𝔏𝔲𝔠𝔦𝔣𝔦𝔢𝔩 (𝔓𝔞𝔯𝔱𝔢 𝔇𝔲𝔢)

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Attenzione spoiler: in questo capitolo sono presenti dei dettagli che Vane aveva accennato negli aggiornamenti che non sono stati ancora reinseriti.

Riguardano la sorte di Raum ed Abrael, accostati ad un evento connesso alla condizione di Lilith la bionda. La parte nella quale è presente questa sorta di anticipazione è indicata con questo simbolo: [*].

Buona lettura!

Lucifiel (Parte 2)

Buio, freddo e oscurità mi avvolgono. Ho la testa in fiamme. Voci, pensieri e desideri si fanno strada nella mia mente, non mi appartengono. Non conosco le suppliche o le urla di dolore che mi vengono rivolte; non sono mie le speranze che infervorano il mio animo con l'illusione di prendere vita; non è mio... tutto quest'amore che mi attraversa, aggrappandosi saldamente al mio cuore.

L'unica accezione che riesco a sentire mia, è il precipitare.

Sto affondano in una fitta tenebra che, con i suoi artigli, mi spinge sempre più giù con sé.

La mia forza è fievole, il mio spirito intorpidito, la mia esistenza quasi vana.

Sono tutto e niente.

Bene e male.

Salvezza e condanna.

Perso in questo limbo di intenti, il mio corpo cozza violentemente contro una superficie solida.

Sussulto e apro di scatto gli occhi. Un cielo terso e spento accarezza il mio sguardo.

Dolorante, mi alzo a sedere. Fisso spaesato l'ambiente circostante.

La natura cinge le mie membra, una vegetazione arida e morta, priva di qualsiasi scintilla vitale.

Una madre malata incapace, oramai, di poter vezzeggiare e cullare i propri figli.

«Non ti ricorda qualcuno?». Un'ombra tetra e beffarda si materializza dinanzi a me, schernendomi.

«Una natura viscida e maligna che ha distrutto la sua stessa madre». I suoi schiamazzi mi entrano nel cervello, assordandomi.

«Tu cosa ne puoi sapere della sofferenza che io serbo in me silenziosamente, dell'atto vano e faticoso di aggrapparmi al ricordo di una madre che amo con tutto me stesso, ma, della quale, non possiedo nemmeno un'immagine vivida!», esordisco con rabbia, digrignando i denti. Le miei iridi si fanno ardenti e le corna, con violenza, compaiono, adornando il mio capo.

«Principe, placa la tua ira, questo è un modo del Passato per tutelarsi dai suoi viandanti».

La figura della Saggia Cassiel mi si palesa davanti, sorridendomi dolcemente.

Confuso, chiudo gli occhi, faccio un bel respiro e quando riporto la mia attenzione su ciò che mi circonda, quella presenza subdola e fittizia sembra essersi dissolta.

Mi soffermo sull'angelo al mio fianco e noto, con sorpresa, che anche i suoi lineamenti sono sfumati.

Sorride nuovamente. «Non mi è concesso stare qui con le mie fattezze corporee, poiché la mia figura esiste già. Potrei incorrere nel rischio di imbattermi nella me di questa realtà e credimi quando ti dico che le conseguenze potrebbero essere fatali. Poiché una volta terminato il mio compito, il mio ricordo non svanirebbe. Lascerei un frammento di futuro nella memoria degli abitanti di tale passato, modificando radicalmente il corso degli eventi. Tu, invece, sei futuro, la tua essenza non è ancora reale, quindi il tuo corpo, come le tue sembianze, non possono imbattersi in nulla che sia già vivo. Una volta terminato quello che è il tuo destino qui, la tua immagine svanirà dalla mente di chiunque si sia imbattuto in te. Questo è un fattore che può essere il tuo punto di forza ma anche di debolezza, poiché il Passato non ti sente come propria creatura. Sei una stonatura nel suo disegno e come tale cercherà di indirizzarti alla tua epoca, ed è in tali circostanze che dovrai sfoggiare la tua pazienza e saggezza, principe. Il tuo tempo qui è limitato, quindi compi al più presto la tua strada e ritorna nell'abbraccio rassicurante del futuro», esordisce con aria seria.

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