Oh sì, io t'amo! Io t'amo come si ama il proprio padre,
il proprio fratello, il proprio marito!
Io t'amo come si ama la vita, perchè tu sei per me il più bello,
il migliore, il più grande degli esseri creati!
(Alexandre Dumas - Il Conte di Montecristo)
~ Ovunque ~
"Perché noi qui, infiniti noi,
siamo il tempo innocente
che nasce dal silenzio
del mondo intorno a noi."
È notte fonda, a Godric's Hollow.
La vecchia dimora di mia zia Bathilda è immersa da tempo in una buia quiete sospesa; persino i cigolii sinistri che pare rendano eternamente vive le sue spesse e decrepite mura si sono dimenticati per una sera di adempiere al loro scopo primario, e ogni cosa all'interno del piccolo salotto è incastonata in un silenzio perfetto e quasi irreale.
L'atmosfera è resa tiepida e confortevole dallo scoppiettio allegro del fuoco, che tinge di vibranti pennellate cremisi il vano profondo e angusto del camino.
Sediamo poco distanti, Albus adagiato sopra una logora poltrona di pelle, io accoccolato ai suoi piedi, la testa mollemente appoggiata alla sua gamba destra. I nostri visi sono appena rischiarati dalla luce tenue di una candela. Profumo di tè e rose bianche aleggia nell'aria.
Mi accarezza con delicatezza il capo, affondando languido le dita nei miei capelli, facendone fluire ciocche intere tra le falangi affusolate. Quando arriva a sfiorare la base della nuca, avverto un brivido caldo scorrermi rapido lungo la spina dorsale. Trattengo a stento un sospiro, e mi scosto un poco, assecondando pienamente il movimento sicuro e leggero della sua mano.
«Hai freddo? Devo aggiungere altra legna?» chiede d'un tratto, con una punta di malizia nella voce che nemmeno si premura di nascondere.
Decido di stare al gioco, cercando il suo sguardo e replicando alla sua imbeccata con altrettanto sarcasmo.
«Stai scherzando? Hai una vaga idea di quanto siano rigidi gli inverni in Germania? Questo per me è un clima primaverile, oserei dire quasi estivo, per cui stai tranquillo e smettila di fare la chioccia, grazie.»
Scoppia a ridere, sollevando il mento e scoprendo la gola candida, velata da un accenno di barba; ride, ride in quel suo modo aperto e sincero che non manca mai di incantare chiunque, me compreso. Ride, ride, ride e il mio cuore impazzito perde un battito, e poi un altro, e un altro ancora. Ho mai conosciuto davvero la bellezza, prima di questo momento?
«Ti manca casa tua?» domanda, ora serio, attirandomi a sé, gli occhi accesi da lampi di autentico interesse e da una scintilla di vivida, struggente, infinita dolcezza.
«Un po'» in realtà, per nulla. «Ma sai come si dice in queste circostanze, no? Casa tua non è mai veramente lontana se la porti sempre con te, nella mente e nel cuore.» E, per enfatizzare al meglio il concetto, mi indico dapprima la fronte - casa mia è qui - e poi il centro del petto - e qui.
Allarga le braccia, e io accetto l'invito e mi abbandono a lui, in lui, senza alcuna esitazione o remora; soltanto un respiro separa le nostre labbra, e le sue iridi cristalline, fisse nelle mie, sono così luminose che mi sembra di contemplare nella penombra lo sfolgorio remoto e inconoscibile di un cielo trapunto di stelle.
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He's more myself than I am (YOUNG!GRINDELDORE)
FanfictionWe were closer than brothers #3 {Young!AlbusxGellert} Variazioni sul tema: cosa succede quando sono soli e (quasi sempre) chiusi in una stanza. Da letto, ma non necessariamente. Personale "zona franca", dove l'angst è bandito... per quanto possibile...