Capitolo. 7

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-Forse dovremmo fare una pausa...-
Mi rialzai da terra con il fiato corto e repressi un gemito di dolore quando chiesi ai muscoli già affaticati di fare un ulteriore sforzo.
-No macchè! Continuiamo ancora un pò-.
Eravano rimaste tutto il pomeriggio nel cortile di casa Hyuga. Hinata era un'ottima maestra e, dopo una dettagliata spiegazione dei metodi di combattimento della sua famiglia, era passata a mostrarmi le migliori tecniche di difesa che conosceva.
E nonostante questo, ancora non ero riuscita a parare neanche un colpo.
Mi stava colpendo con il minimo della sua forza, senza usare il pugno gentile e senza mirare ai punti di fuga, attaccando semplicemente con il palmo delle mani.
Inghiottii quella poca saliva che mi era rimasta e mi rimisi in guardia come mi aveva fatto vedere. Lei mi osservò un pò preoccupata, ma non commentò.
Scansai il primo colpo, il secondo mi sfiorò i capelli e il terzo mi prese in pieno petto facendomi stramazzare a terra. Di nuovo.
-Davvero, andiamo a riposarci. Hai fatto anche troppo per il tuo primo giorno di allenamento...-
Rimasi a fissare il cielo che andava oscurandosi e mi chiesi che ore fossero. Annuii e mi feci aiutare da Hinata a rimettermi in piedi.
Ci sedemmo sul parquet e rimanemmo in silenzio per un pò cercando di riprendere fiato.
-Ti ringrazio tanto Hinata...-
-Oh di niente. Non sono ancora molto brava con la tecnica, ma tempo tre giorni e quando Neji tornerà dalla missione ti aiuterà anche lui...-
Ignorai il balzo che il cuore mi aveva fatto sentendo quel nome.
Anche la squadra di Neji era stata mandata in aiuto della squadra 7. Stavano combattendo per salvare Gaara...
E io ancora non riuscivo neanche a scansare un dannato pugno.
Hinata dovette leggermi la frustazione negli occhi, perchè cercò di tranquillizzarmi.
-Sei stata brava, ti muovi bene e hai ottimi riflessi. Ti devi solo allenare di più-.
Le annuii.
Passammo la mezz'ora dopo a chiaccherare bevendo il tè che una cameriera ci aveva portato e ridemmo talmente tanto che le lacrime mi scendevano dalle guance. Sembrava che ci conoscessimo da una vita.
Quando una campana in lontananza suonò otto rintocchi decisi che era l'ora di andare.
Mi alzai e Hinata mi accompagnò alla porta. Quando stava per richiuderla dietro di me la fermai.
-Ehi Hinata! Posso...chiederti una cosa?- mormorai già rossa come un peperone.
Lei mi guardò e annuì sorridendo.
-Ehm...- sfoderai il miglior 'sorriso a trentadue denti' che riuscii a fare e mi ficcai una mano tra i riccioli spettinati.
-Mi potresti dire la strada per tornare a casa di Shikamaru?-

-Uff! Menomale!-, sbuffai quando avvistai a qualche metro da me il cancelletto che dava sul giardino di casa Nara.
Trascinai i piedi fino alla porta e bussai un paio di volte. Mi aprì Shikamaru.
-Non dire niente, ti prego..- gli dissi scansandolo per entrare in casa. Lui si fece da parte per lasciarmi passare e stirò le labbra in un ghigno divertito.
-È andata così male?-
Mi lasciai cadere sul gradino che separava l'ingresso dal parquet e iniziai a slacciarmi le scarpe.
-Secondo Hinata sono stata anche troppo brava, ma sono riuscita solo a scansare qualche pugno e non ne ho bloccati neanche uno, nonostante lei non abbia neache usato le sue tecniche!- mi sfogai accanendomi sui lacci delle scarpe che non volevano proprio saperne di sciogliersi.
Shikamaru si inginocchiò di fronte a me e me le sfilò senza problemi.
-Sta tranquilla. Come primo giorno è andata bene...-
-Questo me lo ha detto anche lei..- borbottai gonfiando le guance.
-E allora credici! Te lo abbiamo detto in due!- replicò lui pronto, lasciandomi senza altre argomentazioni.
Sviai lo sguardo, evitando di incrociare il suo, e cambiai argomento.
-Mi presteresti dei tuoi vestiti?...Devo fare una doccia-.

Era come se l'acqua calda mi stesse ricostruendo i muscoli uno ad uno. Fare la doccia era da sempre stato uno dei miei momenti preferiti, amavo restare ferma sotto il getto d'acqua e pensare...pensare e farmi film mentali di me nel mondo di Naruto. Rimanevo trenta anche quaranta minuti ferma così, pensando, finchè mia madre non batteva sul vetro e mi diceva di uscire. Ma ora...
Ora che nel mondo di Naruto c'ero davvero, non avevo niente su cui ragionare. Così, dopo la doccia più veloce che mi fossi mai fatta, asciugai i capelli alla meno peggio, indossai i vestiti che Shikamaru mi aveva dato (un paio di pantaloni di sua madre che mi andavano alla perfezione e una sua maglia che mi stava un pò larga), uscii dal bagno e raggiunsi gli altri in cucina.
Yoshino era ai fornelli, stava tagliando un pezzo di carne. Shikamaru e suo padre erano già seduti a tavola, e parlavano di un allenamento che si sarebbe svolto il giorno dopo.
Appena entrai Shikamaru scoppiò a ridire. Shikaku si voltò seguendo il suo sguardo e sorrise guardandomi.
Li guardai stranita e poi spostai gli occhi sui miei vestiti. Allargai le braccia e soffiai via un ricciolo che mi era caduto sugli occhi.
-Che c'è! Mi sta grande la maglia, va bene, ma non mi sta mica così male!-
Quando non smisero di ridire, incrociai le braccia al petto, inarcai un sopracciglio e aspettai.
-Non è quello...è che...ahah, sembri pazza con quei capelli!..- riuscì a dire Shikamaru quando ritrovò un pò di fiato. Mi sentii arrossire leggermente.
-Subito dopo asciugati sono sempre così gonfi!- mi difesi. Amavo i miei capelli, erano una delle poche cose che mi piacevano di me stessa.
-Gonfi!? Assomigliano ad un cesto di lattuga!- continuò lui.
-Shikamaru!- lo richiamò sua madre, riuscendo a fargli abbassare gli occhi. Smise di ridire, anche se continuò ad essere scosso da tremiti di riso.
Lo osservai attentamente: non avrei mai detto che potesse essere così sfrontato con qualcuno, anche se lo avevo immaginato così nei momenti che passava con i suoi amici e che nell'anime non c'erano. Perchè avevo sempre pensato che i personaggi di Naruto fossero 'veri' e vivessero scene e bei momenti che nell'anime non venivano mostrati. Una sorta di 'dietro le quinte'.
E a quanto pareva avevo ragione.
Yoshino mi strappò dai miei pensieri.
-Domani faresti meglio ad andare a prendere qualche vestito nuovo cara-.
Annuii e la seguii a tavola sedendomi vicino a Shikaku.
Non ebbi difficoltà con le bacchette come la sera prima, e mangiai la carne senza troppi problemi. Shikamaru e il padre finirono il discorso che avevano interrotto per ridere dei miei capelli e venni a sapere che Shikamaru il giorno dopo sarebbe stato impegnato con la sua squadra.
Non ero per niente impaziente di rivedere Ino, avevo la netta impressione di starle un pò antipatica, quindi non insistetti per andare con lui. E poi io dovevo portare avanti il mio allenamento.
A cena finita aiutai Yoshino a sparecchiare.
Quando finimmo mi accorsi che Shikamaru e Shikaku erani spariti, e lei mi disse di provare a guardare nella stanza di fianco alla mia camera.
Mi avviai lungo il corridoio ma rallentai quando sentii un ticchettio familiare. Mi fermai del tutto sullo stipide della porta, spalancata sul giardino, guardando ad occhi sgranati padre e figlio seduti su due cuscini, intenti a scrutare il piano di una scacchiera. Shikaku alzò una mano e spostò una pedina facendo risuonare nell'aria il 'toc' che avevo riconosciuto ancor prima di vederli.
Mi sedetti in silenzio fuori dalla porta e li osservai per tutta la partita. Gli shogi non erano molto diversi dagli scacchi con cui giocavo con mio padre, e infatti mi appassionai subito al gioco, appoggiando le loro mosse o pensandone di migliori, senza però mai esprimere i miei pensieri ad alta voce.
Poi Shikaku fece un gesto brusco con la mano e sbuffò in direzione del figlio che sorridendo alzò quello che identificai essere il cavallo e lo posizionò poco distante dal re avversario.
-Scacco-.
Sorrisi come un'ebete e mi alzai con loro. Mentre Shikamaru rimetteva in ordine la scacchiera, suo padre uscì dalla stanza e osservò la luna.
-Sai giocare Aurora?- mi chiese di punto in bianco.
-Sì, mi ha insegnato mio padre. Quando ero più piccola ci giocavamo spesso-.
Shikamaru uscì e mi affiancò.
-Non ti ho raccontato di come l'ho incontrata la prima volta? Era davanti ad uno scaffale di giochi da tavolo e stringeva una scacchiera da shogi-.
Sorrisi al ricordo. Sembrava passato chissà quanto tempo e invece erano trascorsi a mala pena due giorni.
Shikaku sbadigliò, dopodichè ci diede la buonanotte e raggiunse sua moglie per andare a dormire.
Io e Shikamaru restammo un altro pò sotto le stelle, in silenzio, ognuno immerso nei suoi pensieri. Sospirai e mi appoggiai ad una colonna di legno; in quel momento Naruto e gli altri dovevano quasi essere arrivati al villaggio della sabbia...
Di lì a tre o quattro giorni sarebbero stati di ritorno, e io dovevo assolutamente migliorare prima del ritorno di Neji, altrimenti, quando Shikamaru e Hinata gli avrebbero spiegato la situazione e chiesto di allenarmi, mi avrebbe distrutta su tutta la linea.
Mi voltai per entrare nella mia stanza e andare a dormire, ma incontrai gli occhi di Shikamaru che mi stava studiando.
Non so cosa lesse sul mio viso in quel momento...stanchezza, determinazione, non lo so, ma lo fece sorridere.
Mi augurò la buonanotte e si allontanò, lasciandomi sola. Tenni gli occhi puntati sulla sua schiena finchè non la vidi sparire nel buio. Poi, senza stare a soffermarmi su cosa avesse potuto pensare, entrai in camera e mi lasciai alle spalle il buio della notte.

Naruto ed ioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora