4. Secondo Giorno.

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Harold si svegliò presto la mattina per andare al fiume e sbrigare molte commissioni. Nella sua mente aveva un programma ben chiaro,e per non fallire doveva seguirlo alla lettera. Si cambiò e indosso i suoi vestiti,anche se questo lo turbava perchè non si poteva mimetizzare con la natura intorno a lui e perciò doveva stare attento. Prese l'abito militare e il contenitore d'acqua,l'arco e le frecce e si recò al fiume. Gli uccelli cinguettavano,si sentivano solo i suoi passi e il fruscio dell'erba sotto i suoi piedi. Il suo battito aumentava ad ogni passo che faceva,mentre con prudenza setacciava con lo sguardo ogni centimetro della foresta. Da fuori non si vedeva,ma era nervoso. Un punto a suo svantaggio,visto che gli animali lo capivano subito. Sospirò pesantemente e a piccoli passi arrivò al fiume. Come il giorno prima,si nascose dietro un albero: non voleva rischiare,meglio essere il più prudenti possibili ad ogni mossa. L'orso era di nuovo sul bordo del fiume,mentre cercava di accaparrarsi la colazione. Harold uscì dal suo nascondiglio e,a passi lenti,affiancò l'orso femmina,che girò di scatto la testa. Era impassibile,mentre il riccio si allungava e lavava nell'acqua l'abito militare. L'acqua era fredda,rinfrescante al punto giusto; il riccio aveva tanta voglia di buttarsi un enorme quantità di acqua in faccia,per svegliarsi. Mise per terra ad asciugare i vestiti e guardò l'acqua,limpida. Voleva tanto farsi un bagno,ma se qualche pesce velenoso o una medusa l'avesse attaccato? Era possibile,ma non trovava pesci o meduse che lui conosceva bene e li identificava come velenosi o mortali. Amava molto la pesca,conosceva ogni tipo di organismo marino dell'oceano. Quando lui era piccolo,suo padre gli parlava sempre del mare,e quanto fosse entusiasmante pescarne i pesci e viaggiare in nuove terre. Titubante,continuò a fissare l'acqua e spostare il peso da una gamba all'altra. Infine si decise di spogliarsi -apparte per la biancheria intima- e buttarsi in acqua. L'acqua era fredda,e lui si buttò velocemente,sussultando per il gelo. Pian piano si abituò alla temperatura e si mise a galleggiare,sotto lo sguardo attento dell'orso,che lo guardava incuriosito.

Ad Harold venne da ridere: poteva mai,un uomo,fare amicizia con un orso? E,quella,era amicizia?

Voleva tanto invitare l'orso a fare il bagno con lui -cosa alquanto strana,si disse- ma non era un bambino con cui fare amicizia,doveva andarci piano e stare attento.

Prese un po' d'acqua in mano e se la buttò in faccia: la cosa risultò un aiuto per risvegliarsi,perchè le palpebre non erano più così pesanti. Si bagnò i suoi folti ricci e uscì,ma si accorse di non avere niente con cui asciugarsi. Rabbrividì e strofinò le mani sulle sue braccia,stendendosi velocemente al sole. Quel giorno il sole era caldo e cocente,ma con delle nuvole intorno che minacciavano il diluvio universale. E il cielo era mostrato solo a pezzi.  Il cielo,di un colore così bello. L'azzurro. Un azzurro leggermente più chiaro al colore del mare,dei fiumi,dell'azzurro stesso. Le nuvole,lo zucchero filato. Così vicine,ma così lontane.

Scosse la testa per cacciare via i pensieri e la sua pancia brontolò,poco dopo anche quella dell'orso. Al riccio scappò una risata: era ovvio che quella mattina non era riuscita a prendere neanche un pesce. Indossò i suoi vestiti -mentre quelli militari erano ancora ad asciugare- e prese l'arco e una freccia,puntando verso il fiume. Guardò un bersaglio preciso: un pesce,decisamente enorme. Lo avrebbe soddisfatto fino a cena,era sicuro. E questo lo rincuorava molto,perchè all'ora di pranzo anche gli animali avevano fame,e mentre gli altri cercavano il cibo,lui se ne sarebbe stato a riposare nella sua tenda. Prima di farsi scacciare via quella possibilità -visto che il pesce stava andando via- lasciò che la freccia lo colpisse. Subito dopo un altro -della stessa dimensione- si fece strada nella stessa direzione dell'altro pesce,così si affrettò a prendere un'altra freccia dalla faretra e colpirlo. Si immerse nell'acqua e prese i due pesci conficcati nelle frecce e ne passò una all'orso,che senza esitazioni la prese e mangiò in un sol boccone il pesce.

Harold invece non poteva mangiarlo crudo,o avrebbe avuto un malore. Così cercò con lo sguardo dei rami con cui accendere un fuoco,appena ne vide uno si alzò e lo raccolse. Poi un altro,e un altro ancora. Mentre l'orso lo guardava incuriosito e sospettoso,lui strofinò velocemente due pezzi di legno contro,sperando succedesse qualcosa. Sebbene avesse appena fatto un bagno nell'acqua fresca del fiume,il sole cocente faceva scendere dalla sua fronte calde gocce di sudore. Una fiamma si fece largo tra i rami,Harold prese la freccia e la mise sopra il fuoco,che bruciava il legno. Tutto era tranquillo. Troppo tranquillo. Si sentì il fruscio dell'erba,segno che qualcuno si stava avvicinando. Girò lo sguardo e vide un uomo puntare la freccia sull'orso che ringhiò e grugnì,così lui si alzò in piedi e cercò di salvare la vita a quella madre.

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