1. Tryin' to be Strong

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Le lacrime calde fuoriuscivano copiose da quegli smeraldi, adesso troppo scuri per la tristezza, e solcavano le guance diafane del ragazzo seduto in ginocchio.
Non era un giorno come un altro.
Harry Styles stava cercando di reprimere un pianto straziante - senza riuscirci - proprio nel bel mezzo del funerale del suo migliore amico.

Niall Horan era il suo nome.

Harry aveva fallito in tutto.

Fallito come figlio.
Fallito come studente.
E fallito come amico.

La vita è uguale al caso.
Un giorno succede una cosa bella, il giorno seguente invece succede il cataclisma.

Ed era proprio quello che era successo ai due giovani.

Due Anni Dopo...

«Harry sei pronto? Farai tardi a scuola!» urlò dal piano inferiore Anne, la madre del ricciolino.
Quest'ultimo era già sveglio e pronto da troppe ore; non aveva chiuso occhio.

Era troppo agitato e il tremore alle mani non era diminuito mentre si assicurava di avere tutto il necessario per il suo primo giorno in quella nuova scuola, a Doncaster. La sua famiglia si era decisa a trasferirsi da Holmes Chapel, soprattutto per via di Harry, che non riusciva più a sopportare gli sguardi giudiziosi e cattivi. Ma soprattutto perché lui stava covando un malessere interno, convinto che sua madre non lo stesse avvertendo, il suo dolore.

«Si mamma, adesso scendo!» gli rispose con voce greve, in modo tale da farsi sentire.
Harry si guardò un attimo allo specchio e si aggiudicò anche oggi l'aggettivo "orribile", recuperò le chiavi di casa, lo zaino, il cellulare e le cuffie e scese in cucina, ove Anne lo stava attendendo.

«Quanto sei bello pasticcino!» conferì sua madre guardandolo attentamente, facendogli roteare gli occhi al cielo.

«Si certo, posso andare adesso?» chiese sbrigativo il più piccolo, tendendo la mano verso il sacchetto di carta contenente il suo cibo, con il tremito che non accennava ad andarsene.

Lo stava facendo innervosire.

«Ma come, non vuoi fare colazione?» domandò con le sopracciglia aggrottate, mentre porgeva il sacchetto e si preparava a lavare le cianfrusaglie utilizzate.

«Potrei vomitare anche l'aria a momenti, preferisco di no. Ci vediamo dopo mamma» gli fece un cenno con la testa e la madre si aprì in un sorriso «Buona giornata Haz, fatti valere.» gli augurò mestamente, tra un sospiro e l'altro.

Il riccio annuì languidamente ed uscì finalmente di casa, respirò a pieni polmoni e si sentì leggermente meglio. Infilò le cuffie nelle sue orecchie e subito la dolce melodia di Ribs risuonò, accompagnandolo verso il suo nuovo inizio.

Non ci volle molto ad arrivare a scuola. Le vie di Doncaster anche se erano confondibili tra di loro erano poche, fortunatamente Harry aveva avuto il tempo di imparare quelle principali: quella per arrivare a scuola e quella per ritornare.

Il ragazzino dagli occhi verdi ipnotizzanti, tra una canzone e l'altra, era finalmente giunto a scuola.

I cancelli della Doncaster High School erano aperti ed il cortile era gremito di ragazzini di tutte le età. Sentendosi in imbarazzo, sotto gli sguardi curiosi dei suoi coetanei e non, decise di puntare i suoi smeraldi verso il pavimento e continuare dritto sulla sua strada.

Proprio dagli sguardi indiscreti lui stava cercando di fuggire.

Perchè era proprio vero che gli occhi sono il mezzo più potente per comunicare con gli altri, per trasmettere a chi ci sta vicino sensazioni ed emozioni. Spesso è sufficiente uno sguardo per capire cosa sta pensando una persona, per cogliere i moti interiori della sua anima e in certe occasioni uno sguardo fa più rumore di un grido. È lo specchio di tutti i nostri perché.
La gente però usava quel potere in modo sbagliato. Le occhiatine, le parole non dette, i giudizi non pronunciati; Da un potere così bello, puro, genuino ci si riversava nella negatività.

Human Disasters ⇝ Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora