9. Do You Want To Be My Safe Place?

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«Dove è andato a finire il riccio?» sospirò Louis, assicurandosi comunque della sicurezza del piccolo Harry.

«È andato a prendersi qualcosa al bancone, non preoccuparti Lou, è grande e vaccinato, sa quello che fa.» lo rincuorò Liam, facendo gli occhi dolci a Zayn.

Che è grande e vaccinato ho i miei dubbi. Si disse mentalmente.

Doveva ammetterlo: era preoccupato per il piccolo ragazzino riccioluto.

Insomma, quel pub non era molto grande ma le abilità di Harry di sparire erano abbastanza affinate. Non lo trovava da nessuna parte!

«Harry?» chiamò a voce alta, cercando di sovrastare il rumore della musica, ma questo sembrava crescere sempre di più insieme all'arrabbiatura del liscio.

La rabbia, che bella sensazione quella.

Vi erano molte definizioni di rabbia, stizza.

La prima era la violenta irritazione provocata da gravi contrarietà, che dava luogo a reazioni incontrollate. In poche parole quelli che stava succedendo a Louis per via della momentanea scomparsa di Haz.

La seconda era semplicemente quella che si provava dopo un dispetto o uno scherzo che non si trova divertente.

Vi era anche la terza, quella che alla gente non interessava, ovvero la rabbia delle tempeste, dei fenomeni naturali scatenati da una misteriosa forza astrale.

E la preferita di Louis, la quarta. La rabbia, o l'odio, scegliete voi, che si provava nei confronti di una persona.
Lui provava rancore, ogni giorno, per suo padre.

Lo poteva toccare con una mano, il fiele. Anzi, gli scorreva nelle vene al posto del sangue. Avrebbe voluto rincontrare suo padre solo per rompergli la mandibola e per sputargli addosso tutto il male, i complessi, i comportamenti sbagliati che aveva assunto a lungo andare.

Louis non colpevolizzava nessuno, ma quella era la realtà dei fatti, credeteci o meno.

Scacciando via quei pensieri intrisi di mestizia continuò la sua ricerca.

Ed è li che lo trovò. Accovacciato a terra, le mani a stringere i boccoli e le gambe strette al petto, come se fosse stato uno scudo capace di lasciare all'esterno tutte le ostilità.

Il suo cuore fece un balzo.
«Harry che cazzo ci fai la sotto?» il liscio si abbassò alla sua altezza e gli scosse il braccio «Cazzo ricciolino rispondimi» si arrabbiò ancor di più, la sua vena cominciò a pulsare. Sarebbe esplosa a momenti, ne era piuttosto certo.

«L-luci. Musica. Niall» scandì lentamente, gli occhi erano velati da uno strado di lacrime che però non accennavano a fuoriuscire.
Era molto tempo che non si ubriacava. Quando lo faceva finiva sempre per piangere o per combinare guai, o entrambi.

«Cosa? Niall? Lo vuoi chiamare?» provò Louis, cercando di alzarlo da pavimento, sostentando che non fosse proprio il caso di stare al contatto con un posto fitto di germi.

In quel momento Harry, se fosse stato più sobrio e ci avesse capito qualcosa, lo avrebbe di sicuro preso a mazzate «N-non può rispondere» strascicò per colpa dell'alcol ormai presente anche nelle vene, al posto del sangue.

Si era sempre Harry a dire che l'alcol non era la soluzione giusta ma, come tutti gli esseri umani, si sbagliava, si facevano scelte incoerenti.

Non stava a noi deciderlo, comunque.

Sentiva la testa vorticare. Andare in una direzione fatta di pensieri bui e amari. Era la realtà e quest'ultima aveva un sapore bruciante, funesto, sgradevole, affibbiategli l'aggettivo che volete.

Human Disasters ⇝ Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora