chapter fourty eight: i love her

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"Chi comincia ad amare,

deve essere pronto a soffrire."

«Svolta a sinistra e parcheggia nel vialetto» concludo con le mie indicazioni alzandomi dal sedile emozionata.

Le uniche parole scambiate con Noah durante il tragitto sono state le mie indicazioni per arrivare nel centro di questa piccola cittadina sperduta neanche indicata sulle cartine.

Ma la mia anima è stata alimentata per tutto il viaggio da un via vai di ricordi passati qui. In questo centro dove posso essere la vera me.

Qui non sono Chloe LeBlanc la ragazza con il gene dell'albinismo, sorella minore di Amelia LeBlanc.
Qui sono solo Chloe, la nipote di May e Michael.

E sono felice di questa etichetta, perchè qui non mi devo nascondere, non devo armare i miei muri difensori.

Sono pronta a mostrare tutto questo a Noah, perchè? Perchè voglio di nuovo che il mio cuore vada in frantumi? Sarò pronta a condividere la parte più intima di me con lui? Questa volta sono sicura di me, di lui, di noi. È sempre così all'inizio.

«Deduco che non sarà come il centro di Seattle» ridacchia e spegne l'auto. L'unica cosa che mi confonde è che sembra così tranquillo, come se niente dell'accaduto di ieri fosse successo.

«Deduci bene. Qui c'è un campetto da calcio, una chiesa, dei negozi sparpagliati ma molto scadenti e una biblioteca secolare. Sono qui da una vita perciò non è sicuro entrarci» spiego con l'ombra di un sorriso sulle mie labbra.

Questa cittadina mi è sempre piaciuta per questo, la poca popolazione. E fin da piccola il fatto che fosse poco conosciuta mi aveva sempre affascinata.

«Se posso chiedere quel Roger.. ehm chi è?» domanda incerto.

Gli lancio un'occhiatina «Eravamo molto amici da piccoli ed essendo vicini di casa passavamo molto tempo insieme. È cresciuto ed io mi sono trasferita, ci siamo visti quando tornavo sporadicamente qui in Canada ma appena è partito per il college non l'ho più visto ne sentito. Devo dire che appena la nonna mi ha detto che è tornato qui.. beh è stata una bella sorpresa» sorrido. Da quel momento si zittisce.

La Chloe di questo momento vorrebbe giocare. Usare questa carta della gelosia come feci con Malcom in classe, ma qualcosa mi dice di non farlo.

Un Noah del passato che mi ricorda che gli faccio del male solo guardandolo male. Un Noah che mi consiglia di fare cose che non faccio mai ma che ora voglio fare. Ormai il mio scopo iniziale con lui si è vaporizzato, non mi importa di nulla, solo di lui.

«Comunque siamo solo amici..» aggiungo. Lui punta i suoi occhi verdi su di me, di nuovo. Mi penetrano la pelle e l'anima e mi entrano dentro come nessun altro aveva fatto.

«Io.. sai.. noi-noi dovremmo parlare..» dico balbettando. Abbasso il capo fissandomi le mani che si stanno torturando a vicenda. I suoi occhi su di me bruciano e l'unica cosa che so è che ho lui.

Lui è l'unica certezza che ho nella mia vita sbiadita dalla pioggia.

Noah.

La vedo torturarsi le sue povere mani perfette, chiaro segno che ho imparato sta a significare che sia nervosa o imbarazzata. Non può essere imbarazzata da me.

Ma subito mi torna in mente la serata precedente: i suoi occhi avevano perso colore, erano vuoti. Come se un concentrato di rabbia e tristezza repressa fosse uscita fuori tutta insieme.

Tiene sempre troppo dentro. Quella sera era sul punto di piangere. L'ho vista ma come mi sono svegliato, inebriato ma sorpreso dal suo tocco si è trasformata in qualcun'altra.

The sun and the moon.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora