𝔏𝔲𝔠𝔦𝔣𝔦𝔢𝔩 (𝔓𝔞𝔯𝔱𝔢 𝔘𝔫𝔬 )

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Attenzione spoiler: in questo capitolo sono presenti dei dettagli che Vane aveva accennato negli aggiornamenti che non sono stati ancora reinseriti.

Riguardano la sorte di Raum e Abrael, la parte nella quale è presente questa sorta di anticipazione è indicata con questo simbolo: [*].

In questo capitolo sono presenti dei personaggi di mia invenzione, essi sono: Azazel, Lucifiel e Michael. I loro nomi sono stati scelti con lo stesso metodo che ha utilizzato Vane nel fissare i nomi dei Sovrani sia degli Inferi che del Paradiso, (ognuno di essi deve ricordare in un certo senso il nome di Lucifero e Michele), Azazel, invece, ho cercato di farlo combaciare il più possibile con quello di Azrael e Aciel, anche solo nel suono. Per il resto questi personaggi sono il frutto originale della mia immaginazione.

Buona Lettura!

Lucifiel (Parte 1)

"È lui!", delle risate riecheggiano nell'aria. Non riesco a capirne la provenienza.

"È un mostro!", mi porto le mani alle orecchie, cercando di placare questi sibili che mi stanno facendo impazzire.

"È il figlio del Diavolo e della Morte!", stavolta sento dei bisbigli impauriti propagarsi in ogni dove.

«Non è vero! Sono molto più di questo», urlo a squarcia gola verso un interlocutore indistinto.

L'oscurità mi avvolge e cado nel vuoto.

Mi sveglio di soprassalto, madido di sudore. Le lenzuola nere avvolgono il mio corpo come una seconda pelle. Mi alzo a sedere di scatto, passando le dita fra i miei capelli biondi. Fili di grano così simili a quelli di mia madre.

Oggi è il giorno, quel giorno. Sono passati diciott'anni dalla sua scomparsa.

Il mio volto si oscura, mentre mi dirigo nell'enorme bagno che adorna la mia stanza.

Mi pongo dinanzi allo specchio, ammirando il mio riflesso.

Due occhi blu come la notte mi fissano inquieti. Essi sono contornati da un viso dalla carnagione chiara e dalle labbra scarlatte, rosse come il sangue.

Il mio aspetto... esso è sempre stato la mia condanna e la mia salvezza.

Vengo definito, dagli Inferi e da Lucifero stesso, come la creatura perfetta. L'emblema della vittoria delle Tenebre sulla Luce, il coronamento della vendetta del Padre dei Demoni nei confronti del Creatore.

Io sono praticamente la copia sputata di Helel, la mia figura è uguale in ogni punto a quella del primo Serafino, di quell'Angelo Ribelle che ha rinnegato Dio, ponendosi al di sopra di tutto e dichiarandosi Principe indiscusso del Regno da lui creato.

Demone dal sangue puro, Principe ereditario, che ricorda un giovane Lucifero dai capelli color oro. Questo è sempre stato un motivo di vanto, sono il pupillo di tutti, fattispecie dei nobili e delle classi più abbienti. A volte mi sento come una stupida reliquia da maneggiare con cura e devozione, come se, da tale gesto, dipendesse il destino dell'Impero stesso. Un luogo ampliato e rivoluzionato da mio padre, il Re Luxifer, che, insieme a mia madre, ha permesso l'inizio e l'evolversi di una nuova Era.

Da quello che ho studiato e che mi è stato raccontato, l'Inferno non aveva simili disposizioni. Era scandagliato in gironi netti, che dividevano i reali dai nobili che, a loro volta, venivano distinti dagli altri demoni definiti, appunto, "dei bassifondi". A quest'ultimi toccava la sorte peggiore, essi erano dislocati nella parte più degradata e feroce degli Inferi. Con l'incoronazione di mio padre e la sua ascesa al trono molte cose sono cambiate. Questi confini sono divenuti sempre più sfocati, fino a scomparire. Certo, le differenze sono rimaste, ma esse sono più giuste o almeno più clementi. Le condizioni dei demoni comuni sono migliorate, gli sono state donate nuove opportunità. È stato impartito un vero e proprio mantra: tutti hanno l'occasione di elevarsi. Se un demone del popolo, ovvero quelli appartenenti alle classi più umili, ha l'ambizione e la costanza di voler arrivare in alto, rivestendo incarichi di un certo spessore, può farlo tranquillamente. "È l'ingegno a fare la differenza e non la provenienza", ripete spesso mio padre nei suoi discorsi. È un ragionamento che condivido pienamente. Conosco demoni comuni dalle capacità eccezionali, a volte di gran lunga migliori della cerchia di aristocratici che fa parte dell'élite demoniaca. Infatti quest'ultimi non vedono di buon grado questa parità di diritti, ma comunque la rispettano percependo, oggettivamente, il beneficio che ne ha tratto gli Inferi. Tutto è più armonico, compatto. Ognuno ha il proprio posto in questa scacchiera antica ed oscura. Mi faccio un bagno veloce, prima di vestirmi ed abbandonare la mia stanza. Indosso una camicia nera, impreziosita da ricami di una tonalità più chiara, e un pantalone del medesimo colore che mi fascia alla perfezione il mio fisico atletico e slanciato. Mi dirigo verso la stanza di mio padre e busso con decisione alla porta. Dopo pochi istanti odo una voce, dall'altro capo della stanza, accordarmi il permesso per entrare. Senza indugiare oltre, oltrepasso la soglia della camera e mi perdo nello sguardo nostalgico e serio dell'uomo che mi ha messo al mondo. I suoi occhi dal colore singolare mi fissano con un amore smisurato.

Inferorum Gemmae SagaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora