Capitolo 8 Il soldato d'inverno

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Allo S.H.I.E.L.D. era tutto pronto per l'incontro tra l'agente Maxwell ed il Soldato d'Inverno. Steve era molto teso e così gli altri Avengers, Tony in testa, e, per la prima volta, perfino Fox sembrava preoccupato per la collega. Avevano visto tutti i filmati di Barnes...era un animale aggressivo, un killer spietato ed una macchina da guerra, braccio e potenziamento compresi.

Rubina aveva portato con sé il taccuino con gli appunti, delle foto, un cellulare, ed un lettore mp3; inoltre aveva acquistato dei caffè da asporto e delle ciambelle. Era pronta sul serio, come aveva detto a Clint. Provò a rimanere tranquilla, per non far agitare ulteriormente il Capitano, che aveva, di nuovo, insistito con Ross per entrare al posto della moglie, senza alcun risultato.

La cella dove Bucky era stato rinchiuso si trovava diversi piani sotto la base, realizzata in un materiale più resistente del vibranio; a vederla pareva un bunker. Con la sola luce al neon, accesa notte e giorno, un letto, un tavolo e dei servizi igienici aperti sulla stanza stessa, le parve un inferno.

Mentre guardava il Soldato d'Inverno - raggomitolato a terra, in posizione fetale, con il braccio legato alla base del letto con una manetta in vibranio - dal vetro antiproiettile nella stanza limitrofa, da cui tutti gli altri avrebbero assistito all'interrogatorio, tentò di capire, inutilmente, cosa gli passasse per la testa.

'Se dovesse attaccarla, in qualsiasi modo, proveremo a farla uscire...' le garantì il militare, con scarsa convinzione. Fuori dalla cella era pronta una squadra d'assalto.

'Al mio segnale. Lasciatemi fare, ve lo dirò io se è il caso di tirarmi fuori...capito, Fox?' si rivolse, con freddezza, a Mulder che annuì, sempre più angosciato. Certo, non poteva chiederlo a Steve...si era trasfigurato al rivedere Bucky, dopo tutto il tempo trascorso, ed in quello stato terribile.

'Mi dia la chiave della manetta, signore'.

'Maxwell, no, non posso'. Una follia! Mai Ross se lo sarebbe aspettato. Era sempre stata così, talento e coraggio fino all'estremo, perciò gli piaceva.

'Me lo deve, Colonello'. Lo pretese, seria.

In fondo, quella donna aveva salvato la vita del figlio, peggio per lei se Barnes ne avesse fatto polpette. Prese dalla tasca la chiave e gliela porse.

Rubina entrò.

Bucky la guardò, con espressione indifferente. Era alto e muscoloso, quanto Steve, capelli castano scuro, lunghi e lisci, la barba lunga di diversi giorni, gli occhi di una sfumatura di colore fra il ghiaccio e l'azzurro. Piuttosto attraente... D'improvviso, le ricordò Eddie, il suo fidanzato...

'Mi chiamo Rubina Maxwell, sono un'agente della CIA...James?'. Poggiò le sue cose sul tavolo.

Continuava a fissarla, gelido.

'Sai chi sei, chi sei davvero?'. Niente.

'E' meglio che te ne vada'. Almeno le aveva parlato, incredibile!

'Sono la moglie di Steve Rogers!'.

'Me lo hanno già detto, questo, sei arrivata tardi, agente...non mi ricordo di nessun Steve'.

'Ho portato la colazione, ti libero da quell'assurdo aggeggio che hai al polso e parleremo, davanti ad un caffè...'

'Non avvicinarti, sono pericoloso...' la ammonì.

Come non avesse detto nulla, arrivò fino a lui, si abbassò sulle ginocchia e fece scattare il meccanismo di apertura della polsiera. Bucky le si mise accanto, in ginocchio, massaggiandosi il polso, con la mano sana. Erano vicinissimi.

Noi due, diamanti nel cielo (L'amore di Steve Rogers)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora