marroni che sei! Lasciami almeno sognare!» Ribatte convinta.

«Malia, ti prego! È mio padre!» Mi sforzo per non ridere, sapendo che dalla cucina lui sente tutto.

«Guarda che hai ammesso tu stessa che non lo è biologicamente parlando. Tutta questa gelosia mi pare un po'... come dire, sospetta» e qui, davvero, vorrei lanciarla dalla finestra.

«Hai battuto la testa? Ma come ti viene in mente! Non sono gelosa nel modo che pensi tu. Non c'è nulla di romantico da parte mia, è solo che, come ti dissi giorni fa, non mi piace che si parli di lui in certi termini» spiego nuovamente, mettendo un po' troppa enfasi nella mia difesa.

«Ma certo, sciocchina! Ti punzecchiavo e basta. Anche a me non farebbe piacere sentire certi discorsi su mio padre. Nonostante non sia bello e affascinante come il tuo» le tiro un cuscino in testa, scoppiamo a ridere entrambe.

«Dai, riprendiamo la visione» svio il discorso.

Qualche attimo dopo, due coppette di gelato ci vengono messe tra le mani.

«Per le mie ragazze» ci strizza l'occhio.

«Grazie!» Rispondiamo in coro, tuffandoci come avvoltoi sul cremoso gelato.

«Dai, adesso vado.
Grazie per avermi ospitata, signor Mikaelson. Ci vediamo presto, vero Queen?» Non mi sfugge la nota di panico nella sua voce.

«Certo. Domani c'è quella festa nella piazza cittadina, ci andiamo?» Le propongo.

«Assolutamente! Ci vediamo alle sei?» Non temporeggia.

«Va bene, a domani, 'notte tesoro» un abbraccio e ci salutiamo.

Chiudo la porta e torno in soggiorno per sistemare.

Lo trovo sulla poltrona, i piedi posati sul tavolino ed una strana espressione: sembra a metà tra il sorpreso e l'iracondo.

«Che c'è?» Domando.

«Non dovresti prima chiedere il permesso?» Uh-uh, eccoci al dunque.

«Pa', davvero?» Sospiro.

«Davvero.
Ci sono pericoli là fuori, soprattutto dopo New Orleans. E molti di loro sono giovani e aitanti» aspetta, cos'è questa novità?

«Ti riferisci ai ragazzi?» Sono sbalordita.

«Ovviamente, mia cara. Sei giovane, molto bella e intelligente. Un faro per ogni ragazzo. Anche se abbiamo già discusso della "prossimità" tra uomo e donna, diciamo così, sei troppo giovane per i fidanzati e le liaison amorose.»

Non so se ridere o piangere.

«Vado alla festa solo per stare con Malia, che cosa vai a pensare! Non ho né tempo né voglia di star dietro ai ragazzi» lo rassicuro, o almeno spero.

«Va bene, ho capito. Ma sappi che ti terrò d'occhio» ed ecco la solita intimidazione.

«Fai pure, se non hai di meglio da fare che pedinare la tua fedele e single figlia.» Ribatto.

«Buonanotte, dolce cuore, vai a letto, ci penso io qui» si alza ed inizia a rassettare.

«Buonanotte, Klaus» salgo di corsa le scale e mi chiudo in camera.

***

«Ok, da dove cominciamo: Montagne russe o casa degli specchi?» Malia è indecisa.

«Casa degli specchi no, soffro di claustrofobia, mi verrebbe un mezzo infarto. Montagne russe o ottovolante» rilancio.

«Ottovolante, aggiudicato. Ehi, guarda, i ragazzi della scuola al confine!» Le brillano gli occhi, mentre seguo la direzione del suo guardo.

«Wow» non sono molto entusiasta.

Il liceo privato da cui vengono non gode di buona fama, tra noi comuni mortali.

«E dai, Queen! Sono dei gran bei manzi» lei è la sua fissazione degli addominali a tartaruga!

«Vai pure, dato che ti hanno adocchiata.
Ti aspetto al camioncino dei popcorn.» Non aggiungo altro, facendo dietrofront per andarmene.

Il sole sta quasi tramontando, anche se c'è ancora un po' di luce.

«Scusami, tu sei Queen?» Una voce che non conosco mi interpella.

Mi volto e mi trovo davanti un bel ragazzo: capelli biondi, tenuti in un taglio all'ultima moda. Fisico slanciato, molto alto e con due profondi occhi azzurri. Mi sorride cordiale, ma il mio sesto senso mi avverte di qualcosa che non quadra.

«Chi vuole saperlo?» Una tattica che mi ha insegnato Nik.

«Mi chiamo Theo, ed ho sentito tanto parlare di te» afferma, continuando a non convincermi del tutto.

«Se sai già chi sono, perché chiedere?»
Non sono una sprovveduta.

«Perché volevo essere certo che fossi tu.
Sai, non vorrei sbagliare bersaglio» ed ecco che il mio istinto aveva ragione.

«Bersaglio?» Esce più un ringhio.

Lui sorride, estrae qualcosa da dietro la schiena e... spara.

 spara

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