Capitolo 1

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Ciao, mi chiamo Sofia, sono una ragazza di 15 anni. Ho due genitori assenti, e parenti lontani, insomma sono sola. Abito con mia madre, i miei genitori sono separati. Il mio papà è a Londra forse con un altra. Non ho mai avuto i miei genitori accanto, ho dovuto sempre fare tutto da sola. Quando iniziai le medie i miei compagni mi prendevano in giro, ero l’unica ragazza della classe che non parlava con nessuno, seduta in un angolo dietro, a nessuno importava di me, mi prendevano solo in giro perché prendevo bei voti e me ne stavo lì sola. Rimanevo lì sola perché avevo paura degli altri, dei loro giudizi, di cosa pensassero di me, mi prendevano in giro e io mi sentivo sempre più sola. Un giorno decisi di non andare a scuola, non tornai nemmeno a casa, rimasi in giro per strada senza cibo ne acqua. Il giorno dopo lo stesso, continuai così per una settimana; dopo quella settimana il preside chiamo a casa mia, mia madre rispose che lei lavorava e non sapeva dov’ero quei giorni che non andavo a scuola, ma non gli importava se non tornavo a casa, anzi ero un peso in meno. Un giorno decisi di tornare a casa, ovviamente quando mia madre non c’era, lasciai tutto in camera mia e andai in bagno a vedermi allo specchio, vedevo una ragazza imperfetta, grossa, con quella pancia e quelle gambe orribili, piena di tagli ovunque, profondi e lievi ma tagli, in quel momento volevo spaccare lo specchio ma crollai in un pianto lungo, in quel momento sentivo bruciare quei tagli sulle mie braccia, le lacrime scendevano sfiorandomi il viso, quando cadevano dal mio viso finivano sui miei polsi, quei polsi che bruciavano di dolore, bruciavano di quel dolore di non sentirsi all’altezza degli altri, di quel dolore di solitudine, di quel dolore che mi faceva capire che stavo vivendo, ma vivendo un incubo; mi feci una doccia veloce e andai sul mio letto a leggere il mio libro preferito. Mi addormentai sulla quindicesima pagina, quel libro parla di una ragazza che sognava di volare, e che provava in ogni modo di riuscire ad esaudire il suo sogno, il contrario di me che mi distruggo giorno dopo giorno per il mio odio per me stessa. Non ho mai saputo apprezzarmi e nemmeno gli altri lo fanno. Ho deciso! Continuerò a non mangiare come ho fatto in quella settimana, mi taglierò quando mi sentirò sola, inutile, triste; passarono mesi, a scuola sempre la stessa storia, i miei compagni mi prendevano sempre in giro senza pensarci due volte, continuavo a non mangiare fin quando non finì in ospedale. Sì, proprio così in ospedale, quel edificio bianco dove curano le malattie. Svenni, forse la stanchezza, forse perché non mangiavo, forse perché lo volevo io. Rimassi lì due giorni, fu costretta a mangiare quel cibo schifoso degli ospedali, mia madre firmò le carte e via, di nuovo a casa, chiusa nella mia camera a leggere quel libro. La mia vita era sempre la stessa, non c’era nulla di nuovo, le cose andavano sempre così, a scuola studiavo e prendevo bei voti e i miei compagni sempre i soliti, non si accorgevano mai che stavo male per le loro parole offensive. Finita la scuola comincia l’estate, a scuola promossa e estate da incubo. Non uscivo mai, non avevo amici con cui uscire, poi fuori faceva caldo non potevo indossare felpe, faceva troppo caldo. Mi limitavo a stare in casa davanti a un pc o a leggere un libro, con il ventilatore vicino. Aspettavo solo che arrivasse settembre per incominciare il secondo anno delle medie.

Ci nascondiamo perché ci sentiamo imperfettiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora