13. Game Over

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L'unica cosa che non possiamo ottenere è il tempo.

Le ore, minuti, secondi scorrono veloci ed in un battito di ciglia sono trascorsi mesi, anni.

L'adolescenza è il periodo migliore e peggiore che possa esistere.
Un giorno sei felice, l'altro ti deprimi per una mosca morta, il giorno prima sei self confident, l'altro ancora la tua autostima è talmente tanto a terra che può fare a gara con il nucleo terrestre.

Gli adolescenti in quell'arco di tempo si sentono più bipolari di Hemingway, e la cosa non va affatto bene.

E non bastavano quei sorrisi ingannevoli, quelli che facevano sembrare tutto apposto, anche quando dentro si era al limite.

Harry non ne aveva sfoderati pochi.
Era all'ordine del giorno per lui.

E adesso le sue mura erano abbattute, da solo nella sua camera si era ritrovato a sfogarsi.

E lui non stava piangendo, cercando di attutire i singhiozzi strozzati impregnati di ansia, nervosismo e chi più ne abbia più ne metta.

«Sono... un coglione-» una lacrima che scendeva. I ricordi come manifesti davanti i suoi occhi. «Se solo fossi stat- stato meno idi-idiota»

La voglia di sapere se il suo migliore amico avesse un cattivo giudizio su di lui. Cosa faceva lì sopra, o dovunque egli fosse. Vegliava su di lui? Lo malediva? Gli portava iella?

Lo odiava?

Non voleva saperlo davvero. Perché se Harry avesse scoperto che il biondo provava solo rancore nei suoi confronti, lui non ce l'avrebbe mai fatta a riprendersi definitivamente.

Perché da un lato lui la speranza, quella fiduciosa attesa di un bene che quanto più desiderato tanto più colora l'aspettativa di timore o paura per la sua mancata realizzazione, la vedeva.

Vedeva, a malincuore doveva ammetterlo, Louis come un appiglio.

La sua aurea, anche se la maggior parte di volte stronza, lo faceva sentire bene.

E anche Zayn e Liam facevano la loro parte. Con i loro modi gentili e parecchie volte stupidi, cominciavano ad infiltrarsi nel suo cuoricino spezzato.

Ma con rammarico Harry sapeva che il suo migliore amico era uno e lo sarebbe stato per sempre. Era insostituibile.

Ma lui doveva andare avanti.

Aveva deciso.

Non voleva più respirare tristezza.

Voleva alzarsi la mattina e pensare positivo.

Aveva preso una decisione e l'avrebbe portata al termine. Ci sarebbe stata qualche ricaduta? Ce l'avrebbe fatta.

***

Harry un quella frazione di tempo si era lavato e preparato e si trovava ad aspettare Zayn.

Aveva sentito il corvino molto stanco.
La pesantezza nella sua voce era evidente e per quanto cercasse di non dare a vedere il suo dolore, ahimè quello era più che apodittico.

Il suono del campanello fece balzare Harry sul posto e si apprestò a correre verso la porta d'ingresso.

«Wow Zayn, sei uno straccio» disse diretto, senza problemi, ricevendo in risposta solo un grugnito dai vari e nascosti significati.

«Facciamo questa merda di disegno e poi me ne torno a casa» mormorò buttandosi sul divano.

«Certamente, ma abbiamo tempo, sono solo le 18:00. Vuoi qualcosa da bere?» prese tempo, il riccio, cercando comunque di provare ad instaurare un rapporto.

Human Disasters ⇝ Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora