16. Siamo una storia che non si può dire, non siamo niente di speciale

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Il giorno dopo Carota si sveglia veramente di merda.
Si sveglia alle 5 e non riesce a riprendere sonno.
Alle 6.30 si alza e si fa una doccia ghiacciata.
Fa colazione, ma non riesce a tenerla nello stomaco e la fa finire nel cesso.
Si lava i denti 3 volte, si veste e va a prendere il bus.
Siccome il tempo non fa schifo sul bus non c'è troppa gente e riesce ad entrare senza troppa fatica.
Sta lì con le cuffiette.
E in fondo sotto sotto sotto sto bene sotto sotto sotto sto bene e in fondo sotto sotto sotto stai bene sotto sotto sotto stai bene pure te.

Quando entra in classe il prof fa verifica a sorpresa di storia dell'arte.
Ovviamente Enrico sa tutto.
Dopo un po' si rende conto di una cosa, lui sta sorridendo, sta sorridendo e non sa perché visto che sta una merda.
Sta lì con quel sorriso e non riesce a toglierselo dalla faccia.
«Tutto bene?»
È la sua compagna di banco, ancora non sa come si chiama.
«Certo.»
Mente, ma il suo sorriso fa pensare che stia effettivamente bene e lei gli crede.
E intanto lui sta pensando che è la volta buona che si ammazza sul serio.
Torna a casa e non ci prova neanche a pranzare.
Ha ancora quello stupido sorriso, ma dentro continua a stare una merda.
Si leva la felpa e resta con le maniche corte anche se c'è un freddo cane.
Guarda i tagli sui polsi e se ne fa di nuovi.
Inizia a piangere e a respirare male.
La testa gira e pesa e non capisce più niente, gli trema il labbro in una maniera assai fastidiosa. Non regge più.
Con le mani che tremano e gli occhi bagnati prende il telefono, apre WhatsApp, fa fatica a leggere i nomi delle chat, ma riesce ad individuare il drago da sfigati. Con fatica scrive 4 parole.
Quasi allo stesso momento a Francesco arriva un messaggio di 4 parole “Ho bisogno di te.”
Si infila la giacca e corre.
Corre oltre le sue possibilità.
Enrico è in soggiorno con la lama in mano quando iniziano a bussare con insistenza alla porta.
La apre e subito volta le spalle al ragazzo perché non riesce a sostenerne lo sguardo.
Lui chiude la porta con il piede, poi abbraccia Enrico da dietro.
Cerca le sue mani e intrecciano le dita.
La lama cade a terra e Francesco la calcia sotto al divano.
Appoggia la testa sulla spalla di Enrico e gli da un bacio sul collo per sentire un'altra volta il suo sapore.
Enrico si gira e Francesco lo bacia.
Lo bacia ed è come la prima volta, si cercano, si assaporano, si incontrano, si... si amano.
Francesco lo prende per i fianchi, gli infila le mani sotto alla maglietta, fino alla vita, per stringerlo meglio a se e perché ha un disperato bisogno di sentire la sua pelle.
Francesco ha le mani calde, mentre la pelle di Enrico è ghiacciata.
Quando i due si staccano si guardano negli occhi per qualche secondo poi si abbracciano e si stringono forte.
Restano così per un po', in silenzio, perché non hanno bisogno di niente se non di loro stessi.
«Mi sei mancato.»
«Anche tu.»
Francesco è sull'orlo delle lacrime.
«Perdonami per tutto quello che ti ho fatto. Sono una persona di merda e so che non mi merito niente, ma per favore perdonami. Per favore.»
In tutta risposta Enrico gli prende il viso e gli da un bacio.
«Ti odio. Ti odio davvero. Ma non posso fare a meno di te. Non ci riesco.»
«Anche io mi odio...»
Enrico lo bacia di nuovo.
«Ti amo.»
«Ti amo anche io.»
I 2 restano abbracciati per un altro po', poi salgono in camera di Enrico e si stendono a letto.
Carota da le spalle a Checco, che lo abbraccia come per essere sicuro che sia effettivamente lì e che non sia un sogno.
Gli infila una mano sotto la maglietta e la poggia sul suo petto, all'altezza del cuore.
«Enrico?»
«Sì?»
«Io e te adesso... Cosa siamo?»
«Noi.»
Gli stampa un bacio dietro l'orecchio e gli sussurra un "ti amo".
I 2 si addormentano.
Fanno sogni belli in cui sono insieme e sono felici.
Fanno sogni belli in cui sono scemi e contenti.

Amarsi Male                  ~Lo Stato Sociale [completa] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora