"Certe notti da nevrastenia, da soffocare
apro la finestra e volo via, si fa per dire.
Come la ginestra nata sulla pietra lavica
mi vedo lottare come mosca nel bicchiere
eppure Dio, lo lascio fare."
Afghanistan, febbraio 2007
Ha sempre odiato gli spazi chiusi.
In quell'abitacolo, poi, il caldo è soffocante, l'afa densa e appiccicosa come sciroppo d'acero.
Piccole stille di sudore scivolano rapide dalla fronte al mento, pizzicando la pelle e gli angoli delle palpebre.
Una patina viscida si è creata tra i capelli e il rivestimento spugnoso dell'elmetto: il prurito che provoca è quasi insopportabile.
Lo sforzo, continuo, per resistere alla tentazione di scagliare l'intero equipaggiamento il più lontano possibile si incarna in un martirio decisamente poco piacevole da gestire.
Intanto, il mondo, là fuori, è ridotto ad una sfocata ferita biancastra sopra il pannello di guida dell'M998[1], che procede, con estenuante lentezza, sulla strada che conduce al remoto villaggio di Barikyu.
- Capitano, crede che ci si possa fidare di questa soffiata? -
La voce del tenente Erso, non priva di una punta d'inquietudine, si ode appena sopra il mugghiare sordo del motore e degli pneumatici.
Averla vicina suscita nel Capitano Andor una strana apprensione, un misto tra angoscia e feroce istinto di protezione.
Sensazioni, naturalmente, del tutto inadeguate se rivolte ad un soldato con il coraggio e le capacità di quella irritante, ostinata, straordinaria giovane donna.
Tuttavia, lo ammette, avrebbe preferito che non fosse inclusa in un'operazione dall'esito tanto incerto.
Avrebbe voluto saperla al sicuro, alla base.
- Secondo i miei calcoli, le probabilità di finire dritti in un'imboscata sono approssimativamente del 79,3 per cento. -
Bodhi Rook, il pilota, per poco non si strozza nel disperato tentativo di reprimere un gemito.
C'è una cosa nella quale Cassian Andor ha sempre fallito: insegnare al suo ufficiale in seconda Kyril Kydut [2] - "K2", o, semplicemente, "Kappa", per gli amici - che, in determinate occasioni, sarebbe bene imparare a tenere la bocca chiusa.
In particolare se, di norma, tutto ciò che si ha da dire non serve ad altro che ad abbattere il morale delle truppa.
- Kappa, ti prego, non è il momento. -
Nascoste in parte dal bavero del giaccone, le belle labbra di Jyn - no, del tenente Erso - si piegano nell'accenno di un sorriso.
È questione di attimi.
Un violento sobbalzo. Un rombo di tuono.
Sotto ai suoi piedi si schiude la porta dell'Inferno.
Un volo di decine di metri.
Brucia. La carne brucia.
L'Universo brucia.
Attorno a lui solo orrore, sangue, urla terrorizzate.
Attorno a lui solo morte.
L'ultima cosa che vede, prima di sprofondare nell'oscurità, è la testa di Kappa che, staccata di netto dal resto del corpo, rotola lenta attraverso i rottami del blindato ancora avvolti dalle fiamme.
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La morte (non esiste più) - RebelCaptain War!AU
FanfictionRaccolta di 6 short-stories War!AU (leggibili quindi come originali), auto conclusive e indipendenti, dedicate a Jyn Erso e Cassian Andor (Rogue One: A Star Wars Story). Sulle note di "La morte (non esiste più)", dei Baustelle. -- (Pubblicata per la...