Bastava un complimento - Giorno 3

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Giulia stringe la lettera tra le mani, rileggendola più volte.

La verranno a prendere, è una certezza. Lei e Mario sopravviveranno. Lui è solo un'esca. Ha fiducia in Gionata, l'ha sempre avuta e sempre l'avrà. Non l'hai mai abbandonata e non lo farà ora, ne è sicura. Il suo amico non ha mai sbagliato un colpo.

William, dal canto suo, è, come sempre, seduto contro il muro a ragionare sulla prigione. Conosce quel posto e sta disegnando mentalmente la mappa del luogo, le possibili fughe, i corridoi, le celle, i livelli in cui quella prigione è divisa, dove c'è più sorveglianza e dove no:

"Hey!"

Apre gli occhi, girando il viso, annoiato, verso la sua vicina di cella che sta agitando una mano per attirare la sua attenzione, ruota poco la testa, per guardarla meglio:

"Ciao! Come va?"

Chiude gli occhi, riappoggiandosi al muro e ignorandola:

"Oh, ma dai! Come sei noioso" 

La ignora, aprendo leggermente gli occhi e tracciando delle linee sul pavimento con un gesso bianco. Cerca di rappresentare le vie di fuga che ha a disposizione e scrive a fianco il numero di giorni che ipotizza manchino alla sua libertà: 15. Quindici giorni e sarà fuori, di nuovo libero:

"Oh, ma sorridi un po'. La vita è bella"

Tenta di approcciarsi ancora la ragazza:

"Cioè, anche se siamo rinchiusi qua e tu sei prossimo alla sedia elettrica e io all'isolamento, ma insomma, abbiamo ancora qualche giorno di vita"

< Tu avrai qualche giorno di vita, io tempo zero e mi levo e non ci vedremo mai più >

Pensa William e vorrebbero dirglielo, ma ciò comporterebbe perdere tempo a scrivere sulla lavagna per una persona che non vuole conoscere neanche minimamente. Prende però la lavagnetta, solo per iniziare a ipotizzare di disegnare una prova della cartina di quel luogo, partendo dai suoi disegni e dalle conoscenze che possiede

Giulia si appoggia alle sbarre, sedendosi e guardandolo:

"Tu non hai paura della morte?"

Domanda la ragazza, tentando di attirare l'attenzione dell'altro detenuto, stretto nelle sue gambe, con la lavagna su queste, ma non intenzionato a scrivere:

"Sai...un mio amico canta "Ho paura della morte, sì, ma della vita pure". Io ho paura della vita, ma è solo una, dobbiamo giocarcela"

Ancora nulla:

"A te piace la musica italiana?"

Continua lei, emozionata, specialmente quando il ragazzo prende la lavagnetta e traccia qualche riga con un gessetto verde chiaro. Lo allunga alla ragazza e lei si avvicina, curiosa di sapere cosa ne pensa della musica:

"STAI ZITTA!"

Recita, la lavagnetta.
Si allontana, sedendosi a gambe incrociate e tirando fuori il labbro:

"Come sei antipatico! Io voglio solo fare amicizia. Dobbiamo per forza parlare! Ci siamo solo noi qua!"

William alza lo sguardo. Non è vero, non ci sono solo loro. Sono circondati da carcerati:

"Ma sono tutti pedofili" Abbassa lei la voce: "Tu non mi sembri pedofilo, anzi, sembri più piccino di me. Quanti anni hai? Diciotto? Diciannove? Venti?"

William comprende che la ragazza non tacerà, così riprende i gessi e inizia a scrivere:

"Se te lo dico, taci?"

Lei annuisce, emozionata per aver attirato la sua attenzione:

"25"

"Venticinque? Ma come li porti bene! Dannazione io sono più piccola di te, ne ho ventiquattro..."

< E ne dimostri cinque, pensa te> Pensa William, freddamente:

"E te ne hai venticinque e sei così carino, insegnami ad essere bella come te a quell'età, io ho già un po' di capelli bianchi"

Si tasta i capelli per poi riportare l'attenzione su William:

"Oh...ma allora hai anche te emozioni! Sei arrossito!" Scoppia a ridere e Nayt abbassa lo sguardo, obbligandosi a tornare serio e a smettere di arrossire. Uno come lui non può arrossire, è un uomo, non una femminuccia:

"Solo perché ti ho detto che sei carino, che ridere. Sei stra tenero. Allora non sei così cattivo!"

William si alza, sbattendo la lavagnetta sul tavolo, dando un morso ad un pezzo di pane che gli è rimasto e dando la schiena alla ragazza, sedendosi sul letto, con la lavagnetta ancora sulle gambe.

Deve concentrarsi sulla fuga, non ha tempo di pensare ad altre cose. Si guarda allo specchio.
Lui non è carino. Lui è solo un assassino ed è questo che deve restare, nient'altro.

"Dai, non prenderti male, scherzavo. Cioè sei carino davvero, però non volevo prenderti in giro. Hey considerami!"

Urla la ragazza e William alza gli occhi al cielo, infastidito da quella bambina.


Giorno 3.30

Non avere paura della morte.
Non possiamo scegliere come
nascere, ma possiamo scegliere
come morire. Se la scelta non è
completamente nostra, diventa
nostra scelta sceglierci chi portarci
 dietro.
p.s.= è divertente avere la
libertà di spezzare vite.

Tra le sbarre della mente | NaytDove le storie prendono vita. Scoprilo ora