Berto arriva nel momento in cui il dottore esce dalla stanza.
«Hey Carrot, come stai?»
«Una meraviglia.»
«Quanto devi stare in questo posto di merda?»
«Non sono messo troppo male, dovrei uscire tra 4 giorni, al massimo 5.»
«Mi dispiace cazzo! Almeno non è troppo tempo.»
«Mi da fastidio perdere quasi una settimana chiuso qui dentro.»
«Immagino. Checco l'hai chiamato?»
«Sì.»
«Non è venuto a trovarti?»
«Non gli ho detto che sono in ospedale.»
«Perché?»
«Non lo voglio vedere.»
«Che è successo?»
Enrico gli racconta di giovedì pomeriggio nei minimi dettagli e gli parla anche della telefonata a Checco.
«Vez, i tuoi sono bastardi.»
«Lo so.»
«Tu credi che tua madre abbia ragione su di te, vero?»
«Sì...»
«Beh, non ha ragione. Non c'è niente di sbagliato in te.»
«Sì invece. Non sono normale.»
«Non dire stronzate, amico.»
«Non lo sto facendo.»
«Uff... E che dirai a Checco?»
«Non lo so... È anche colpa sua se sono sbagliato.»
«Non è colpa di nessuno perché non sei sbagliato.»
«Sì invece.»
«Sei solo intontito dagli antidolorifici.»
Controlla il telefono e vede un messaggio di sua madre.
«Vez, non ho detto a mia madre che uscivo. Devo assolutamente tornare a casa. Mi dispiace.»
«Tranquillo... Solo... Non dire niente a Francesco.»
«D'accordo amico.»
Enrico rimane solo con sé stesso.
Nei giorni seguenti Berto e Lodo vanno sempre a trovarlo stando attenti a non toccare l'argomento "Checco".
Almeno fino al giorno della dimissione, in cui c'è solo Berto.
«Ho parlato con Checco.»
«Ah.»
«Gli manchi molto e gli dispiace che tu non lo voglia vedere.»
«Ok.»
«Lui non ti manca?»
Fa un respiro profondo prima di rispondere.
«No.»
«Stai mentendo.»
«Se me lo ripeto tante volte, forse, diventa vero.»
«Non lasciare che diventi vero.»
Entra un'infermiera con un foglietto firmato dal dottore, sopra c'è il nome di un forte antidolorifico.
Enrico sa già che non lo prenderà, vuole godersi ogni secondo del suo dolore.
Torna a casa e come prima cosa si fuma una sigaretta.
Gli arriva una chiamata da un numero sconosciuto.
«Ciao Enrico, sono Anna.»
«Ah, ciao.»
«Ci ho messo un po', ma alla fine sono riuscita ad avere il tuo numero haha.»
«Ok. Perché mi hai chiamato?»
«Volevo chiederti se ti andava di prendere un caffè con me.»
Gli andava?
No.
«Ok.»
Si veste un po' alla cazzo e ha la faccia ancora un po' viola.
Si guarda allo specchio. Ha preso qualche chilo e si vede quasi bello.
Arriva puntuale come sempre.
«Ciao! Hai fatto a botte?»
«Sì.»
«Hai vinto?»
«Sì.»
«Bene dai. A parte quello come stai?»
«Bene dai. Tu?»
«Bene. Con la ragazza come va?»
«L'ho mollata.»
Sei uno stupido stronzo bugiardo.
«Oh, mi dispiace.»
«Non è vero.»
«No...»
«Tranquilla, sto bene anche da solo.»
«Meglio per te, no?»
Gli arriva il caffè, Anna ha preso un cappuccino.
Rischiano di soffocare.
«Dio! Sto coso fa schifo!»
«Già.»
«Ti va di berne uno fatto bene a casa mia?»
Ma anche no.
«Ok.»
La casa di Anna è immensa.
Il giardino è gigantesco e c'è una porche parcheggiata nel vialetto.
Bastardi pieni di soldi.
Appena entrano la ragazza lo prende per mano e lo porta su per le scale.
«Ti va ancora il caffè?»
Capisce dove vuole andare a parare.
«No.»
Anna fa un sorriso malizioso.
Si slaccia il reggiseno che, essendo senza spalline, cade a terra senza che lei debba togliersi la maglietta.
«E allora di cosa hai voglia?»
La prende per i fianchi e la spinge dentro alla camera.
Fa qualcosa che dovrebbe essere giusto, ma che lo fa sentire tremendamente male.
«Cazzo Enrico! È stato fantastico! Credo che dovremmo rifarlo.»
«Io credo di no.»
Si alza, si riveste ed esce senza dire nulla.
Cammina lentamente verso casa sua con la cicca in bocca.
Sente dolore ogni volta che muore la gamba destra e gli piace, gli piace molto.
Cammina e pensa a quello che ha appena fatto con Anna. Era tanto che non faceva sesso con una ragazza. Non gli è piaciuto affatto.
Gli manca Checco, gli manca terribilmente, ma non lo vuole ammettere.
Finita la prima sigaretta accende subito la seconda.
Va a sbattere contro qualcuno, abbassa la testa e va avanti, ma quel qualcuno lo prende per il polso.
«Hey piccolo...»
«Lasciami!»
«Che hai fatto alla faccia?»
«Lo sai benissimo.»
«Oddio, mi... mi dispiace.»
«Ora lasciami!»
«Tutto bene? Sembri strano.»
«Non voglio più vederti.»
Si libera con uno strattone e se ne va lasciando il suo, ormai ex, ragazzo pietrificato.
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Amarsi Male ~Lo Stato Sociale [completa]
FanfictionE tu amami come ameresti te se fossi me e viceversa, quindi male senza capire niente