"La morte non esiste più non compra più
non vende più mio folle amore.
La vita non uccide più i nostri baci
i nostri sogni e le parole.
Il tempo non le imbianca più
e non si seccano a lasciarle stese al sole.
Parlami d'amore,
nonostante la stagione che verrà."
Città del Messico, dicembre 1914
Il vessillo della Vergine di Guadalupe oscilla pigro, accarezzato dalla brezza, una ferita color malva che si staglia leggiadra contro un cielo minaccioso, livido, traboccante di nuvole violacee e gravide di pioggia.
Da un angolo di Avenida de los Insurgentes, Cassian Andor osserva emozionato la folla inneggiante a Zapata riversarsi, con la forza travolgente di un fiume in piena, nell'arteria principale della città, per poi dirigersi festosa verso il Palazzo Nazionale, sede storica - e fino a poco tempo prima temuta e odiata - del potere esecutivo.
Accanto a lui, sua moglie, Jyn, prova con fatica a trattenere le lacrime.
- Cosa c'è, tesoro, a che pensi? Perché piangi? -
Nel chiarore rosso del crepuscolo, gli occhi trasparenti della ragazza fiammeggiano simili a tizzoni ardenti.
- Penso che... ce l'abbiamo fatta, e non mi sembra vero. Non ha senso, non ha proprio senso piangere, perché sono felice, immensamente felice. Ce l'abbiamo fatta, Capitano... - prosegue, increspando le labbra in una lieve smorfia buffa, e intrecciando delicatamente le dita sottili alle mani del marito - mani grandi, forti, ricoperte di calli e divorate dalle vesciche, testimoni indelebili di un'infanzia e una giovinezza trascorse a coltivare patate in quei pochi - dannatamente pochi - ettari di terra che la sua disgraziata famiglia possedeva a San Cristóbal, nel profondo sud del Messico. - ... Capitano Andor, abbiamo realizzato il nostro sogno. -
Lo sguardo di Cassian, caldo e limpido come un frammento d'autunno, si adombra, e le iridi, di una vibrante sfumatura nocciola, per un istante rubano il nero alle profondità della notte.
- È presto per cantare vittoria, Jyn. Il Generale Carranza ci darà del filo da torcere, puoi starne certa. Non è ancora finita, purtroppo... Tuttavia, - aggiunge, attirandola con ardore a sé, e affondando il volto nella massa vellutata e selvaggia dei suoi lunghi capelli scuri - hai ragione, noi abbiamo realizzato il nostro sogno, o per lo meno abbiamo contribuito a posare le fondamenta sulle quali esso verrà costruito. D'ora in avanti, sarà la speranza a dettare le regole del nostro agire, la speranza di un mondo migliore, di un futuro più luminoso, più giusto, in cui gli uomini possano vivere in pace gli uni accanto agli altri, liberi e uguali, padroni assoluti del loro destino. Sai, - continua, smarrito in un ricordo ormai lontano, custodito gelosamente fra le pieghe sfuggenti e amare della memoria - mio padre una volta mi chiese "secondo te, querido, perché un uomo insegue i sogni?" Io, naturalmente, non lo sapevo, ma la sua risposta mi lasciò stupefatto. -
- Sul serio? Cassian Andor a corto di parole? Stento a crederci. - Jyn gli accarezza i capelli, scostando con premura una ciocca ribelle dalla bella fronte ampia. - Adesso però sono davvero curiosa di saperlo; allora, perché un uomo insegue i propri sogni? -
- Per amore. Solo per amore.[1] -
Jyn alza fieramente il viso, offrendo il morbido cesello della bocca ai baci, alle carezze e alla tenera passione dell'uomo che ha imparato ad amare con tutta l'anima, del quale è riuscita a fidarsi senza riserva alcuna, e che ha sposato quello stesso giorno, in una piccola chiesetta deserta - ma così intima e graziosa -, a poca distanza dalle rovine del Templo Mayor.
Nella buona e nella cattiva sorte.
Finché morte non ci separi.
- Purché rimaniamo insieme. - dice, poggiando piano il capo sul petto di Cassian, ad un soffio dall'ultima ferita, sotto la cui cicatrice - ancora estremamente sensibile - può avvertire con chiarezza il pulsare frenetico del suo cuore.
Il giovane si lascia sfuggire un sospiro colmo di gratitudine. Sorride tra i baffi, mentre si scosta dolcemente da Jyn per offrirle il braccio con un gesto galante.
La pioggia comincia a cadere, avvolgendo ogni cosa nel suo manto traslucido; i contorni della capitale, dei suoi antichi palazzi e delle montagne che la circondano, si dissolvono lentamente nel raffinato acquerello di un pittore impressionista.
È il momento di tornare a casa.
- Ma certo, amore mio. - sussurra. - Sempre. -
{Words Count, 662; RebelCaptain MexicanRevolution!AU}
[1] Enna, Sciarrone, Gallazzi - Frammenti d'Autunno (PKNA n. 22)
- FINE -
Nota:
Messico e nuvoleeeee,
la faccia triste dell'Americaaaa,
il vento suona la sua armonicaaa
che voglia di piangere ho.
(cantare con la giusta intonazione, please, non facciamo gli altoparlanti)Eccomi ahimé giunta alla fine anche di questa piccola avventura.
Ringrazio chi ha letto la raccolta e chi avrà voglia di farlo in futuro. Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate.
A presto, e...
CHE LA FORZA SIA CON VOI!
Un bacio :*
Credits to the artist, che non so chi è ma appena lo scopro lo\la cito.
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La morte (non esiste più) - RebelCaptain War!AU
FanfictionRaccolta di 6 short-stories War!AU (leggibili quindi come originali), auto conclusive e indipendenti, dedicate a Jyn Erso e Cassian Andor (Rogue One: A Star Wars Story). Sulle note di "La morte (non esiste più)", dei Baustelle. -- (Pubblicata per la...