Taehyung lo abbracciò da dietro, stringendogli le braccia intorno ai fianchi e poggiando la testa sulla sua spalla non più nuda. Annusò il profumo del pigiama pulito che si mescolava al tipico odore della sua pelle; quella fragranza che avrebbe riconosciuto tra milioni. Da qualche parte aveva letto che gli esseri umani, un po' come gli animali, si scelgono tra loro anche in base al profumo che emanano; un meccanismo naturale che li porta a prediligere qualcuno piuttosto che un altro. Jimin sembrava soddisfare largamente l'olfatto di Taehyung. Affondò il viso nell'incavo alla base del collo.
«Un giorno o l'altro ci faremo scoprire...» sussurrò Jimin, poggiando le braccia sopra quelle del ragazzo.
«Non mi interessa.» sentenziò calmo Taehyung ad occhi chiusi, assuefatto dalla vicinanza dei loro corpi.
«Non essere sciocco!» borbottò Jimin, liberandosi dalla presa e voltandosi per fronteggiarlo con lo sguardo. Non voleva ammonirlo, voleva solo ricordargli quanto alto sarebbe stato il prezzo da pagare. Non era ancora giunto il momento di uscire allo scoperto e forse non sarebbe mai arrivato...
Taehyung gli prese il viso tra le mani per mettere fine, almeno per un istante, a quella dolorosa consapevolezza che li pedinava in ogni dove; un fardello alcuni giorni troppo pesante da sopportare. Lo baciò delicatamente sulle labbra lasciando poi scivolare le mani fino a raggiungere i fianchi del ragazzo. Finalmente poteva fare quello che non aveva potuto fare sul palco. Di solito non aveva problemi a contenersi, a stare attento a non superare un certo limite. Più frequentemente era Jimin a non riuscire a tenere le mani a posto, a non misurare l'intensità degli sguardi, a non rendersi conto che il suo modo di fare poteva lasciar trasparire altro oltre all'amicizia che li legava. Quella sera invece, esaltato dalla musica e dall'aria di festa che si era venuta a creare al termine dello show, Taehyung aveva messo da parte per un momento quella finta facciata. Voleva soltanto ballare con Jimin, divertirsi facendo lo scemo, comportarsi con lui come in privato; come due persone unite da sentimenti più profondi. Ma c'erano le telecamere, c'era il pubblico, c'era il mondo.Jimin ricambiò il bacio, cingendogli il collo con le braccia. Quanto dolci le sue labbra, quanto appagante la sua lingua. E i movimenti si fecero più insistenti, il respiro iniziò a spezzarsi. Taehyung ruppe quella connessione di lingue, portandosi all'altezza dell'orecchio di Jimin, mordendogli il lobo, lascivo.
«Ho voglia di fare l'amore con te.» bisbigliò con voce roca.
Jimin chiuse gli occhi, lasciando sfuggire un gemito bramoso, stringendogli istintivamente le mani attorno ai capelli. Taehyung continuò a stuzzicarlo, baciandolo lentamente sul collo; leccandolo suadente tra l'orecchio e l'attaccatura della mandibola.
«...ho bisogno di prenderti, Jimin, ti prego...»
Non c'era bisogno di chiedere, eppure lo faceva. Quella richiesta, quasi più simile ad un lamento, era la supplica di un innamorato. Jimin si morse il labbro, pregustando le sensazioni che avrebbe provato di lì a poco. Si voltò lievemente, fino a congiungere lo sguardo con quello di Taehyung e in quegli occhi trovò la stessa lussuria che, ne era certo, scorreva nei propri. Non disse nulla. Le labbra di pesca si schiusero e il capo si mosse impercettibilmente, acconsentendo alla richiesta.Forse, dopotutto, non era così importante che il mondo sapesse di loro.