Le sue mani si scontrano tra loro dopo tanto tempo che erano divise da delle manette, che gli vengono levate una volta chiuso in cella. Viene preso di peso e gettato al centro.
Si rialza e si ricompone immediatamente, appoggiandosi alla sbarra del letto e, ai suoi piedi, viene lanciata una lavagnetta con dei gessi colorati in una scatolina e un cancellino in un'altra, che lui ferma abilmente con il piede, senza fare forza:
"Ma dobbiamo per forza lasciargli quella lavagnetta?"
"Hai sentito la madre, è l'unico modo per fare in modo che comunichi, almeno con lei"
"Con noi?"
"Attendiamo il miracolo. Tanto marcirà qua dentro tra non molti giorni"
Una delle due guardie si allontana, dopo questa frase, mentre l'altra osserva l'interno della cella. Il ragazzo si accovaccia, raccogliendo la lavagnetta e gli altri due oggetti, osservandoli:
"Quelli sono gessi, puoi scrivere sulla lavagnetta che ti abbiamo lasciato e poi cancelli con l'altro..."
Lo istruisce, quasi spaventata, l'altra guardia. Ci vogliono pochi secondi. Il carcerato alza di colpo lo sguardo, ghiacciando l'altro, che evita, all'ultimo un gesso rosso lanciato con una mira perfetta e che arriva dove prima si trovava l'occhio dentro dell'uomo:
"Sei un pazzo!"
Si allontana immediatamente, lasciando solo il ragazzo, il cui respiro è diventato pesante. Stringe le mani, tirando un pugno al muro e accucciandosi contro questo:
< Calmati >
Si ripete mentalmente. Stringendo i capelli tra le mani. Alza lo sguardo verso la lavagnetta. L'unico modo per comunicare. Quella lavagnetta lo collega alla vita di tutti i giorni. La avvicina a sé con i piedi e osserva i gessetti che gli hanno dato.
L'unico strumento di comunicazione.
L'unico.
Nient'altro. Solo tramite quello il mondo lo ascolta. Allunga leggermente le labbra in un ghigno. Il mondo fuori non lo ascolta. Non lo ascolta se grida, se sussurra, se parla piano o normale.
Il mondo non lo ascoltava.
Ha iniziato ad ascoltarlo quando ha smesso di parlare.
Tutto così incoerente, ma ha imparato a farci l'abitudine.
Sta per sistemare le punte di tutti i gessi, in modo che non facciano un rumore stridulo, quando una voce, femminile, attira la sua attenzioni:
"Brutti figli di puttana, quel coglione maledetto deve morire, che si sputi nel suo schifoso piatto, che piuttosto che mangiare ciò che quello mi ha contaminato con la sua saliva, preferisco morire di fame."
Alza un sopracciglio, attratto da tanta violenza verbale, specialmente perché proveniente da una voce femminile.
La cella a fianco alla sua viene aperta e la ragazza sbattuta dentro con non poca violenza e, subito, le vengono incatenati i piedi in modo da impedirle movimenti eccessivi:"Teste di cazzo, spero possiate morire in qualche cella o luogo lugubre perché non vi meritate un cazzo, maschilisti bastardi"
"Intanto quella a morire in cella sarai tu"
La deridono le due guardie e lei si appoggia alla porta della cella, tirando a sé le sbarre, come per liberarsi:
"Vaffanculo, stronzi!"
Tira un calcio all'acciaio delle sbarre e ciò non fa che farla scivolare a causa delle catene. William non ha smesso di guardarla, ma non ha emozioni. Non ride, non si preoccupa, non si muove.
Fermo, con le braccia appoggiate sulle sue gambe, a fissarla:"Te cosa vuoi?"
Lo ammonisce lei:
"Sei nuovo? Meglio che stai zitto con me!"
Lui accenna un sorriso e prende la lavagnetta:
" <Quando parli con me stai zitto :) >? Ma che cazzo significa?"
Legge la ragazza la scritta sul nero e lo fissa, poi comprende:
"Ah...tu sei il coglione che tra 30 giorni finirà sulla sedia elettrica? Beh, buon divertimento. Almeno morirai subito. Io sono destinata a morire in isolamento, non so tra quanto mi porteranno via, pensa te"
William non dice nulla, appoggiandosi al muro:
"Beh, buonanotte taciturno, a domani"
Lo saluta lei, stendendosi sul letto e dandogli le spalle e lui fa lo stesso, sistemandosi meglio contro il muro, ignorando coperte e altro e chiude gli occhi, tentando di prendere sonno
Angolo autrice:
LOL
Non so come verrà questa storia, ma, se tutto funziona, aggiornerò ogni giorno, così che possa seguire gli effettivi 30 giorni di carcere di William. Saranno capitoli brevi, nulla di simile alle altre mie storie. Spero vi piaccia e vi possa interessare. Fatemi sapere cosa ne pensate.
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Tra le sbarre della mente | Nayt
Fanfiction"Tu non hai paura della morte?" Domanda la ragazza, tentando di attirare l'attenzione dell'altro detenuto, stretto nelle sue gambe, con la lavagna su queste, ma non intenzionato a scrivere: "Sai...un mio amico canta "Ho paura della morte, sì, ma del...