Fallimento

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Mi chiudo la porta alle spalle, le stesse su cui subito si appiccicano i fantasmi usciti da porte chiuse da sempre. Con il cappuccio sulla testa per proteggere il collo dalle loro sciabole striscio con la schiena contro i muri randagi, con gli occhi nervosi punto su tutto, scivolo giù per le scale sino alla strada.

Mi libero di tutto il mio orrore e posso togliermi il cappuccio, riprendere il respiro, giocare con l'aria gelida guardando la luna e annusando la notte.

Sento due battiti di cuore nel petto, uno è il suo...

Posso percepire il mio corpo sotto il peso dei ricordi mentre la pelle si contrae e cado nel sogno.

Riapro il portone e provo a scappare ma più veloce corro più numerosi e feroci si fanno i tentacoli che cercano di catturarmi. Entro in casa volando e violenta li chiudo tutti fuori: fantasmi e ricordi. Chiudo a chiave mentre la mente si scioglie e comincio a dormire: finalmente posso vivere e gli incubi se ne vanno.

A passo svelto salivo i gradini fino alla porta: lui non c'era più ma la paura sì e impediva i movimenti più tranquilli. Quando finalmente stava scemando la sospensione e stavo per raggiungere di nuovo il mio fortino, mi apparve davanti con sguardo disperato e teso ma non impazzito, aperto fino alle viscere. Mi chiese, pronto ad una risposta, perché gli avessero impedito di farlo. Ancora, chiese, "Perché?"

Lo guardai negli occhi, fino alle viscere, e in tutta sincerità risposi che non lo sapevo. Ancora, gli dissi, "Non lo so."

Mi abbracciò, mi sorrise e se ne andò a vivere, che era l'unica cosa che gli rimaneva da fare. E prese con sé anche la mia paura, dentro le viscere. 

 

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