Capitolo 11

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Angel

I dormitori sono immersi nel silenzio. Avanziamo lungo il corridoio con la fretta tipica degli amanti che non vedono l'ora di rintanarsi nel loro rifugio, per gettarsi l'uno nelle braccia dell'altro.

Sono impaziente.

Apro la porta della mia stanza con dita tremanti, poi la spalanco ed entro seguita da Andrew che sembra impaziente tanto quanto me.

«Scusa per il disordine», dico non appena il mio sguardo si posa sui cartoni delle pizze abbandonati sulla scrivania. Ieri sera io e Carol abbiamo fatto un pizza party e ci siamo scordate di ripulire.

Andrew richiude la porta con un calcio e mi afferra. «Cosa cazzo vuoi che me ne freghi del disordine. Dài, vieni qui». Copre le mie labbra con le sue sospingendomi contro la parete. Le sue mani sono dappertutto. Le infila nella scollatura dell'abito da sera mentre mi bacia, poi mi pizzica un capezzolo attraverso la stoffa del reggiseno e io gemo contro il suo orecchio.

«Andrew».

«Sì, angelo».

Mi solleva il vestito e mi strappa le mutandine. Lo sento ansimare contro di me, è eccitato. E questo mi fa sentire terribilmente bene.

«Dio, quanto mi sei mancata», mi morde piano il labbro mentre mi accarezza tra le gambe. Le sue carezze sono qualcosa di indescrivibile, i polpastrelli si muovono leggeri come piume sulla mia carne eccitata.

È stupendo.

«Oh, cielo!». Getto la testa all'indietro, appoggiandola al muro. Nel frattempo lui si inginocchia ai miei piedi e infila la testa tra le mie gambe. Tutto il mio mondo si sgretola nell'attimo in cui avverto la sua lingua dare dei piccoli colpetti al mio clitoride, sempre più gonfio e sensibile.

Mi solleva una gamba e la posa sulla sua spalla per essere agevolato nei movimenti, io gli infilo le dita nei capelli sospirando sempre più forte.

Sono ebbra di piacere, credo di non aver mai goduto tanto in vita mia.

Mentre mi lecca, Andrew mi apre un po' di più con le dita; la punta della sua lingua si insinua tra le pieghe del mio sesso. È incredibile quello che riesce a farmi quest'uomo, come mi fa sentire. Non riesco a stare ferma e inizio a dondolarmi contro la sua bocca.

Non mi riconosco più.

Prima di incontrarlo credevo di essere frigida. Quando mi ritrovavo sola con un ragazzo e lui mi toccava, non riuscivo a provare niente di travolgente. Anche con Cole. Restavo sempre lucida, non ho mai perso la testa come a volte sentivo raccontare dalle amiche.

Adesso invece non sono più in me.

Sento delle piccole contrazioni squassarmi il ventre e gemo forte, le dita ancora sepolte tra i capelli di Andrew.

«Sì, angelo», mormora lui staccandosi un attimo da me. I suoi occhi brillano di lussuria come i miei. «Vieni per me, coraggio».

Mi penetra con un dito e lo muove. Su e giù. Dentro e fuori.

È quasi una tortura, ma piacevole.

Mi strappa un altro grido.

«Andrew». Muovo la testa, la sbatto ripetutamente contro il muro mentre vengo colta dall'orgasmo. Scintille di piacere si propagano dappertutto, mi fanno fremere. Andrew intanto si rimette in piedi, mi afferra il volto tra le mani e mi bacia; sento il mio stesso sapore sulla lingua ed è una sensazione inebriante.

Provo il bisogno di toccarlo a mia volta; gli faccio scivolare la giacca dello smoking dalle braccia e gli sbottono la camicia per lasciar scorrere le mie mani sul suo petto solido e muscoloso.

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