Capitolo 3. Una nuova strega

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Dopo le rivelazioni di Sabine, fui molto scossa e chiesi il permesso di poter andare a riposare nella mia stanza. La donna, avendomi vista in un pessimo stato, mi concesse il permesso.

Arrivai nella mia camera barcollante. Non fu facile metabolizzare tutte quelle informazioni così importanti.

Non appena appoggiai la testa sul cuscino, mi addormentai e mi immersi in uno strano sogno in cui una giovane ragazza, della mia stessa età, era appena arrivata a Salem. Senza saperne il motivo, avevo dei presentimenti sul suo conto: mi sembrava di conoscerla e percepivo un'aura familiare attorno a lei.

Ciononostante, per quanto quella scena fosse stata reale e mi avesse trasmesso un'inquietante sensazione, riuscii a dormire con tranquillità.

Al mattino, tuttavia, mi risvegliai con quell'ambiguo presagio. Pareva come se quel sogno avesse pronosticato qualcosa che sarebbe dovuto succedere durante la giornata.

Corsi subito da Sabine per vestirla e, tra una chiacchiera e l'altra, le raccontai il mio sogno dinanzi allo specchio nella sua camera. Vidi chiaramente il suo viso cambiare espressione e il colorito olivastro della sua carnagione mutare in un bianco pallido come neve, in quanto mi riferì che quella stessa notte ebbe sognato la medesima scena, senza riuscire a interpretarla.

Quella rivelazione mi turbò al punto di amplificare le mie spiacevoli sensazioni. Avvertii qualcosa di sconfortante essere in agguato, pronto a sconvolgermi l'esistenza, ma infine non accadde nulla.

Di notte mi immersi di nuovo in quell'anfratto immaginario. Quella volta, però, fui in grado di cogliere qualche altro dettaglio: il cielo era dipinto di un rosso sangue, quella tonalità che ricopre le serate estive più afose; i corvi gracchiavano in lontananza e quella ragazza aveva un'aria stanca, tipica di chi ha viaggiato a lungo.

La mattina seguente narrai l'accaduto a Sabine e lei impallidì nel sentire come i nostri sogni continuassero a combaciare.

Proseguimmo in quel modo per settimane, fin quando la signora Walcott non decise di rivolgersi a una veggente della sua congrega. Ricordo quelle parole come se mi fossero state dette poco fa:

Mia cara, una giovane ragazza si avvicinò a Salem otto anni fa e dal compimento del suo sedicesimo compleanno i suoi enormi poteri, da tempo celati, si sono risvegliati. Ella si cela dietro una delle tue serve e confidenti. Unica discendente di uno stregone bianco e della regina del vudù. Il padre le nascose la sua vera identità a causa dell'imminente guerra tra umani e streghe, ma adesso, Sabine, è compito tuo aiutarla! Il suo nome è...

Sabine si interruppe e notai la stessa espressione sul suo volto di quando le narrai il mio sogno. Era pallida, sconvolta, ma mai quanto me nell'apprendere quella notizia sconvolgente...

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