Prologo (seconda parte)

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Shin passò dalla nebbia ad un'oscurità ancora più intensa. Entrando nella grotta, il buio si affievolì leggermente grazie al baluginìo  generato dalle torce appese lungo le pareti. Dal soffitto di quell'antro umido, delle stalattiti sgocciolavano sul suolo sabbioso. L'oscurità era onnipresente, interrotta di tanto in tanto dalla luce delle fiaccole. I tre Vakum barcollarono in avanti, tirati dalle mani di un nuovo padrone. Uno dei tre individui incappucciati li trascinò ancora più in profondità, impugnando le corde nella sua mano. La sua tunica cadeva pesantemente su quelle che sembravano spalle ossute, lievemente curvate. Il vecchio rugoso, alla guida del gruppo, teneva il mento sollevato mentre si spingeva ulteriormente nell'oscurità seduto sulla sua cigolante sedia a rotelle. Poco dopo, la luce squarciò il buio.

Shin si ritrasse, i suoi occhi spenti riuscirono a malapena a percepire il cambiamento. Nei recessi della sua mente, si palesò un pensiero remoto e fugace, per poi sparire in un attimo. Dietro di lui, gli altri due Vakum non mostravano alcuna reazione alla luce. La corda si strinse sul collo di Shin, facendolo goffamente incespicare sui suoi stessi piedi. Il gruppo avanzò, oltrepassando un'arcata. Il soffitto sparì per fare spazio ad un ambiente enorme. Nonostante ci fossero numerose torce ad illuminare quel luogo, la loro portata era esigua e la luce raggiungeva a malapena le zone d'ombra. Shin lanciò un'occhiata ad una torcia vicina sbattendo le palpebre. Quel pensiero remoto nella sua mente tentò di riaffacciarsi, per poi sparire di nuovo come tracce di fumo.

Il vecchio batté il palmo della mano sulla sedia a rotelle "Venite!"   Uno dei sottoposti incappucciati fece un passo in avanti, per poi inchinarsi. Muovendo un dito deformato, il vecchio gli fece cenno di avvicinarsi. Parole confuse entravano ed uscivano dalla mente di Shin, vaghe come le traiettorie di una mosca in volo. 

"Rituale...pugnale...inizio"

Qualcosa sfrecciò nella testa di Shin; un pensiero istantaneo e chiaro, impresso negli angoli remoti della sua mente. I suoi occhi si alzarono di scatto, catturati dalle bizzarre incisioni raffigurate lungo la parete: grottesche figure con lunghe dita simili a tentacoli. C'erano anche degli spazi vuoti in quella composizione, intervallati secondo uno schema coerente. Senza dubbio, dovevano avere un significato...Quei colori. Quelle linee unite fra loro.

I pensieri svanirono, riportando Shin ad un inerte stato di coscienza. 

La figura incappucciata lasciò le corde e si allontanò, senza emettere alcun suono. Nessuno dei Vakum tentò il minimo accenno di fuga. Il più esile dei tre oscillò sui suoi piedi ed infine crollò a terra. Il vecchio lo osservò sbuffando, per poi voltarsi.  Una grande roccia rettangolare occupava il centro di quella camera. Era ricoperta dalle stesse raffigurazioni mistiche presenti sulla parete, caratterizzate da motivi simili a vortici dipinti di nero e verde. Shin inspirò profondamente, avvertendo una sensazione all'interno del petto. Quella sensazione si stava espandendo, originandosi dai polmoni e diffondendosi lungo le braccia fino alla punta delle dita, dove causava un formicolio. Il Vakum provò ad opporvisi e le sue dita si mossero. 

Sbatté le palpebre. 

Muoviti.

Per mezzo secondo. Shin focalizzò un altro pensiero.

Qui. Sono qui.

Non fece nemmeno in tempo a concentrarsi su di esso, che il pensiero venne inghiottito dal buoi della sua mente. 

Uno degli incappucciati si fece avanti, la sua tunica scura rischiarata dalla flebile luce delle torce. Afferrò una corda e diede uno strattone secco. Il Vakum legato ad essa cadde ai suoi piedi. Lo sventurato non frenò la caduta con le mani, andando a impattare una roccia con il volto. Del sangue schizzò sul suolo. Il Vakum non emise nemmeno un lamento e non fece alcunché per sollevare il volto dal terreno. 

I Volti dell'inganno - Sinfonie del Sole e della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora