Capitolo 12

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Angel

Non ha mentito. I dolcetti di Andrew sono davvero deliziosi.

Ne faccio una scorpacciata inzuppandoli nel tè, intanto mi godo la sua vicinanza. Il suo profumo aleggia nell'aria, tutto sembra ricordarmi la presenza di quest'uomo fantastico.

«Allora, sono stato promosso?», mi chiede divertito mentre ingoio l'ultimo biscotto allo zenzero.

Io ridacchio. «Vediamo... posso darle una B».

«Soltanto?». Si finge deluso. «Speravo in una A. Lei è spietata, signorina Mancini».

Non resisto più. Gli salto addosso per abbracciarlo e baciarlo sulla bocca.

«Forse se si impegna di più, la prossima volta sarò più clemente», gli sussurro a fior di labbra.

Lui ride. «Ah, piccola vipera!». Mi mordicchia l'orecchio facendomi rabbrividire. Sento il suo respiro sul collo e mi accendo come un fiammifero.

«Portami a letto», dico senza alcuna esitazione.

Lui mi fissa, il suo sguardo sembra trapassarmi da parte a parte. «Ora?»

«Sì, ora».

«Sicura?»

«Sicurissima».

Non ho mai desiderato qualcosa con la stessa intensità. Vorrei dirglielo, ma le parole non vogliono uscire. Sono totalmente rapita da lui, dal suo sex-appeal, dalla sua prestanza fisica. Ho bisogno dei suoi baci, delle sue carezze.

Ho bisogno di lui.

Come se mi leggesse nella mente, Andrew mi solleva e mi porta fuori dalla cucina. Attraversiamo il soggiorno per raggiungere la sua camera da letto: è una stanza molto ampia, con pareti color grigio fumo. I mobili sono moderni, essenziali. Mi parlano di lui.

Quando mi depone sul materasso, il cuore sembra scoppiarmi nel petto.

Andrew procede per gradi. Mi copre le labbra con le sue e intanto mi sbottona la camicetta; con un dito mi sfiora l'incavo tra i seni, poi approfondisce il bacio. Mi divora la bocca, la invade con la lingua.

Gemo contro di lui, incapace di resistergli, quindi mi sollevo quanto basta per permettergli di togliermi il reggiseno che viene scagliato lontano, da qualche parte sul pavimento. Sento le sue mani sui miei seni. Li accarezza dolcemente, le dita sfiorano i capezzoli titillandoli.

Gemo più forte. «Andrew». La mia è una supplica, sto letteralmente bruciando di desiderio. Ma lui si prende il suo tempo, prende in bocca un capezzolo e lo succhia piano mentre la sua mano scivola più in basso, tra le cosce.

Saggia la mia eccitazione.

Dalla sua espressione sembra soddisfatto di quello che trova.

Dio, non potrei essere più bagnata. Più pronta.

«Ti prego, scopami», mi ritrovo a supplicare. «Adesso».

Lui ride piano. «Non essere impaziente, angelo». Senza mai interrompere il contatto visivo tra noi, mi sfila le mutandine di pizzo nero. Bacia la tenera carne pulsante del clitoride e io mi ritrovo ad ansimare.

Ho le lacrime agli occhi per il piacere che provo.

Poi si ritrae. Si sfila la maglietta dalla testa, rivelando i muscoli tesi del torace. Il suo petto si alza e si abbassa al ritmo del respiro, sempre più veloce. Mi sollevo sui gomiti per poterlo osservare meglio e non riesco a evitare di mordermi piano il labbro mentre abbassa la zip dei jeans, rivelando l'elastico dei boxer.

«Curiosa?», mi prende in giro.

Decido di mostrarmi spavalda, sebbene non lo sia affatto. «Non è niente che non abbia già visto. Ricordi? Quella sera, alla finestra».

Lui sorride complice, infine si toglie pantaloni e boxer in un unico gesto, lasciandomi senza fiato.

Da vicino è tutta un'altra cosa.

Mi mordo il labbro talmente forte da rischiare di farlo sanguinare.

«Quella sera», ammette, «Ti ho desiderato da impazzire. Fin dal primo momento in cui ho posato lo sguardo su di te, ho capito che eri destinata a me. Che eri fatta per questo». Mi sospinge sul letto e mi apre le cosce col ginocchio. Il suo pene spinge per entrare, ho il fiato corto.

«Ti prego», sussurro ancora.

Ne ho bisogno.

Adesso.

«Devo chiedertelo, angelo, prendi la pillola? Vuoi che metta il preservativo?».

Cosa?

La mia mente è annebbiata, a stento capisco quello che mi chiede.

«Prendo la pillola, sì». Ho iniziato a prenderla quando mi sono messa con Cole, per ogni evenienza.

Andrew mi osserva serio. «Sono pulito», mi dice. «Le mie ultime analisi risalgono al mese scorso e non ho fatto sesso non protetto da allora, ma se vuoi metto il preservativo».

Scuoto la testa. «No, non ce n'è bisogno. Mi fido di te».

Strofina la punta del suo pene su di me, poi finalmente mi penetra con una spinta e io mi aggrappo a lui ansimante, affondandogli le unghie nella schiena. Il dolore è forte, ma non insopportabile.

«Tutto bene?», mi chiede con un'ombra di preoccupazione nello sguardo. Si ferma e resta immobile. Lo sforzo che fa per mantenere il controllo è ben visibile e mi fa un'immensa tenerezza.

Gli accarezzo una guancia col dorso della mano. «Sì, è tutto a posto. Non mi sono mai sentita meglio in vita mia».

È la verità.

Essere riempita da lui, sentirlo muoversi dentro di me è qualcosa di irripetibile. Meraviglioso.

Sorridendo Andrew si spinge ancora più a fondo, poi si ritrae per riaffondare di nuovo nelle mie carni. Continua così per un po', lentamente.

Dentro e fuori. Dentro e fuori.

Sta cercando di farmi abituare a questa intrusione, al suo pene dentro di me. Piano piano il dolore scompare, sostituito da qualcosa di diverso.

Puro piacere.

«Oh, mio Dio... Andrew!». Affondo nuovamente le unghie nella sua schiena, ma stavolta non è il dolore a guidare i miei gesti. Chiudo gli occhi, persa nell'estasi. Un fremito si diffonde nel mio ventre, mi rende ansiosa, irrequieta.

Comincio a muovermi a mia volta per andare incontro alle sue spinte, lui aumenta il ritmo; lo sento ansimare contro il mio orecchio.

«Apri gli occhi, guardami», mormora roco.

Obbedisco e lo osservo. Una goccia di sudore gli scende giù dalla fronte, i muscoli delle sue braccia sono tesi, ai lati della mia testa; si gonfiano a ogni movimento ipnotizzando il mio sguardo.

«Andrew». Non riesco a dire altro. Pronuncio il suo nome perché in questo momento sono invasa da lui, da tutto il suo essere.

Esiste solo Andrew. Soltanto lui.


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