ATTENZIONE SPOILER:
Per leggere questo capitolo, bisogna aver letto i nuovi aggiornamenti che Vane ha postato.
I dialoghi indicati con questo simbolo (*) sono presi dal capitolo: La porta della Coscienza (Lux) parte prima.Salve!
Questo è un breve racconto incentrato sulla figura della nuova Lilth, priva di memoria, nel momento in cui Mik la porta da Lux, dopo essere scappati dallo scontro che sta avvenendo alla Torre dell'Angelo.
Questo capitolo è stato scritto di getto dopo aver letto i nuovi capitoli pubblicati da Vane.
Sono rimasta piacevolmente colpita dalla svolta che la narrazione ha preso, i personaggi stanno avendo un'evoluzione pazzesca, così come i contesti e le vicende.
Tutto quello che è successo fra Lilith e Lux mi ha sconvolta, dopo tutto quello che hanno affrontato insieme questa separazione mi ha lasciato l'amaro in bocca, anche se credo che tutto ciò sia funzionale per piani o azioni più grandi.
Nel tramite mi sono immaginata come un'ipotetica Lilith potesse reagire alla cosa.
Buona lettura!
Ps: anche se la storia è sospesa da tempo, spero di ultimare il più presto possibile anche i capitoli intitolati "Lucifiel".
Vedrò di fare del mio meglio.Il Demone Bianco
La testa vortica, i miei piedi si muovono come impazziti.
Corrono il più lontano possibile.
Frammenti di una vita passata cozzano contro le pareti della memoria.
Le fiamme imperversano nel mio corpo.
"Lilth, non oppore resistenza, lasciami libera..."
Mi copro le orecchie con le mani, una voce lontana mi supplica.
Devo andare via da questo maledetto posto!
È da quando mi sono risvegliata che mi dettano ordini.
Furcas, Lily, il libro del comando e quello strano ragazzo, le sue iridi singolari si impossessano della mia mente.
La sua immagine carezza la mia pelle, donandomi un sollievo che viene subito spezzato da una fitta acutissima alla tempia.
<<Potrei sapere dove stiamo andando di preciso?>>.*
<<Da Lux>>.*
Stralci di conversazione affiorano nuovamente alla mia coscienza.
<<Non è inutile, se tu provassi solo...>>.*
<<La me di cui parli non esiste più, vuoi capirlo?!!>>.*
Un'altra sferzata mi mozza il fiato.
Ma stavolta non è la testa il suo bersaglio, ma quell'organo pulsante al centro del petto.
Mi accascio a terra sfinita, i miei occhi sono fissi sul cielo plumbeo che sormonta la mia figura.
"Sapevo che avresti avuto bisogno di me prima o poi..."
Una moltitudine di voci devastano la mia psiche, rendendo confuso ogni pensiero razionale che cerco di articolare.
"Sono 19 anni che la mia essenza è imbrigliata in queste sudice catene, lascia che io prenda il comando!"
Le parole sono stridule biascicate, mi contorco in spasmi dolorosi.
Chiudo gli occhi, due tizzoni ardenti attirano la mia attenzione.
Tutto diventa buio e io precipito.Un tonfo violento mi fa sussultare, mi alzo di scatto.
Il nulla mi circonda, tutto è devastato.
Polvere, macerie... sembra una sorta di cripta.
Delle fiaccole accese contornano le pareti consunte di questo luogo angusto e tetro.
L'aria è pesante, putrida.
Odore di morte, di sbagli e di azioni negate.
Percorro lo stretto corridoio, i miei piedi si muovono in automatico.
Arrivo in un enorme spiazzale, sormontato da una cupola in vetro, raffigurante una scena singolare, ma alquanto triste.
Una ragazza dai profondissimi occhi blu domina al centro di quest'ultima.
È seduta su un trono, mentre con sguardo serio fissa un punto dinanzi a sé.
Il suo capo è sormontato da un maestoso diadema impreziosito da uno zaffiro di un colore così intenso ed ipnotico.
Ma non è questo, il fattore che attira la mia attenzione.
Le sua pelle candida è incorniciata da dei capelli corvini, scuri come la più tetra delle notti, mentre ha la testa leggermente piegata in avanti, vittima del peso di due robuste corna.
Ogni dettaglio è definito con una maestria assurda, fino a culminare in una bellezza nostalgica.
Delle maestose ali nere avvolgono la sua figura, quasi come se fossero uno scudo, un manto che nasconde e protegge.
Il mio sguardo è totalmente rapito.
<<Beh, invece di fissare quella rappresentazione con la bava alla bocca, potresti liberarmi e far sì che ciò divenga reale...>>.
Sussulto e mi volto in direzione della voce che è stata la fautrice di quelle parole.
La mia attenzione si focalizza in un angolo di questo strano mausoleo.
Sgrano gli occhi.
Le sue iridi cremisi mi fissano con un sadico divertimento.
<<Tu... tu... sei...>>, dico, balbettando.
Il tintinnio delle catene che imprigionano i suoi polsi e le sue caviglie riecheggiano nell'aria.
L'ombra che avevo scorto si avvicina lentamente a me.
Il suo passo è malfermo, strisciante.
Le fiaccole appese alle pareti, come se animate di vita propria, iniziano ad ardere di un fuoco fugace e impetuoso.
Sono paralizzata, adesso, quel fantasma poco visibile, si trasforma in una figura estremamente nitida che posso osservare in ogni suo insignificante particolare.
<<...te>>, mormora infine, una volta arrivata a pochi centimetri dal mio viso.
Indietreggio sconvolta.
Dinanzi al mio sguardo mi si palesa la mia esatta fotocopia dai capelli bruni, la pelle lattea, le labbra cremisi, gli occhi fiammeggianti e le corna scure che le conferiscono un' aurea minacciosa e regale.
Indossa una veste nera logora che lascia buona parte della sua pelle scoperta, alla mercé dello sguardo di qualsiasi viandante dovesse imbattersi nella sua figura.
<<Sei patetica... e io che credevo che con l'oblio forzato di quei ricordi logoranti, tutto avrebbe preso una piega diversa, ma mi sbagliavo. Sei rimasta la solita mocciosa di sempre, affetta da un semplice vuoto di memoria. Disgustoso!>>.
Brividi violenti percuotono le mie membra.
Il suo corpo è imbrattato da squarci, cicatrici e ferite di ogni genere.
<<Che credevi? Che le purificazioni alle quali ti sei sottoposta non avessero la benché minima conseguenza?>>, mi fissa con aria seria.
La guardo confusa.
<<Ah già, non puoi capire, hai dimenticato. Ogni singolo dolore, ogni istante di mera solitudine.
La rabbia che consumava le tue vene, l'impotenza di essere considerata il nulla, l'anello debole della catena da proteggere e maneggiare a proprio piacimento!
L'amore urlato con sguardi sanguinosi, cercando di trattenere quell'istinto di sete che attanagliava il tuo spirito, che soggiogava la tua mente...>>, sibila con fervore.
<<E ora che tutti quei sacrifici, tutta quella sofferenza rischiano di divenire vani.
Dove tutto quello per il quale abbiamo combattuto sta cadendo in frantumi, tu cosa fai?
Scappi... e per andare?
Lontano!
Fuggire via come una codarda, credendo che quello che sta accadendo non ti riguardi!>>, urla, stavolta, cercando di afferrare la mia figura, ma le catene non glielo permettono, imprigionano ogni suo gesto avventato.
Scuote il capo e sorride.
Sì, un sorriso amareggiato e spento.
<<Persino il Principe, dopo un misero capriccio, ha preferito lasciarti andare.
L'orgoglio ha vinto su tutto quello che invece ci unisce.
E questo perché?
Perché siamo sostituibili, perché lasciamo e continuiamo ad essere fantocci!
Nelle mani di chiunque voglia donarci la più insulsa considerazione>>.
Inizia a passeggiare nervosamente.
<<E adesso non sono qui per fare paternali o biasimarti, perché ogni gesto da te compiuto, per quanto io non voglio ammetterlo, l'ho condiviso.
Ci siamo fidate dell'affetto della nostra famiglia, ma senza renderci conto che in questo modo ci stavamo spezzando le ali.
Sì, abbiamo sempre creduto che quello fosse l'unico modo possibile, ma non è così.
E le risposte alle nostre domande sono arrivate, vuoi sapere quando?>>.
Le sue parole sono incalzanti, rivolte non solo a me, ma a lei, che non è altro che il riflesso più oscuro del mio essere.
<<Quando, in un solo soffio, hanno ridotto nostra madre nel puro niente.
È morta davanti ai nostri occhi, senza che noi muovessimo neanche un dito.
E, per cosa, ciò è accaduto?
Qual è stato il motivo che ci ha spinto a sacrificare una delle cose che avevamo più care mondo?
La paura... la non accettazione di un diverso che non si conformava al resto.
L'adeguamento ad un codice che ci è stato imposto senza sapere nemmeno la portata di cosa stava incatenando.
Si, un cuore demoniaco nato nella luce del Paradiso e allora?
Dov'era lo sbaglio, l'abominio?
C'è stato chiesto di amare in maniera disinteressata e noi l'abbiamo fatto.
Il nostro cuore l'ha desiderato, ma oltre a quel disinteresse c'era un impeto che ci è stato negato.
Ci è stato insegnato a controllare la nostra forza e noi l'abbiamo condiviso.
La nostra potenza si è adattata, anche se una parte di noi, di te, si decomponeva lentamente.
Ci è stato mostrato come scandire la nostra libertà, esaltando la meraviglia del suo immenso valore, mentre però ci rinchiudevamo in una prigione dorata, buttando via la chiave...>>, sussura, mentre delle lacrime cremisi bagnano il suo volto.
<<La memoria tornerà, se ti libero, non è così?>>.
Annuisce.
<<Certo, ma non tornerà solo quella.
Tutto ciò che in questi anni hai cercato di rigettare e non vedere, salirà a galla con una violenza devastante.
Quando, all'età di cinque anni, ti avventasti sul collo del tuo gemello, prosciugandogli quasi ogni essenza vitale.
Accezione che, con la fortificazione del sigillo celatore, si è attenuta.
Ci sarà quel desiderio di morte, caos e scomparsa che cercheranno in ogni modo di svilire il tuo cuore.
E tutta quella solitudine, tutto questo...>>, dice, indicando quello che ci circonda, <<tormenterà ogni tuo singolo giorno, tentando di portarti giù con sé>>.
Annuisco.
<<Cosa devo fare?>>, chiedo, mentre una strana determinazione si impossessa del mio corpo.
<<Dovrai lasciarti divorare, non dovrà esserci più questa distinzione. I nostri pensieri, le nostre anime dovranno mescolarsi in modo tale che il nostro potere si dispieghi nella sua forma completa, senza alcuni tipo di restrizione>>, afferma semplicemente.
Il silenzio ci avvolge.
Per un un istante tutto tace, emozioni contrastanti regnano in me, stordendo la mia consapevolezza.
Faccio un bel respiro e mi avvicino, azzerando la distanza fra noi.
L'altra parte di me mi sorride, un sorrisetto sinistro, ma fiero e lucido.
I suoi canini si allungano, mostrandosi nella loro forma estesa.
<<Ci vediamo nel mondo di lì fuori>>, mormora, prima di addentare la mia carotide.
La realtà torna ad essere di nuovo confusa, chiudo gli occhi, cadendo nel vuoto.Una luce intensa sferza la pelle del mio viso, le mie iridi si spalancano, tornando a fissare il cielo plumbeo che, per quelli che mi sono sembrati istanti, stavo ammirando poc'anzi.
Mi metto a sedere e una strana sensazione mi invade.
I miei sensi... riesco a cogliere suoni fino a quell'istante sconosciuti.
A scorgere dettagli mai visti e di usufruire di capacità fin a quel momento sopite.
Con uno scatto felino, balzo all'inpiedi e, come un fulmine, sfreccio in una direzione ben precisa.
La natura morente circonda la mia figura.
In men che non si dica, mi ritrovo dinanzi le acque cristalline di un lago.
Lo stasso lago che ha contornato alcuni ricordi della mia infanzia.
Sono nei pressi del Tempio di Rose.
Mi specchio e resto sorpresa dell'immagine che quest'ultimo mi rimanda.
I miei capelli corti, invece di essere biondi, sono divenuti molto più scuri, di un castano chiaro, tendente al cenere.
Le labbra sono di un rosso intenso, mentre contornano dei lineamenti più appuntiti e spigolosi.
Delle enormi corna sormontano il mio capo, donando alla mia figura un tocco austero, pericoloso.
L'unica cosa che è rimasta invariata sono gli occhi, di un blu accesso, che sono i testimoni del mio cuore puro.
Il primo demone bianco mai esistito
che, di sua spontanea volontà, ha accolto l'Amore del Creatore.
Ha disciplinato la sua essenza, andando contro alla sua stessa natura per far sì che ciò fosse realizzabile.<<Lux, Mik...>>, mormoro.
I ricordi scorrono fluidi davanti alla mia espressione.
Ora so, non posso restare in disparte.
Quasta guerra mi appartiene e, come tale, voglio combatterla e onorare tutto quello che mi è stato sottratto.
<<Che le danze abbiano inizio...>>, affermo, sorridendo, prima di scomparire fra le pieghe confusionarie di un presente che sta crollando nella sua stessa tela, nelle sue stesse trame.
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Inferorum Gemmae Saga
Hayran KurguFanfiction ispirata alla Inferorum Gemmae Saga della scrittrice F. Vanessa Arcadipane. I personaggi e le ambientazioni sono di proprietà sua così come, d'altronde, le immagini utilizzate per creare il collage che ho scelto come sfondo della storia...