Ashton aprì gli occhi.
Era disteso a pancia in giù sul morbido cuscino di flanella, il viso affondato tra le piume soffici.
Emise un suono strozzato e fremette prima di alzarsi puntellandosi sui gomiti.
Si passò una mano tra i folti capelli mori e sospiró.
Non poteva essere già arrivato.
Non oggi.
Eppure era così.
Non sarebbe stato accolto bene e lo sapeva.
La sveglia sul comodino continuava a trillare come un uccello impazzito.
Allungò una mano e premette il tasto di spegnimento.
Se solo la sua vita ne avesse avuto uno.
Spegnersi per sempre e accendersi solo quando ti riattivavano.
Posó i piedi sul freddo pavimento di marmo e aprì la finestra per far filtrare la luce mattuttina dalle tapparelle.
Coperto.
Questo fu il suo primo pensiero.
Grosse nuvole solcavano il cielo come un veliero che fende le onde.
Del sole nessuna traccia.
Nemmeno ill tempo atmosferico era a suo favore.
Aprì la cigolante porta della camera e si avvió nell'angusta cucina di casa sua.
Sua madre era impegnata ad affettare il pane con un enorme coltello dalla lama seghettata.
Non si accorse della sua presenza fin quando Ashton non emise un debole strusciare con la sedia.
Si giró a guardare il figlio con affetto.
"Andrà bene ". Lo rassicurò.
"No, non andrà bene ". Rispose Ashton dolcemente.
La donna sospiró e posó il coltello su un tagliere di legno poco distante.
"Dovresti essere più fiducioso ". Disse sua madre.
"Ho perso quella fiducia ormai,mamma. Apprezzo il tuo appoggio,comunque". Aggiunse alzandosi facendo scricchiolare la sedia.
Lei gli rivolse un debole sorriso e poggió le labbra sulla sua guancia.
"Buon primo giorno Ashton".
Il ragazzo non ci badó e si avviò dentro lo squallido bagno di marmo bianco.
L'acqua scorreva sul torace del moro,disegnando rigagnoli confusi prima di scivolare in basso sullo stomaco.
Ciocche di capelli umidi gli ricadevano sulla fronte mentre si avvolgeva un asciugamano attorno alla vita.
Cinque minuti dopo era davanti alla porta di ingresso, vestito alla bell'e meglio,perlomeno in quella scuola non si dovevano indossare pretenziose uniformi o orrende cravatte corredate a pantaloni con l'elastico.
Non si sarebbe comunque potuto permettere posti del genere.
I soldi sparivano troppo in fretta a casa sua.
Lo strusciare delle sue scarpe sull'asfalto era l'unico suono percepibile sulla strada silenziosa.
Il cancello di ferro gli apparve da lontano sfocato e confuso.
Ci siamo, pensò.
Lo attraversò come in un sogno,quasi fosse un portale per un'altra dimensione.
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Incomplete|| Ashton Irwin||
Teen FictionIl moro guardò attentamente negli occhi della ragazza. Due pozze nere,prive di qualsiasi calore. Tetre,oscure. Il buio al confronto impallidiva.