18. Ti prendo le mani, mi arrivano calci e mi va bene così

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Enrico torna a casa a notte fonda e trova i suoi genitori svegli.
«Dov'eri?»
«Che ti frega?»
Suo padre si alza con tutta la calma del mondo, si mette davanti a lui e gli tira una sberla.
«Non permetterti mai più di usare quel tono con me!»
«Sì papà.»
«Dov'eri?»
«Da Francesca. Credete ancora che non esista, vero?»
«Chi mai ti vorrebbe?»
Sbottona un po' la camicia e mostra un segno rosso che ha sulla clavicola.
«Oh, okay. Ora va a dormire che domani hai scuola.»
«Ok.»
Si spoglia e va in terrazza a fumare.
Spegne la cicca sul polso, molto vicino all'altra bruciatura.
Si stende sul letto e manda un messaggio a Checco🐉 "Buonanotte amore🧡".
Fissa per un po' il messaggio che non viene neanche consegnato, perché Francesco è già nel mondo dei sogni.
La mattina dopo Carota si sveglia tranquillo, tutta la mattina è tranquilla.
A pranzo Checco porta un paio di confezioni di sushi.
«Ciao bellissimo!»
«Checco! Adesso ti devo qualche milione di euro in cibo!»
«Un giorno andremo a cena fuori e offrirai tu.»
«Che ne dici di sabato?»
Carota si avvicina a Checco e gli allaccia le braccia dietro al collo mentre lui gli mette le mani sui fianchi.
«Sabato?»
«Perché no? Io e te, da soli, in un bel posto romantico.»
«Sembra una bella proposta.»
«Puoi rifiutare se vuoi.»
«Non voglio.»
I 2 si staccano e pranzano insieme.
Francesco è bravo a mangiare con le bacchette, Enrico invece distrugge qualche piccolo e indifeso pezzo di sushi.
«Haha sei molto tenero quando non riesci a fare le cose.»
«Stronzo.»
«Haha, sei così carino.»
«Ti odio.»
«Non è vero.»
«No, non è vero. Ti amo.»
Francesco fa un sorriso che vale molto più di quelle 2 parole.
Finiscono di mangiare.
«Checco?»
«Sì?»
«I tuoi lo sanno? Di te... Di noi...»
«Sì, lo sanno che sono gay.»
«Come l'hanno presa?»
«Bene. A loro basta che io sia felice. I tuoi lo sanno?»
«Sanno che ti chiami Francesca.»
«Ma, hahahaha.»
Checco accarezza il viso di Carota, gli solleva il mento con 2 dita, gli sfiora le labbra.
La porta si apre.
Il padre di Enrico prende Francesco, lo stacca dal figlio e lo butta fuori di casa.
«FRANCESCA?»
«Francesco...»
La madre si siede sul divano con le mani tra i capelli.
«Non solo mio figlio è un peso totalmente inutile. È pure uno stupido frocio. Un abominio.»
Si sente uno schifo.
Si sente profondamente sbagliato.
Suo padre si rivolge direttamente a lui.
«Sei contento adesso? Eh? Mostro!»
«Io...»
Lui è un mostro.
«Hai fatto piangere tua madre!»
«NON HO FATTO NIENTE DI MALE!»
«NIENTE DI MALE?»
Gli tira un pugno, e non si ferma lì.
Lo pesta a sangue.
Il ragazzo resta a terra a prendere calci.
A fermare l'uomo ci pensa la madre.
«Non lo ammazzare. Non ne vale la pena.»
È di nuovo il padre a rivolgersi a lui.
«Alza il culo e arrangiati ad andare al pronto soccorso.»
«Non ci riesco.»
Gli arriva un altro calcio sullo stomaco.
«Alzati.»
Il ragazzo si alza a fatica, coperto di sangue.
Non sa nemmeno lui come arriva in pronto soccorso, fatto sta che ci arriva.
Una volta lì le energie lo abbandonano e perde i sensi.
Si risveglia in una squallida stanza d'ospedale.
Sulla sedia accanto a lui ci sono le poche cose che aveva nelle tasche: il telefono, il powerbank, il portafogli e le chiavi.
Mancano le sigarette, ora ne fumerebbe una molto volentieri.
Prova a prendere il telefono, ma non riesce ad allungare il braccio.
Dopo un po' entra un'infermiera che si mette a trafficare con le sacche che sono collegate al suo braccio.
«Quanto ho dormito?»
«Oddio! Sei sveglio!»
«Quanto?»
«Un paio di giorni.»
«Ah. Non è venuto nessuno?»
«No, mi dispiace.»
In effetti i suoi amici non sanno niente di quello che è successo e i suoi genitori...
«Ok. Mi passeresti il telefono?»
«Certo. Vado a chiamare il dottore.»
Enrico controlla i messaggi.
Ha 8 chiamate perse da Checco🐉, 5 da Alberto C e 2 da Lodo. I messaggi sono tantissimi.
In quel momento Francesco lo chiama.
«Ciao amore, è un po' che non ti fai sentire stai bene?»
«Tranquillo. Ho preso solo una brutta influenza.»
«Se vuoi ti vengo a trovare visto che sabato non siamo più usciti.»
«È vero. Mi dispiace per sabato. Comunque non importa. Non vorrei contagiarti.»
«Sicuro sicuro?»
«Sì.»
«Rimettiti presto. Ti amo.»
«Ciao.»
Riattacca.
Non sa perché, ma non lo vuole vedere e sentire la sua voce lo ha infastidito parecchio.
Subito dopo chiama Alberto.
«Carota! Ma che fine hai fatto?»
«Sono in ospedale.»
«Che è successo?»
«Checco... Mio padre... Senti vieni che è meglio. Ti mando il numero della camera. Ti aspetto.»
«Ora arrivo amico.»
«Grazie Berto.»

Amarsi Male                  ~Lo Stato Sociale [completa] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora