🎆 5. Come specchi per allodole

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Santo Stefano: altro pranzo, altri chili guadagnati.

"Ciao, Nicole, tanti auguri!" Serena si abbassò per abbracciare Nicole e indugiò qualche secondo per stringerla più forte. Solo loro due sapevano il perché di quell'attimo; anche se avrebbero fatto finta di nulla, non avevano dimenticato l'incontro di qualche giorno prima.

Sere si era ripresa egregiamente; era venuta per l'occasione vestita di tutto punto, naturalmente per non deludere le alte aspettative dei Lucich, e aveva addirittura portato a Nicole un regalo firmato da lei e Sandro. Un'enorme sciarpa caldissima che sicuramente avrebbe usato nelle fredde mattine di manutenzione del campo di rugby.

Mentre Serena baciava educatamente Antonio e Francesca, Sandro si avvicinò alla sorella e le tese una mano: "Buon Natale, Niky."

"Anche a te."

I fratelli Lucich non avevano mai avuto chissà quale affiatamento: Sandro non era il classico fratellone protettivo, né il modello di uomo che Nicole avrebbe voluto trovare nei suoi futuri legami affettivi. Al contrario, Sandro era sciatto e menefreghista. Faceva sempre ciò che voleva all'insegna dell'egoismo e presenziava a queste grandi riunioni di famiglia solo perché mamma e papà lo pretendevano.

Ma in realtà era una delle poche cose che pretendevano da lui: in ventotto anni avevano capito che non c'era molto da fare. Quel figlio era un figlio 'uscito male', per citare Antonio. Sandro non era mai stato succube dell'autorità dei Lucich, e questo Nicole un po' glielo invidiava, ma allo stesso tempo non ammirava la vita che si era scelto: sempre lasciato al caso, sempre alle dipendenze di qualcuno di più buono, tipo Serena, sempre a fare la sanguisuga che detta legge. Serena non parlava mai, non si incazzava mai, rimaneva chiusa in quella stupida gabbia di devozione che Sandro aveva inconsapevolmente forgiato per lei.

Ah, quanto avrebbe voluto dirle che era una sciocca! Ma non poteva e comunque lei non l'avrebbe ascoltata.

Serena si era resa conto di essere una debole, di avere validi ideali ma zero palle, di criticare agli altri i suoi stessi errori. Sì, lo sapeva benissimo, solo che per il momento avrebbe lasciato tutto così. Perché aveva il terrore di rimanere sola e di rimpiangere le sue azioni e di far star male qualcuno e di deludere aspettative altrui e che nessuno l'avrebbe mai più voluta. 

L'unica volta che aveva preso il coraggio a due mani, di fronte all'evidenza di un tradimento in piena regola, se n'era pentita. Sandro le aveva suonato quattro paroline dolci e lei era ritornata sui suoi passi. Serena non aveva molta fiducia in se stessa, purtroppo, e anche pochissimo orgoglio.

I Lucich avevano fatto preparare il pranzo alla loro domestica storica, Ramona. Non è che fossero i ricconi della città, però se la cavavano bene. Vivevano in una villetta grande, con un giardino curato e una piscina sul retro, avevano lavori remunerativi e anche una certa influenza nel campo sociale. Nicole non era una ragazza viziata, nonostante le premesse. La mamma e il papà non le avevano mai reso la vita facile e Sandro, che se n'era andato di casa appena aveva potuto, non era mai stato tanto interessato ai soldi quanto alle donne.

Insomma, gli unici a tirarsela davvero erano Antonio Lucich e sua moglie, ma a volte essere abbienti aveva pure i suoi vantaggi: Nicole avrebbe organizzato la più bella festa di Capodanno della storia. Si sarebbe riscattata da quell'estate e almeno per una volta si sarebbe divertita.

Ovviamente i suoi genitori non avrebbero saputo nulla di nulla.

"Sai che mamma e papà partono per la montagna, il 30?" buttò lì, mentre lei, Sandro e Serena erano usciti sul terrazzo per giocare con il gatto che, a detta di Francesca, non poteva assolutamente entrare in casa dopo che Ramona aveva fatto le pulizie.

Invischiati per le festeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora