Capitolo 5

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Lo scatto secco della porta riportò alla realtà entrambi.

La figura slanciata di Chelsea apparve nell'anticamera, scazzata e menefreghista come al solito. Non si degnò neanche di guardare in faccia la sorella, che nel frattempo era sgattaiolata fuori dal salotto, il viso pervaso da un pallore inaspettato.

Buttò scompostamente la giacca nera su un appendiabiti per poi spostare lo sguardo spento su Ashton.

Sbuffò sonoramente portandosi una mano alla tempia e massagiandosela con cautela.

"Irwin, per il tuo bene, esci da quella porta. Non me ne fotte un cazzo di quella dannata ricerca a coppie".

Scattò la mora fulminandolo con lo sguardo.

Ashton esitó a lungo prima di rispondere.

Perché era venuto lì? Non lo sapeva neanche lui.

Ma la domanda più importante era un'altra. Come poteva una persona, specie una ragazza, essere così priva di ideali, di aspirazioni, essere così vuota...

Dovunque andasse Chelsea lasciava dietro di sé una scia di risentimento e dolore.

Era come se si nutrisse dei sentimenti negativi che sprizzavano le persone.

Cosa poteva aver ridotto così una ragazza non si poteva sapere.

E ovviamente accanto a lei c'era il buio.

Famelico, in agguato, la accompagnava in ogni luogo.

Tutti e due dei reietti, rifiutati dalla società perché diversi.

La gente si basa sulle apparenze, é risaputo.

E arrancavano avanti l'uno con l'altro, trascinandosi dietro a vicenda, finché solo lei non sarebbe rimasta inghiottita per sempre da quel mantello di oscurità.

Tutti questi pensieri irrazionali si accavallavano come onde che si infrangono su una scogliera nella mente di Ashton.

"Devi dirmi cos'é la Dirt".

La domandà si riversò fuori dalle sue labbra prima che avesse tempo di fermarla.

Chelsea lo guardò esterrefatta, bloccandosi sul posto, la bocca aperta a formare una "O" perfetta.

Centro.

Si guardò intorno furtiva prima di sospirare e passarsi una mano tra i capelli corvini.

Restò in silenzio per un tempo indefinito, torturandosi il labbro inferiore con i denti.

Il riccio attendeva paziente, sapeva di aver toccato un argomento delicato e non intendeva pressarla.

Mentre aspettava una risposta,Ashton si concesse un minuto, solo un minuto della sua vita monotona e solitaria per ammirare una ragazza che probabilmente non lo avrebbe mai considerato.

Era bella. Ormai quasi sicuro di poterla giudicare la ragazza più bella che avesse mai visto.

Il viso delicato, quasi fosse scolpito nel marmo, spruzzato dal colore ambrato della sua carnagione.

Le labbra piene, rosee e sempre increspate da una smorfia di disappunto.

I capelli d'inchiostro che le ricadevano come onde ai lati del volto.

La corporatura slanciata di chi ha avuto la fortuna di possedere un bel fisico.

Solo gli occhi rovinavano il tutto.

Spenti e vuoti.

La rendevano incompleta.

Senza uno scopo.

Incomplete|| Ashton Irwin||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora